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Fake Idols: “Witness” – Recensione

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Il quintetto di Pordenone colpisce ancora e dopo due anni dall’acclamato debutto omonimo tornano con una bordata che mette a dura prova le casse della mia macchina. Eh si cari lettori, questo è un cd da spararsi in macchina a finestrini spalancati! Poco importa se è Ottobre e per fare tutto questo mi sono preso un bel raffreddore, poco importa se nel paesello in cui vivo ancora mi guardano come un tamarro per il volume sempre alto della mia autoradio (hey un momento…ma io non ho mai smesso di essere tamarro!), questo Witness va ascoltato così!
Hard Rock moderno, potente, graffiante ma suonato e prodotto dannatamente bene. Si parte subito alla grande con “Out of gear”, segue il singolo “Mad Fall” con una special guest di eccezione, Mr. Phil Campbell! Ed infatti il pezzo è palesemente Motorhead-oriented. Più lenta e massiccia la successiva “So Now”, forse uno dei pezzi più riusciti dell’intero album col suo ritornello orecchiabilissimo che ti si stampa nel cervello dopo soltanto un ascolto.
“Sail” picchia duro e mette in risalto una sezione ritmica da urlo, mentre la successiva “The City Is Burning” ospita alla voce Damna (Elvenking-Hell In The Club) per un duetto a dir poco trascinante insieme a Claudio. “Silence”(evitabilissima per quanto mi riguarda) è la sosta che serve per riposare le orecchie ma serve a poco perché c’è “I’m a Fake” che ti riporta di nuovo nel turbinio di riff che tanto ci ha fatto gasare si qui.
Mid tempo roccioso è “Go”: cover riuscitissima del pezzo dei Chemical Brothers vede Claudio a salire in cattedra, la sua voce domina, graffia ed è più determinata che mai. Cazzutissime è anche “Could You Bid Me Farewell?” e “Prayers On Fire” con assoli di chitarra di pregevole fattura. Chiude la titletrack “Witness” e lo fa in bellezza: qui si esaltano tutti e cinque i membri del gruppo, canzone perfetta per il finale che racchiude in quasi sei minuti tutte le caratteristiche del sound della band.
Beh che dire, la Scarlet ha di nuovo fatto centro, “Witness” è un album riuscitissimo; sia chiaro nessuna novità sostanziale, i Fake Idols non hanno inventato nulla ma chi dice che sia un difetto? Se dovessi ascoltare ogni volta un album del genere pregherei tutte le band di non evolversi, per la serie: “It’s only Rock’n’Roll but I like It”. E i Fake Idols ci piacciono e ci gasano. Bene, benissimo così!
Ora clicco di nuovo play. La sensazione è che questo cd bazzicherà nella mia autoradio ancora per qualche mese, ovviamente volume sparato e finestrino aperto: raffreddore ti aspetto, Novembre nun te temo!