La parola d’ordine è “condivisione”. Dal quotidiano alla passione, dagli impegni per tirare avanti ai momenti di relax in cui si dà sfogo al proprio essere. Questa è la vita di Danny e Lisa ovvero le due amime degli Aghast Afterglow. Nome un po’ complicato in realtà, ma una volta spiegato il concetto è molto semplice, soprattutto perchè democratico: lascia all’ascoltatore la libertà di decifrarlo e farlo suo.
La band campana è uscita recentemente con “Imaging” (la recensione) ed in questa sede si confessa. In tanti potremmo ritrovarci nel loro vissuto: tutti noi vorremmo vivere di ciò che ci piace più fare… Ma la sveglia delle sette del mattino suona inesorabile…
Ciao ragazzi, benvenuti sulle pagine di Metal In Italy! Prima di iniziare con le domande sul vostro album, potete presentarvi ai nostri lettori? Come sono nati gli Aghast Afterglow, quali le tappe fondamentali della vostra carriera e da dove nasce il vostro nome?
Ciao Stefano! È un grandissimo piacere e onore per noi essere ospiti di Metal In Italy, in tua compagnia!! Innanzitutto ci presentiamo… Siamo Denny e Lisa. Nel 2010 ci siamo incontrati e abbiamo iniziato insieme un percorso musicale: così sono nati gli “Aghast Afterglow”. Un nome piuttosto insolito, la cui chiave interpretativa è tutta da scoprire, legando tra loro i due significati e le emozioni che essi suscitano: “aghast” rappresenta uno stato mentale tra il confuso e l’atterrito mentre ”afterglow” sta sia per “ultimo raggio di sole al tramonto” che per “ultimo istante della vita”… C’è del simbolismo… Ma preferiamo lasciarlo alla vostra fantasia! L’idea creare un progetto di inediti è iniziata nel 2011,e, finalmente, nel 2014, dopo una lunga sessione di registrazioni, il nostro primo album ha visto la luce! “Imaging” è un titolo rappresentativo delle nostre scelte: il nostro obiettivo era “formare immagini nella mente”(la traduzione di “imaging”, appunto) dei nostri ascoltatori per far loro vivere le sensazioni provate da noi durante la stesura dei pezzi e permettere un totale coinvolgimento nella nostra musica. Questo viaggio nelle nostre emozioni si snoda attraverso 10 brani che partono da tematiche della vita reale per poi giungere alla fine del disco e ritrovarsi ad esplorare la parte più intima e oscura dell’Io. La ricerca del nostro sound ci ha condotto alla sperimentazione di sonorità diverse fra loro: dal gothic e symphonic al power metal , passando per la musica classica e le colonne sonore dei film.
Come mai avete scelto di mantenere una formazione costituita da due elementi? Come riproponete i brani dal vivo?
È stata una scelta di ordine pratico: venivamo entrambi da esperienze in gruppi di più elementi, puntualmente terminate in modo disastroso. Non sempre chi fa musica si dedica ad essa con amore: a volte “far casino in sala prove” è solo un’alternativa alla playstation. L’idea di dar vita ad una nostra “Creatura” ha fatto sì che il cerchio si stingesse e rimanesse solo chi avrebbe davvero dato l’anima per la realizzazione di un progetto serio… E fu così che rimanemmo in due! Dai risultati, però, abbiamo capito che è stata la decisione migliore. Per le esibizioni dal vivo ovviamente il discorso è diverso: abbiamo richiesto la collaborazione di altri musicisti che, con grande entusiasmo, hanno accettato di affiancarci in questa esperienza, per dare più vita e vibrazione ai nostri brani in un contesto live. A breve saranno resi noti i loro nomi e volti… e chissà che in un futuro non troppo lontano non saranno anche essi parte della line up ufficiale.
“Imaging” giunge a quasi cinque anni dalla nascita della band, come mai avete atteso tutto questo tempo? Come sono nati i brani presenti nell’album?
