Home Interviste Francesco Tresca: il talento viene premiato. Ed Hollywood si avvicina

Francesco Tresca: il talento viene premiato. Ed Hollywood si avvicina

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Dire che abbia iniziato per caso significherebbe sminuire quella grande dote che è “l’orecchio musicale”.
Ed infatti, Francesco Tresca, batterista di Arthemis e Watershape, ha iniziato a dedicarsi alla composizione di colonne sonore non per caso, ma perché mosso da un’incontrollabile passione per la musica.
Il genere horror è il suo preferito. Chissà perché poi?
Probabilmente perché è quello che ti scava più a fondo e può stupirti quando meno te lo aspetti.

Fatto sta che il musicista di Vicenza sta diventando una vera e propria icona nell’ambito delle colonne sonore. Lo dicono i premi che sta ricevendo; lo dicono i risultati che sta conseguendo grazie a quel suo “orecchio musicale”.
E’ di qualche settimana fa la notizia che grazie alle sue mani d’oro, il cortometraggio “Lion” del regista Davide Melini, si è aggiudicato due premi:

– Best Original Score ai “Global Film Festival Awards 2017”
– Best Music Awards ai “Southern Shorts Awards 2017”

In totale, il cortometraggio ha già vinto una cinquantina di premi. In tutto il mondo. E non è tutto.
Oltre ad essere in lizza, nella sezione dedicata, ai David di Donatello 2018, “Lion” è tra i papabili vincitori dell'”Hollywood Florida Film Festival” e sarà proiettato durante i 5 giorni del festival: dal 7 all’11 di Febbraio nel “City of Hollywood by The Sea”.
Un’ascesa inarrestabile per questo prodotto tutto italiano che vede la collaborazione attiva di un grande e stimato musicista quale Tresca.

Francesco, mi parli un po’ di questo cortometraggio e dei premi finora ricevuti?
Il cortometraggio “Lion” porta la firma del promettente regista Davide Melini, già aiuto-regista di Dario Argento ne “La Terza Madre”.
Dura circa dieci minuti e tratta un tema molto attuale quale quello delle molestie sui minori, facendolo in maniera molto matura e profonda. Attualmente “Lion” sta facendo il giro dei Festival ed ha già vinto una cinquantina di premi. Due sono per le musiche che ho composto io ed è motivo di grande soddisfazione. L’altro aspetto importante è che tutte le persone coinvolte sono di un certo livello, con esperienze pregresse ad Hollywood. Quando ho visto che avrei collaborato con gente che aveva partecipato alla realizzazione di film come “Titanic” o “Thor”, non riuscivo a crederci…

Ecco, come sei entrato in contatto con queste persone?
Quando ho deciso di intraprendere questa strada mi sono sbattuto molto per cercare persone potenzialmente interessate e propormi. Inizialmente ho contattato registi italiani, poi quelli esteri. L’importante era che il genere prediletto fosse l’horror, perché è quello che mi viene più naturale comporre.
Mi sono quindi imbattuto in Davide Melini e mi sono proposto. Gli ho mandato alcuni demo e mi ha chiamato subito! Non ha voluto ulteriori prove e per me è stata una grandissima soddisfazione.

Quindi tu ci insegni che coraggio e talento vengono premiati.
Nel mio caso è andata così. E sono felice perché sono partito davvero a zero. Mi sono reinventato ed ho curato ogni aspetto: dalla composizione, ovviamente, alla promozione. Certo… non sono arrivato ad Hollywood, ma sono assolutamente contento del risultato finora raggiunto!

Quando potremmo vedere il cortometraggio?
Non ci sono ancora notizie ufficiali in tal senso. Come dicevo, sta ancora facendo il giro dei festival… e sinceramente non pensavo che ce ne fossero così tanti!

“LION” – IL TRAILER

Le novità sulla tua professione non riguardano solo questa nuova sfida della composizione. Per quanto riguarda gli Arthemis, il 2017 è stato un anno molto intenso e so che siete già con la testa al nuovo disco, ma in questa sede mi interessa accendere i riflettori sul tuo progetto parallelo dei Watershape. Che novità ci sono?
Come sai, i Watershape sono usciti allo scoperto già da un anno e mezzo. Abbiamo pubblicato due singoli ed una cover, tenendo una serie di concerti, specie qui in Veneto, per ricordare a tutti della nostra esistenza! Apparentemente ci siamo poi ritirati, ma è perché stavamo lavorando al disco.
Oggi posso dire che è tutto pronto. Abbiamo anche approvato l’artwork…

A firma Marchesini?
Sì esatto!
Probabile che l’album verrà autoprodotto. Sappiamo che è un progetto particolare e non so quante proposte interessanti potremmo avere dalle etichette. Vedremo…
Il disco comunque è pronto e spero che nei prossimi mesi vedrà la luce.

I Watershape sono musicisti, ma anche persone che in qualche modo fanno parte del business musica, cioè tutti sanno di cosa stanno parlando perché si occupano, chi per aspetti, chi per altri, di tutto ciò che ruota attorno ad un progetto musicale.
Tenendo in considerazione questi fattori, quale credi che sia il quel quid in più che la band possa offrire alla scena musicale odierna?

Posso dirti quali credo che siano i nostri punti di forza.
A me piace l’idea che siamo una sorta di ibrido a metà tra il prog anni 70 e quello moderno. Credo sia un aspetto interessante perché capace di richiamare diversi gusti.
Mi piace poi il fatto che siamo italiani e che in qualche modo proseguiamo sulla via tracciata dalle grandi band che hanno fatto la storia nel campo del prog. E’ vero: col tempo questo è un genere che ha perso di interesse, ma non mi riferisco alla qualità delle band. Ecco perché abbiamo cercato di rinnovarlo.
Non cerchiamo di emulare i Dream Theater che, ovviamente, sono il primo riferimento che ti viene in mente, ma attingiamo dai Genesis, dai King Crimson, passando per Tool e Meshuggah. Quindi un risultato diverso a livello concettuale e ritmico. E’ una proposta eterogenea. E’ una bella sfida, proprio come band, per l’offerta eterogenea proposta: c’è una ballata piano e voce, c’è un pezzo alienante, metal, c’è un pezzo pop. C’è davvero di tutto. Brani diversi, ma comunque molto coerenti tra loro.