I Bullet-Proof nascono per volere di Richard Hupka (chitarra e voce) e del figlio Lukas (batteria). Una band a conduzione familiare, dunque, che dimostra come sia possibile per un padre ed il proprio figlio condividere la passione per la musica, in questo caso per Thrash ed Heavy Metal. È da poco uscito il loro secondo album “Forsaken One” (la recensione) ed abbiamo parlato proprio con gli Hupka sia della release, che del loro rapporto all’interno della band.
Ciao ragazzi, benvenuti sulle pagine di Metal In Italy! Prima di parlare del vostro secondo album, potreste presentarvi ai nostri lettori? Chi sono i Bullet-Proof e quali le tappe fondamentali della vostra carriera?
Richard: Ciao Stefano, ed innanzitutto grazie per l’intervista!
I Bullet-Proof sono una band che, se vogliamo definirla per il genere, suona un misto di Heavy e Thrash metal, nata nell’ agosto del 2014 da Richard e Lukas Hupka. Nel giro di poco tempo siamo entrati in studio per incidere il primo disco “De-Generation”, uscito a luglio dell’ anno successivo via Sleaszy Rider Records, etichetta con la quale la band abbiamo pubblicato anche il secondo album “Forsaken One”. Fortunatamente siamo stati sin dall’inizio ben attivi dal punto di vista dei live e discretamente apprezzati, tanto da condividere il palco con Raven, Holocaust, Testament, Tygers Of Pan Tang. Dopo l’uscita del primo disco abbiamo fatto un tour in Europa per presentarlo anche fuori dall’Italia e, carichissimi dalla risposta del pubblico, abbiamo subito iniziato a lavorare sui pezzi nuovi, forti anche dell’ arrivo dei nuovi membri, ovvero Federico Fontari al basso e Max Pinkle alla chitarra. Siamo così entrati in studio per poter registrare il secondo capitolo. Questi ragazzi hanno portato oltre alle loro capacità musicali ciò che mancava all’inizio alla band: l’equilibrio e l’atmosfera necessaria per poter andare avanti.
“Forsaken One” è uscito da poco, anche se rimane fedele all’impronta Bullet-Proof, quali sono le differenze rispetto al precedente?
Lukas: La principale differenza credo sia la qualità di produzione, anche se io sono del parere che dovrebbe essere l’ ascoltatore a dare i giudizi al riguardo. Comunque parlando di produzione, ci tengo ancora una volta di ringraziare a Federico Pennazzato di Music Ink studio di Arona, perché è suo il merito del sound che abbiamo ottenuto e per la produzione di questo album!
R: Parlando di eventuali differenze musicali, abbiamo cercato di essere da una parte un po’ più cattivi, ma nello stesso tempo più melodici di prima. Ho lavorato di più sulle line vocali questa volta. Ma quella che credo sia l’impronta dei Bullet-proof è il fatto di essere piuttosto “straight into your face”. Non voglio fare le cose troppo complicate, ma nemmeno scontate. Questo ci porta un po’ ad essere considerati da alcuni troppo old school, mentre per la maggior parte degli “oldschooliani” siamo troppo melodici e moderni. E naturalmente tutto questo lo facciamo con lo scopo di portare un prodotto superiore al suo predecessore.
Il Thrash Metal è la componente principale del vostro sound, come è possibile essere “riconoscibili” in un genere che ha già detto tanto, se non tutto, nel corso degli anni?
R: Boh? Non ci sto pensando molto in realtà! Io credo che anche qui dovrebbe essere chi ci ha visti o ascoltati a dire la sua. Però è un dato di fatto che, ad esempio, la stessa voce possa cambiare il sound della band. Non ci vuole molto. Sicuramente noi, almeno a livello nazionale, siamo diversi dalle altre band thrash italiane proprio per il fatto che non siamo solo il “tupa tupa”, che non abbiamo la voce stile Exodus per esempio, che abbiamo pezzi più lenti, melodici. Credo che questo differenzi un po’ i Bullet-Proof dagli altri.
Una caratteristica che ho apprezzato molto è quella delle ritmiche serrate, riff da headbanging sfrenato. Ma i Bullet-Proof prediligono le parti più cadenzate o quelle più veloci e pestate?
Lukas: Ci piacciono ambe due! Sarà perché tutti e quattro ascoltiamo di tutto. Siamo “metallari”, ma non quelli che detestano altri generi. Quindi crediamo che la musica dovrebbe comprendere un po’ tutto. Tutte le emozioni che sentiamo sono diverse e di conseguenza anche la musica deve per forza avere vari aspetti e contenere tanti ingredienti. Altrimenti è una cosa monotona, noiosa, prima o poi.
Da dove nasce il titolo “Forsaken One”? Quali sono le tematiche trattate nell’album?
