A pochi mesi dal secondo capitolo dedicato all’elemento acqua, ”The Six Elements, Vol. 2 Water” (la recensione) ecco giungere nelle nostre mani…il fuoco! Terzo album, intitolato “The Six Elements vol.3 Fire”, dei sei in programma per questo ambizioso progetto chiamato “The Six Elements”.
Più che parlare di band si potrebbe tranquillamente affermare che Dawn Of A Dark Age sia un solo project del compositore e polistrumentista Vittorio Sabelli, visto il suo coinvolgimento totale nella composizione, nell’esecuzione e nella produzione.
Rispetto al (recente) passato i suoni si sono fatti più “gentili” ma non abbiate paura perchè sempre di metal estremo si tratta. Quel black più viscerale che la faceva da padrone nei primi due capitoli diventa in “Fire” più armonioso e si incastra alla perfezione con le miscele sonore che il buon Vittorio ha il coraggio di inserire. Si cari lettori, coraggio, qualità che di certo non è mai mancata al compositore molisano ma che oggi diventa ancora più marcata.
Provate ad ascoltare “Enonga Bells”, dall’incedere alterno, con sfuriate di blast e voce scream, intermezzi atmosferici con voci femminili (non le solite voci femminili!) e finale con sassofono e clarinetto, una vera e propria goduria per le orecchie!
“Pompei (Vesuvio’s Waltz)” parla ovviamente degli istanti in cui il Vesuvio ha vomitato tutta la sua furia sui cittadini inermi di Pompei. Canzone impregnata di atmosfere drammatiche e folkloristiche, il metal estremo fa coppia con archi e fiati e la voce di Raato (bravissimo!) diventa sempre più protagonista. Infatti si arriva a “Winter Solstice” dove il singer ci propone vocals marce e tenebrose anche con un sottofondo musicale atmosferico, riportandomi indietro di quasi 15 anni quando sentivo queste cose fatte dai Limbonic Art nei loro primi album. Anche in questo pezzo ovviamente le atmosfere sono contrastanti, gli intermezzi con fiati ed archi ci stanno a pennello.
“Homecoming” è una vera e propria gemma, parte con black lento e cadenzato, ma irrompono poi sax e pianoforte per lasciare spazio a “Outro n.3” che, a dispetto del titolo, è quasi una canzone vera e propria.
Devo essere sincero, erano anni che non ascoltavo un disco di metal estremo (nell’accezione più ampia del termine) così ben composto ed ispirato. Vittorio Sabelli ci ha messo dentro anima e corpo e, nonostante qualche pecca (forse l’unica…la drum machine), si sente che si tratta di un disco sincero, che non rincorre mode e che viene direttamente dal cuore.
Aspettando con ansia il prossimo “elemento” io spingo di nuovo il tasto play, tanto la mezzanotte e passata e l’atmosfera è quella giusta!