Lisa: Abbiamo preferito lavorarci con calma, ponderando ogni decisione, per ottenere un album che innanzitutto soddisfacesse noi e le nostre esigenze. Probabilmente siamo proprio noi i peggiori critici del nostro lavoro! La cura dei brani era la nostra priorità: essi nascevano spontaneamente dalle nostre esperienze e dai nostri sentimenti ad esse legati, meritavano quindi la migliore immagine che potessimo dar loro.
Denny: la genesi risale al nostro incontro. Lisa è stata la mia musa ispiratrice. L’istinto mi ha portato a scrivere melodie sulle quali lei potesse esprimere con la sua voce idee comuni ad entrambi. Trovo che i nostri brani siano molto introspettivi ma non sono frutto di una fredda pianificazione: sono nati da un viaggio nell’Io e da una riscrittura di questo attraverso le note.
Il genere che proponete è una miscela di Metal gotico con elementi sinfonici, ci sono delle band che vi hanno ispirato particolarmente? Il vostro sound è determinato anche da ciò che ascoltate o nella vostra personale playlist ci sono generi diversi?
Denny: La lista è lunghissima. Due su tutti i musicisti( chitarristi ovviamente!) che adoro e dai quali traggo ispirazione: Randy Rhoads e Luca Turilli. Proprio quest’ultimo ha fatto nascere in me il desiderio di suonare la chitarra.
Lisa: La mia playlist è vastissima…Non amo soffermarmi su un genere piuttosto che un altro: ognuno di essi ha le sue perle. Preferisco definirmi “onnivora” nella musica! Un passato di cantante di musica afroamericana ha sicuramente influenzato il mio modo di cantare: in questo progetto ho optato per una voce più morbida, senza forzature, che fosse più naturale possibile. Volevo esprimere l’emozione che i brani emanano più che dimostrare una grande potenza vocale.
Parliamo della vostra formazione musicale: come avete iniziato a suonare? Avete seguito degli studi particolari?
Denny: Mi sono avvicinato alla musica in prima media: suonavo la tromba nell’orchestra della scuola. Dopo aver ascoltato “King Of The Nordic Twilight” di Luca turilli è scattato qualcosa dentro di me…Così qualche giorno dopo comprai la mia prima chitarra elettrica senza sapere nemmeno come tenerla in mano. Ho iniziato a studiare con il supporto di un amico, poi da autodidatta e infine con un professionista da cui sono tutt’ora seguito.
Lisa: Ho sempre cantato fin da bambina: il mio papà mi ha cresciuta a pane e Beatles, Eagles, Chicago e così via. In primo superiore, durante un corso di musica, il professore mi spronò a cantare dei pezzi jazz e gospel per cui (a suo dire) ero portata. Da lì ho fatto molte esperienze diverse ma con il metal ho trovato la mia vera natura! Ovviamente gli studi non finiscono mai, continuo ad imparare ed è sempre un arricchimento non solo artistico ma anche personale!
Che tipo di accoglienza è stata riservata ad “Imaging”? Mi riferisco sia al parere della stampa specializzata, che delle persone che hanno ascoltato i vostri brani.
A dire il vero eravamo un po’ impauriti alle primissime recensioni. Le parole che invece molti giornalisti hanno voluto dedicarci sono state non solo di apprezzamento ma anche di stima. Hanno fatto davvero emergere il duro lavoro che Imaging cela dietro di sé. Questo ci ha riempiti di entusiasmo ma anche di forza per migliorarci ancor di più e crescere artisticamente. Fondamentali sono stati anche Rob e la Revalve Records che immediatamente hanno dato fiducia al progetto: se siamo qui ora a parlare è perché loro hanno creduto che noi valessimo e di questo siamo più che grati. La più grande sorpresa sono state le tante persone, di varie fasce d’età e di gusti musicali diametralmente opposti, che si sono avvicinati a questo genere ascoltandoci. Spesso sul metal si creano degli stereotipi che generano un po’ di pregiudizi solo al sentirlo nominare. In realtà Imaging è un disco a portata di tutti, e questo ci fa piacere.
