I capitolini Deceptionist hanno da poco pubblicato per Unique Leader il loro debut album “Initializing Irreversible” Process (la recensione), che fa seguito al Promo del 2014, abbiamo colto l’occasione per approfondire questa release ed il contratto con una etichetta americana con Andrea (voce) ed Antonio (chitarra).
Ciao ragazzi, benvenuti su Metal In Italy. È nostra consuetudine iniziare l’intervista con un’introduzione della band. Chi sono i Deceptionist e quali le tappe fondamentali che vi hanno condotti ad “Initializing Irreversible Process”?
Antonio: Ciao Stefano! I Deceptionist nascono nel 2013 e dopo meno di un anno abbiamo rilasciato il nostro primo prodotto “The Beginning” promo cd a maggio del 2014, registrato agli Outersound Studios di Giuseppe Orlando con la formazione di Andrea Di Traglia alla voce, io (Antonio Poletti) alle chitarre e basso e Claudio Testini alla batteria. Pochissimo tempo dopo la registrazione Fabio Bartoletti ex chitarrista degli Hideous Divinity si unisce alla band completando eccellentemente la parte chitarristica della band. Il nostro Promo sin da subito ha ricevuto ottime recensioni dai media e un grandissimo supporto da parte del popolo metal sia in Europa che negli States e fortuna ha voluto che mamma Unique Leader si è accorta di noi donandoci la possibilità di produrre il nostro primo album con quella che per noi è la più importante etichetta per quanto riguarda il Death Metal. A Settembre 2015 rientriamo negli Outersound Studios per la registrazione di “Initializing Irreversible Process” avvalendoci della collaborazione di Enrico H. Di Lorenzo come guest vocals su “Through The Veil” primo brano dell’album (oltretutto già presente sulla versione del Promo 2014) e di Stefano Franceschini che ha contribuito a tutta la sessione di basso dell’album.
L’album è uscito da poche settimane, ma state raccogliendo già le prime impressioni. Quali sono gli aspetti positivi emersi dalle recensioni e dai commenti dei vostri fans?
Andrea: Come hai anticipato nella domanda “Initializing Irreversible Process” è uscito da pochissimo, esattamente il 17 giugno ed è davvero molto positivo ricevere conferme e allo stesso tempo allargare la portata del seguito. Chiaramente essere usciti con Unique Leader ci ha permesso più visibilità e ha dato molta risonanza alla nostra release. Per quanto riguarda le reazioni da parte del pubblico, la nostra più grande soddisfazione è vedere le persone che ci seguono dal Promo che hanno accolto l’album con lo stesso entusiasmo dimostratoci all’inizio, questo mi fa ben sperare di aver realizzato un prodotto che non è inferiore al precedente.
Il sound dei Deceptionist è caratterizzato da un Death Metal brutale, fortemente influenzato da una componente “tecnica” che rende le composizioni articolate e molto quadrate. Si tratta di una precisa scelta stilistica o è il naturale percorso evolutivo della band?
Antonio: Ora non vorrei peccare di falsa modestia, ma in piena onestà non mi piace accostare il termine “tecnico” alla nostra musica se per technical death metal intendiamo bands come Necrophagist o Spawn Of Possesion, è un termine a mio parere troppo sdoganato e usato spesso in maniera inappropriata. Sicuramente il gruppo nasce con l’idea di proporre un “Death Metal articolato”, cercando di curare nei dettagli ogni aspetto di una canzone, dai riff all’arrangiamento di tutto il brano in generale cercando di essere il meno ripetitivi possibile.
Andrea: In realtà a mio modo di vedere le cose si tratta semplicemente di Death Metal. Con forti influenze Industrial, questo è evidente, ma comunque Death Metal. In che misura Technical, Brutal, e chi più ne ha ne metta, non sta a noi stabilirlo. Nasce del tutto in maniera naturale da parte nostra e sinceramente non miriamo ad inquadrarci per forza in un sottogenere specifico. Ho letto addirittura definizioni come “Technical/Industrial Death Metal” ma per me rimane sempre quello che è.
