Ok, perdonatemi ma questa volta non vedrete foto pulite di cantanti appassionati, chitarristi virtuosi, batteristi scatenati, bassisti affascinanti, post produzioni accurate. Vedrete foto grezze, sgranate e mal composte di persone; persone che mangiano, persone che ricordano, persone che si abbracciano, persone che suonano, persone che ascoltano, persone che osservano, persone che volano, persone che ricordano, persone che bevono, persone che ridono, mani che si alzano, occhi che si chiudono. Tutto a sola testimonianza di una giornata dedicata al ricordo, al divertimento, alla condivisione, all’amicizia, come avrebbe voluto il protagonista dell’evento: Artio, il chitarrista degli Injury scomparso nel marzo 2017.
La “scena” metal reggiana si muove compatta e già dal primo pomeriggio inizia ad affollare l’Arrogant pub, sede della manifestazione. E utilizzo “scena”, “metal” e “reggiana” solo per dovere di cronaca, non ci dovrebbe essere nessuna etichetta in un evento simile.
Si inizia col botto, nel vero senso della parola… un tamponamento proprio davanti al locale risveglia dal torpore pomeridiano i primi avventori ma, a differenza di quanto ci si potrebbe aspettare, non scatena liti, urla e tutto il repertorio che si propone in questi casi.
Sì… è proprio una giornata particolare.
In un clima di festa e allegria non particolarmente molesta iniziano i concerti: ad aprire sono i The Publicans, atipica formazione di gestori di Pub (e ho detto tutto) a seguire Explorer, Maffick e Dominance… ma i protagonisti non sono i gruppi che si alternano sul palco, né le acrobate che eseguono le loro perfomance durante i concerti
Il vero protagonista è il clima che si crea, il pubblico che balla, che interagisce con i musicisti, che si abbraccia, che poga, che canta, che beve, che si diverte… quando si parla di musica che unisce, si intende questo.
Poi la prima beffa della serata… arriva una pattuglia della Polizia Locale… mi sia consentita un po’ di malizia… siamo in uno dei quartieri “bene” di Reggio Emilia e forse tutti questi ragazzi vestiti di nero, tatuati, che urlano, schiamazzano e ascoltano una musica (se si può chiamare musica) chiaramente disturbante, fanno un po’ a cazzotti con il decoro della zona. Ad ogni modo i due agenti, cha fanno solo il loro lavoro e nessuna colpa hanno, fanno tutti i loro controlli, misurazioni e tengono la manifestazione ferma per più di un’ora e fanno il loro verbalino.
Quando se ne vanno il concerto\festa riprende, sul palco si alternano The Headbangers, Amassado e Injury, la band di Artio. Ore 23:45, siamo all’ultimo pezzo, la gente è pronta per il saluto finale, quando si ripresenta la Polizia Locale e fa chiudere tutto. Non ho parole per commentare, se non ricordare che, se non ci fosse stata la prima interruzione, la manifestazione sarebbe terminata prima delle 11. Un po’ di polemica, qualche mormorio, ma neanche questo riesce a rovinare la festa. Ribadisco: è proprio una giornata speciale.
Ma chi era Artio?
Abbiamo pensato che il miglior modo di presentarlo fosse tramite le parole di chi lo conosceva davvero. Ecco cosa ha scritto Paul, ex-membro e co-fondatore insieme ad Andrea “Artio” Artioli degli Injury.
“La prima parola che mi viene in mente è LEALE, un fratello per me visto che abbiamo passato
l’infanzia e l’adolescenza, perdendoci di vista anche per qualche anno ma quando ci si
incontrava era come se non ci fossimo visti solamente per qualche ora.
In una serata di un piccolo festival Metal ci trovammo a parlare delle nostre passioni musicali e
da li nacquero gli Injury e la nostra amicizia più intensa.
Da quando incominciammo a suonare nelle nostre camere notai subito quanta passione e
dedizione aveva per la sua musica, nonostante avesse poche nozioni a riguardo, lo prendevo in
giro e ci facevamo delle gran risate, alla fine era sempre un passo avanti.
Un amico mi ha ricordato che durante una lezione di chitarra gli chiese: “Artio ma perché non
vuoi fare gli assoli?”, cosa che soprattutto nell’Heavy Metal è la parte più ambita, lui gli rispose:
“vabbè, io voglio scrivere dei bei pezzi, tu cosa ascolti? la canzone o l’assolo? l’assolo dura
poco!”…ecco questo era Artio, anche in questo campo…pensare all’insieme, al bene per tutti.
In questi 10 anni di convivenza, se così la posso chiamare, ho ammirato quanto riuscisse ad
essere sempre se stesso in qualsiasi situazione e per questo tante persone avevano stima per
lui.
Aveva sempre una porta aperta per tutti, nessuna convenienza o sopportazione…era fatto
veramente così…un buono come si dice…oh poi quando gli giravano i maroni, e io glieli ho fatti
girare tante volte, sapeva poi il fatto suo eh! qualche volta ho avuto paura che mi tirasse uno
sberlone ma per fortuna non è successo altrimenti avrei dovuto subire qualche operazione alla
mandibola hahaha!
Questa poi mi piace sempre tantissimo ricordarla: quando suonammo al Circolo Colony di
supporto ad una band straniera, essendo loro in tournée, dovevamo prestargli i nostri
amplificatori per il concerto.
Uno di loro attacca una pedaliera del cazzo piena di lucine all’ampli di Artio, si gira ed esclama:
“what a shit!” (come per dire, che suono di merda), Artio lo guarda e in dialetto gli risponde: “et’
capii li lò?? al porta un cas e po’ as lamenta anca…mo va a cagher imbambii, me ciap sò tòt e
vai a ca apeina ho finii ed suner…a voi veder po’ com’atfe…”
TRADUZIONE
Hai capito quello li??? non porta un cazzo e si lamenta anche…ma vai a cagare imbecille, io
prendo tutto e vado a casa appena ho finito di suonare…voglio proprio vedere come fai
Secondo voi non glielo ha prestato l’ampli?
Rido ancora quando ci penso.
Avrei troppo da dire e da raccontare, questo è un piccolissimo scorcio di come era e come
sempre sarà per me.
Grazie dell’attenzione.
Paul”
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