Per “There’s No Time” avete deciso di realizzare anche un video, tra l’altro girato in maniera egregia, come mai avete scelto proprio questo brano? Com’è stato “recitare” davanti alla telecamera?
Inizialmente il singolo di lancio doveva essere un altro ma il regista, ascoltando una demo del disco, si è innamorato di There’s no time: dopo due minuti di ascolto aveva già creato la bozza per la sceneggiatura. Ha perfettamente colto il senso della canzone: lo scorrere del tempo e la duplice influenza che questo ha nella vita umana. Il concetto di tempo come forza creatrice o distruttrice, a seconda di chi lo gestisce, è stato egregiamente trasformato in immagini, cogliendo anche il senso stesso dell’intero album: raccontare tramite immagini dei concetti intrinsechi all’Io. Ed è questo che Andrea ha realizzato per noi! Stare davanti ad una RED Epic, davanti ad uno staff di professionisti, è stata un’esperienza inizialmente un po’ imbarazzante ma grazie alla solarità di questo grande team, non vediamo l’ora di ripeterla!!!!
Ho apprezzato tutte le vostre composizioni, ma in modo particolare “Muto Inconscio”, una traccia molto atmosferica, malinconica e soprattutto cantata in italiano. Perché avete scritto un brano cantato in lingua madre?
Denny: “ Muto Inconscio” nasce da una vecchia poesia, scritta da Lisa molti anni prima. L’atmosfera dello strumentale sembrava cucita su misura per questo testo che esplora la magia del mondo onirico. Così abbiamo optato per lasciarla in lingua madre. Inoltre volevamo metterci alla prova con la musicalità della nostra splendida lingua…speriamo di aver colto il segno!
Domanda quasi off-topic: come riuscite a conciliare la vita di tutti i giorni con gli impegni musicali? Pensate sarà possibile riuscire a vivere solo di musica?
Purtroppo nella vita quotidiana apparteniamo ai milioni di persone con sveglia alle 7 e poter conciliare la musica al lavoro è spesso difficile ma sicuramente non impossibile. Ci vuole tanta tantissima passione e a noi di certo non manca. Sarebbe stupendo poter vivere di musica ma comprendiamo quanto il mercato discografico stia vivendo un momento complesso. Noi tuttavia non smettiamo di crederci e, con i piedi ben piantati a terra, cercheremo di raggiungere questo traguardo. Chi la dura la vince, no?
Veniamo ai progetti futuri: cosa bolle in pentola? Ci sono delle date che dobbiamo tenere a mente per la promozione dell’album? State già lavorando a qualche nuova composizione?
Non abbiamo mai smesso di lavorare a nuovi pezzi ma per ora ci dedichiamo più di tutto alle 11 tracce di Imaging, che è uscito da poco! Per quanto riguarda la promozione ci saranno dei live interessanti ma per ora non possiamo svelare di più. Potete restare in contatto con noi tramite la nostra pagina Facebook per essere aggiornati in tempo reale, e, a breve, sarà disponibile anche il nostro sito web.
Bene ragazzi, vi ringrazio per la disponibilità! A voi le ultime parole per salutare i vostri fans e lasciare un messaggio ai nostri lettori. A presto!
L’affetto che stiamo ricevendo da diversi Paesi del mondo ci sprona a dare sempre il massimo! A breve speriamo di poter incontrare dal vivo molte di queste persone e poter ricambiare! Grazie di cuore a te, Stefano, e a tutto lo staff di Metal in Italy, per averci fatti sentire a casa. Un saluto speciale ai lettori e a tutti coloro che ci sostengono con l’augurio che la musica segua ogni momento delle loro vite, affinchè non si sentano mai soli!