R: “Forsaken One” nasce da uno degli ultimi due pezzi scritti, in verità scritto in studio, perchè un paio di giorni prima di iniziare le registrazioni, due pezzi sono stati eliminati dalla lista. Ciò ha creato un’ atmosfera particolare e questo mi ha inspirato a scrivere “Forsaken One”. Il pezzo, teoricamente, parla dei sentimenti di Cristo prima di essere crocifisso, la sua sensazione di essere totalmente abbandonato da tutto e tutti, persino da suo Padre-Dio. Ma in realtà non voglio che il pezzo sia compreso come una questione religiosa, ma come una situazione che metaforicamente può capitare a qualsiasi umano nei vari momenti della vita per svariati motivi. Le tematiche principali sono comunque i rapporti umani, in tutte le forme che ci vengono proposte dalla vita. La cosa migliore, comunque, è che l’ascoltatore prenda il cd in mano, lo ascolta e cerchi, magari, di trovare se stesso in qualche pezzo. Non riesco a parlare del disco generalizzando tutto. Capisci?
La band nasce nel 2014, quindi recentemente, ma avete già condiviso il palco con nomi illustri della scena internazionale. Quale il ricordo più bello che avete?
Ce ne sono tanti, guarda. Ogni esibizione è unica e ti rimane impressa per qualche ragione. Ed ognuno poi la vive diversamente, quindi non posso nemmeno rispondere per tutti. Sicuramente suonare con i big come Raven, Holocaust o Testament ti lasciano tanto. Ed impari tanto. Comprendi molte cose. Chi sei, chi sono loro, perché sono così, perché tu sei così…
Richard al termine di una esibizione davvero infuocata hai deciso di distruggere la tua chitarra…cosa ti frullava nella testa in quel momento?
R: “Lo faccio?…non lo faccio?…lo faccio?…non lo faccio?…” questo mi frullava… ahahha..per me era semplice: “Cazzo, questo è comunque un sogno! E questo è rock’n’roll!!!” ed era rotta…
Richard e Lukas, ovvero padre e figlio, pensate che il rapporto tra voi sia diventato ancora più saldo con la nascita della band? Cosa si prova a condividere l’esperienza musicale?
L: Suonare col proprio papà non è una cosa semplice! Ti senti di dover dare sempre più rispetto agli altri componenti della band, ma non posso negare che sia la cosa che voglia ogni figlio che condivide la stessa passione col proprio padre. Nel nostro caso non è tutto così semplice come può sembrare, oltre a suonare, viviamo e lavoriamo assieme. I B-P ovviamente sono nati con noi due come fondamenta, quindi si presuppone che io abbia cercato e voluto questo tipo di esperienza ed emozioni. L’emozione che si prova a suonare col proprio padre sullo stesso palco non si può descrivere perché sono emozioni forti. Nel nostro piccolo abbiamo comunque suonato, come già detto, con nomi molto importanti e quando sei lì che condividi il palco con queste persone, dopo aver ascoltato i loro CD in macchina assieme e urlato a squarciagola le loro canzoni ti commuovi (almeno parlo per me stesso…). Esempio: al soundcheck dei Testament io personalmente ho pianto dall’emozione e ne vado fiero… sono emozioni fortissime che ti porterai per sempre dentro. Ma non è tutto rose e fiori, a volte o spesso nel nostro caso hehe siamo molto in disaccordo su tante cose, dalle più banali a quelle del tipo: siamo in sala tre giorni prima di entrare in studio e io dico che una canzone non mi piace…dobbiamo cambiarla!
Io vi dico solo una cosa… padri e figli… se avete questa passione e vi accomuna… dateci dentro!
R: La musica unisce e salda, credo, tutti. La musica è una cosa talmente speciale ed unica, e non può essere paragonata a nessun’ altra “ forma” di amore. Non so se abbia aiutato a saldare il rapporto la nascita della band… non ci ho mai pensato onestamente… però chiunque abbia questa fortuna di condividere la musica-band nella famiglia sa cosa significa, quanto è da una parte bella e dall’ altra crei anche tanta tensione. È comunque una cosa fantastica, c’è un legame speciale che ti manda tanti segnali. Sin dall’inizio c’è stata totale intesa e comprensione. Ad esempio, facendo una jam session sappiamo dove stiamo andando.
Parliamo del futuro…quali sono gli appuntamenti per i prossimi mesi? Quali le attività per la promozione di “Forsaken One”?
L: Naturalmente abbiamo alcune date da fare prossimamente, vorremo andare in tour, siamo in fase di trattativa, sperando che le cose vadano a buon fine. Comunque tramite i nostri canali social vi terremo aggiornati sui prossimi appuntamenti.
Bene ragazzi, grazie per il tempo che mi avete concesso. A voi l’ultima parola, a presto!
L: Grazie ancora una volta a te e la vostra webzine, grazie a tutti quelli che sono venuti e verrano a vederci, quelli che hanno trovato del tempo per ascoltarci o hanno voluto compare il cd, a tutti quelli che ci apprezzano e anche a chi non lo fa. Voi tutti siete ciò che ci serve e vi ringraziamo per questo!