Home News Addio Lemmy: l’unico vero rocker “trasversale”

Addio Lemmy: l’unico vero rocker “trasversale”

SHARE

Gods of Metal Giugno 1999, Filaforum di Assago “arena estiva” (modo elegante per dire parcheggio del palasport!).

Tardo pomeriggio, l’asfalto rovente era in procinto di darci un po’ di tregua quando sale sul palco Lemmy. Dicevo 1999, 16 anni fa, io avrei fatto 18 anni dopo un paio di mesi mentre lui era già una leggenda. Le aspettative in me erano enormi, da due giorni ormai vedevo 50enni con barbe bianche, pancette in bellavista e giubottipellati con tutte le toppe del mondo; più passavano le ore più vedevo quei soggetti stare lì, bivaccare, sbattersene altamente delle nuove leve che si alternavano sul palco, loro erano li solo per lui. Ore 19.30 sale sul palco sigaretta in bocca, aspira, la getta al suolo e annuncia “We’reMotorhead, we play rock’n’roll!”.

Poi che ve lo dico a fare, terremoto! Un ora di (no)classe, conclusa come sempre a modo suo: volumi del muro di Marshall a palla e basso appoggiato vicino così da far fischiare tutto l’impianto. Ero felice, le orecchie mi fischiavano anche il giorno dopo ma il sorriso continuava ad essere stampato sul mio volto. Avevo finalmente capito tante cose. Avevo finalmente capito perché chi aveva vissuto gli anni ’80 mi diceva che Lemmy era Dio. E finalmente avevo capito anche perché era così rispettato dai suoi colleghi musicisti, soprattutto chi da lui ha tratto linfa vitale. Tale James Hetfield che nel 1999 si apprestava a chiudere un decennio da record con i suoi Metallica aveva aspettato 24 ore a Milano (i Metallica erano stati headliner la sera prima) solo per salire sul palco con lui ed eseguire una devastante Overkill! Gesti che valgono più di 1000 parole. Ma per Lemmy questo ed altro.

Un paio di anni dopo, Gods Of Metal 2001, altra prova di superiorità. Nella sauna del Mazda Palace (Palavobis o come cavolo si chiama ora!) memorabile fu l’esibizione dei Motorhead, furono capaci di ridicolizzare tutti, un coinvolgimento totale. Ho visto con i miei occhi gente pogare anche nei cessi. Come non ricordare quel “HeySavatageshut the fuck up!” rivolto al palco di fronte, quando nelle pause dei Motorhead i roadies dei Savatage cercavano di fare il soundcheck.

Ovviamente nessun rancore, Lemmy era così, schietto, spesso rude ma talmente onesto che lo ammiravano tutti. Si, proprio tutti. Ho fatto questo salto nel passato perché stamattina leggendo i social ho ripensato a quei momenti, a quei brividi, a quell’attesa. E non ho fatto altro che trovare conferme a ciò che ho sempre pensato: Lemmy è stato l’unico vero rocker “trasversale”. Non ho mai sentito in vita mia parlarne in maniera negativa, mai! Una persona rispettata e stimata perché ha sempre avuto una caratteristica principale, l’umiltà. Un rocker inossidabile che ha collaborato con artisti punk, hip-hop, che ha influenzato generazioni di giovani musicisti. Uno che non si è mai arreso agli eccessi, agli acciacchi, all’età.

Ecco perché sorrido stamattina. E’ vero, è un giorno triste, ci tocca dirgli addio per sempre ma nell’era dei social fa strano non leggere: “Eh mo ci avete rotto con questo Lemmy”.
No, forse nessuno si permetterà mai. Qui si rispetta e si sta in silenzio.
E’ bello vedere una valanga umana condividere Orgasmatron, Damage Case, Ace of spades. E’ meraviglioso vedere grossi artisti postare con orgoglio le foto con lui. Mi compiaccio quando vedo quel nome anche sulle t-shirt delle top model. E’ stupendo vedere come una ragazzino di 15 anni ed un uomo di 60 postino la stessa canzone.
Questo vuol dire fare la storia, questo vuol dire lasciare il segno. Credo che nemmeno Ozzy, Maiden o Metallica riusciranno in questa impresa, loro divideranno sempre anche quando moriranno (spero tra 100 anni chiaramente!). Lemmy no, Lemmy era il più grande. Semplicemente.
Ciao Ian.

– Marco Stanzione (Brand New Punch, Metal In Italy)

marco