Inizia per gioco, quasi per noia. Lei sa cantare, lui sa suonare. Ci si ritrova nella stessa stanza, sullo stesso divano. E viene naturale iniziare a fare musica insieme.
Volendo semplificare al massimo, la storia dei Family Business nasce così, un progetto condiviso da due persone che contemporaneamente condividono una relazione ed è per questo, anzi, anche per questo, che hanno suscitato la nostra attenzione.
Lui è Alessandro Tuvo, chitarrista degli Shake Well Before. Lei è Carolina Bertelegni, voce dei Carrie & TheMoochers. Influenze musicali diverse, dal metalcore al pop e allo swing, che si sono fuse in un unico progetto che ha preso forma ad ogni video caricato.
In pratica, dal look casual casalingo e con chitarra e voce, si è passati ad un’atmosfera un po’ più sofisticata e ricercata e con l’ausilio della tecnologia per offrire famose cover in chiave acustica. Una formula tanto semplice quanto riuscita, che spazia dai generi più disparati e che, manco a dirlo, ha trovato subito mercato.
Li abbiamo intervistati.
Ciao ragazzi e benvenuti su Metal In Italy. Voi siete i protagonisti di un progetto tanto semplice quanto efficace. Come nascono i Family Business?
(Alessandro) Ciao, innanzitutto grazie per lo spazio dedicatoci!
I Family Business nascono quasi per gioco, in un tardo pomeriggio, in casa mentre la pasta cuoce, eheh.
Stavamo letteralmente cazzeggiando su un brano di Bruno Mars prima di cenare e onestamente il fine iniziale era solo quello di divertirci tra di noi.
Dopo aver pubblicato un video su Facebook invece, vista l’inaspettata risposta positiva, ci siam detti: “Perché no?” e da li è nato tutto.
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Entrambi venite da esperienze musicali diverse e decisamente meno “soft”. Allora è vero che gli artisti metal, nei loro progetti paralleli, cercano il più possibile di allontanarsi dalle sonorità pesanti?
(A) Domanda complessa… Diciamo un po’ sì e un po’ no.
Penso che l’allontanamento dal metal dipenda da 2 fattori principalmente:
– L’avanzare dell’età (eheh) e la conseguente esigenza di sonorità più tranquille e raffinate che mi danno comunque la possibilità di mettermi alla prova e di divertirmi;
– La possibilità che altri generi musicali come il pop e il funk ti danno nel trovare locali disposti a farti suonare e, di conseguenza, anche ad avere un ritorno economico non indifferente.
Detto questo rimarrò sempre un metallaro nel cuore ma ammetto che in questi ormai 10 anni di SOLOMETAL le mie orecchie sono discretamente sature!
Tornano a Family Business: vi ho seguito praticamente dalla messa online del primo video e da un look casual ed una mansarda assolata siamo passati ad un bianco e nero molto più sofisticato. Quando avete capito che questo progetto doveva essere rivisto e reso più “serioso” perché iniziava a prendere piede?
(Carolina) Praticamente da subito. La risposta è stata così inaspettatamente positiva che abbiamo deciso di metterci immediatamente all’opera. Il bianco e nero è stato scelto perchè dicono che sfini… Ahah! No, scherzi a parte… Avevamo a disposizione zero budget, una parete bianca ed una reflex. Era d’obbligo fare due più due!
Si è anche poi rivelato molto comodo utilizzarlo come format sia perché ci rende facilmente riconoscibili, sia perché ci permette di non impazzire nel dover cercare una location nuova ogni volta.
Specifichiamo che i video sono tutti live e 100% homemade.
E’ vero che hanno iniziato a contattarvi da un po’ tutta Italia per serate?
(C) Fortunatamente sì e questo ci fa molto piacere. Purtroppo però non sempre ci è possibile organizzarci. In alcuni casi invece, incastrando le serate, riusciamo a pianificare delle belle trasferte come, per esempio, quella che faremo a gennaio che comprenderà la zona di Roma e di Sulmona. C’è da dire che essendo anche fidanzati ci fa doppiamente piacere perché sfruttiamo queste occasioni per farci qualche bel weekend in giro per l’Italia tra birrette e musica.
Inoltre il portfolio è molto vario, perché passiamo da Rihanna ai Linkin Park. E tra l’altro, proprio a proposito di “In the End” ho notato anche una maggiore accuratezza negli arrangiamenti rispetto alle prime cover.
(A) Effettivamente sì! Innanzitutto perché, rifacendoci al discorso di prima, abbiamo entrambi un background musicale molto vario e ci fa piacere provare a riarrangiare un po’ di tutto, sia per diletto personale, sia per coinvolgere un pubblico più ampio. Come dici giustamente tu, poi, in brani come “In The End” c’è una maggior accuratezza negli arrangiamenti (visto l’inserimento della drum machine) anche per evitare di riproporre sempre le stesse cose e cadere nel banale e già sentito (che diciamoci la verità… è una cosa quasi impossibile essendo solo in due :D)
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A chi credete sia rivolta la vostra proposta musicale?
(A) A chiunque direi, vista la varietà del repertorio. L’obbiettivo è sempre quello di divertirci e far divertire!
Detto questo però, come ben sai, di haters ne è pieno il mondo, indipendentemente dal progetto o dal genere proposto. Non ti nascondo di conseguenza che riceviamo tanti likes e complimenti ma anche molti insulti e cattiverie gratuite… ma ci sta! Fa parte del gioco 😉
State pensando di raccogliere tutte le cover in un disco? O anche di lavorare su qualche inedito?
(A) Qualche inedito effettivamente è in cantiere ma non abbiamo mai pensato troppo seriamente alla cosa perché, essendo un progetto nato da soli tre mesi ed essendo successo tutto molto in fretta, non abbiamo ancora avuto effettivamente il tempo materiale di ragionare sul da farsi.
Sicuramente con l’anno nuovo proveremo a porci degli obbiettivi perché di voglia ce n’è tanta… per il resto vedremo cosa ci porta il futuro!
Grazie ragazzi per il vostro tempo. A quando una cover dei Guns N’ Roses, visto che sono il “gruppo del momento”?
(C) Grazie a te Silvia per averci dedicato questa intervista. Per quanto riguarda i Guns N’ Roses, sono uno dei miei gruppi preferiti, li ascolto da quando ero una teen anche se Ale mi prende spesso in giro dicendo che sono rimasta agli anni 80… Ti giuro che appena riuscirò a convincerlo sforneremo anche una loro cover!