Tra l’altro l’aspetto meccanico caratterizza tutta la release, non solo nel riffing delle chitarre o nella sezione ritmica spigolosa, lo ritroviamo anche nei testi e nell’artwork. Possiamo definirlo una sorta di concept, o comunque un filo conduttore?
Antonio: Noi preferiamo dire che si tratta di un filo conduttore. Ritornando un po’ anche alla domanda precedente oltre allo stile “articolato” le canzoni sono state create per poter dare spazio ad una fortissima influenza dall’Industrial Music, così è stato un processo naturale indirizzare i testi su un certo tipo di tematiche.
Andrea: “Filo conduttore” mi piace e lo sottoscrivo. Quando si parla di concept si tende ad inquadrare un album che segue una storia ben precisa dall’inizio alla fine, noi ci siamo concentrati su una tematica ben precisa, che è quella del rapporto “uomo-macchina” e della trasformazione dell’essere umano in essa. Ci sono in effetti delle canzoni collegate tra di loro (The Confession – Irreversible Process) ma per il resto abbiamo preso spunto da film o semplicemente dalla nostra immaginazione.
Rimanendo in tema artwork, quello di “Initializing Irreversible Process” è stato realizzato da Par Olofsson. Perché la scelta è ricaduta su questo artista? Cosa esprime l’immagine di copertina?
Andrea: Par Olofsson ha fatto un lavoro sbalorditivo, naturalmente ci è piaciuto così tanto che oltre ad usare il suo disegno per la copertina del disco, è finito anche sulle nostre nuove magliette. Ha un modo di lavorare estremamente preciso ed accurato e sono bastate davvero poche indicazioni per fargli capire che direzione prendere. Invito tutti a cercare le sue pubblicazioni.
Antonio: Come si dice “un nome, una garanzia”. Par oltre ad essere un grande artista ha una notevole esperienza in campo di copertine per album discografici senza stare ora a nominare tutte le band con cui ha lavorato. Volevamo che la copertina rappresentasse quello che esprimiamo con la musica e con i testi, una situazione futuristica in cui l’essere umano non è nè padrone né dipendente dalle macchine, ma schiavo in quanto utile per la sopravvivenza delle macchine stesse. Par ha saputo interpretare le nostre indicazioni, per noi, in maniera eccezionale. Dire che siamo entusiasti della copertina è veramente poco!
L’album è stato pubblicato dalla californiana Unique Leader Records, siete soddisfatti dal lavoro svolto? Ritenete sia una buona soluzione per avere un canale di diffusione anche in America?
Antonio: Soddisfattissimi del rapporto e del lavoro svolto dalla Unique Leader. Sin dall’inizio si è dimostrata un’etichetta molto disponile, hanno sempre accettato e accolto con entusiasmo ogni nostra scelta. Posso assolutamente affermare che non potevamo essere più fortunati nel vedere prodotto il nostro primo album da un’etichetta del genere. Non sto a nasconderti con vari giri di parole che quello americano è un mercato che guardiamo con un occhio di riguardo e sicuramente essendo la Unique Leader un’etichetta con base negli States crediamo e speriamo ci possa aiutare in un futuro sicuramente non vicino di poterci approdare anche fisicamente (magari 😀 ).
Andrea: Quando abbiamo ricevuto le attenzioni della Unique Leader e relativa proposta contrattuale poi, siamo subito stati entusiasti. In qualche modo era la conferma di aver fatto un buon lavoro con il promo, ed è stato così un incentivo a continuare su quella strada, con l’intenzione di migliorare ogni aspetto del nostro operato. Da subito abbiamo instaurato un ottimo rapporto lavorativo con l’etichetta che ha portato poi alla luce “Initializing Irreversible Process”. La loro distribuzione inoltre ci consente un raggio di azione e di visibilità di gran lunga più ampio e speriamo che tutto questo ci consenta di raggiungere traguardi futuri.
Il mercato italiano tende essere esterofilo, perché chi ascolta Metal tende a cercare la band straniera, prestando poca attenzione a quelle di casa?
Andrea: Sarà pur vero che l’erba dei vicini è sempre più verde (o più buona) ma in questo caso mi pare che in un certo senso i “vicini” siamo proprio noi. Basta pensare a quanti gruppi nella Unique Leader sono italiani, ovviamente ce ne sono moltissimi anche nelle altre Label, e questo ti fa capire che in realtà c’è molto riguardo rispetto alla proposta italiana. La cosa non può che farci un immenso piacere.
Fino a qualche anno fa registrare un album non era qualcosa a portata di tutti, attualmente le tecnologie che si hanno a disposizione permettono quasi a chiunque di confezionare un prodotto fatto in casa di buona qualità. Pensate che ciò abbia favorito la diffusione della musica estrema o sta saturando il panorama musicale con proposte di bassa qualità?
Antonio: Io credo che è una lama a doppio taglio, prima di tutto perché il fonico è un mestiere non facilissimo che richiede, come ogni mestiere, studio ed esperienza e improvvisarsi tale non sempre è buona scelta per avere un prodotto che sia professionale con la P maiuscola. Senza dubbio aiuta tantissimo in fase compositiva e di pre produzione, avere la possibilità con delle demo di avere un ascolto completo di quello che si sta scrivendo è una cosa più che positiva.
Andrea: Non vivendo a Roma come il resto della band, per me la tecnologia è stata di grande aiuto. Praticamente ho sempre lavorato su delle “demo”. Sarebbe stato impensabile per me andare in sala prove e chiedere: “allora com’era quel riff”? Mi ha consentito di poter lavorare a distanza e tornare quindi in saletta con una demo quasi pronta, facilitando così il lavoro. Per quanto riguarda invece il panorama musicale tutto, sicuramente il digitale ha dato una gran mano consentendo a tutti di poter arrivate a tutti. Ma come ha già detto Antonio, il fonico per noi fa la differenza. E’ a tutti gli effetti l’elemento aggiunto della band.
“Initializing Irreversible Process” è disponibile in diversi formati, tra cui vinile rosso. Perché questa scelta?
Antonio: Sarei falso nel dirti che si tratta di una scelta dettata solo dal piacere personale, è sotto gli occhi di tutti quanto il vinile è tornato in voga negli ultimi anni e ci sembrava stupido non tenere conto anche di questo settore del mercato musicale, personalmente sono e rimango un amante del digitale ma non ti nascondo che comunque per tanti punti di vista il vinile ha sempre il suo fascino. Il fatto che è di colore rosso è stata una intuizione a mio parere azzeccatissima della Unique Leader.
Andrea: Quanto fascino nel revival! Ebbene si, ci siamo cascati anche noi, è tornato in voga il vinile già da un po ormai. Mossa commerciale? Forse. Ultimo tentativo di riesumare l’ormai deceduto “supporto fisico”? Può essere. Quello che so è che ancora ho piacere nel “toccarla” la musica, quindi bene così.
Capitolo progetti futuri. Cosa bolle in pentola? Ci sono degli appuntamenti in programma per i prossimi mesi?
Antonio: Per il momento non abbiamo nulla di concreto da annunciare ma stiamo lavorando molto per avere la possibilità di proporre la nostra musica dal vivo il più possibile nel futuro. Oltre al piacere personale di stare sul palco lo consideriamo un aspetto molto importante della vita di un gruppo musicale.
Andrea: Suonare dal vivo e portare la propria musica davanti a persone sempre diverse (e sempre più numerose si spera) è il motivo per cui ogni band dovrebbe esistere. A mio modo di vedere le cose è tutto quello che mantiene ancora viva e soprattutto vera la musica. Per questo quindi ci muoveremo verso quella direzione provando sempre a dare il massimo di noi stessi.
Bene ragazzi, grazie per la vostra disponibilità. A voi l’ultima parola per salutare i nostri lettori e lasciare loro un messaggio. A presto!
Andrea: E’ stato un enorme piacere essere ospiti su Metal in Italy. Ringrazio te Stefano, e tutto il tuo staff che indipendentemente dall’intervista ci ha sempre mostrato il massimo supporto sin dai nostri primi passi. Alla prossima!
Antonio: Un enorme ringraziamento a te Stefano e a Metal In Italy per il prezioso supporto che sin dai primi momenti ci avete dimostrato, ringrazio anticipatamente tutte le persone che dedicheranno il loro tempo a questa intervista.