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Overtures: “Al Gods i 25 minuti più belli della nostra vita”. Il racconto

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Gods Of Metal 2016: se ne sono dette tante sull’organizzazione della giornata, sulle band che hanno suonato. Tutti contenti, tutti incazzati, ma alla fine tutti a parlare del Gods.
Metal In Italy ha voluto offrirvi un punto di vista particolare di quella giornata: quello di chi il Gods l’ha vissuto da protagonista su quel palco.
Ecco il racconto a firma di Michele Guaitoli, cantante degli Overtures.

“Parto con una premessa che trovo necessaria: una cosa che apprezzo moltissimo di Metal In Italy, è la capacità e la voglia di raccontare quella che è la musica e le “storie” dell’ambiente musicale italiano da punti di vista non classici ed alternativi. Di webzine in Italia ne abbiamo molte e tutte svolgono un lavoro fondamentale di cronaca, seria e precisa, razionale e curata: sono pedine fondamentali nel panorama attuale sopratutto per le band che grazie a loro possono in egual maniera rispetto ai grandi nomi, sollecitare l’interesse di chi legge. Metal in Italy si rende unica nel suo ruolo, narrando quello che chi fa cronaca non può narrare, ossia il lato umano, l’emotività della band. E’ chiaro che si tratta di uno schieramento “stilistico” che non predilige nessuno dei due aspetti, e molto probabilmente questo “racconto” non interesserà a chi si è già accontentato di leggere il nostro nome nella line-up…
…ma tutti gli altri, che invece si chiedono “ma com’è vivere un’esperienza come il Gods of Metal per una piccola band in crescita?”, devono ringraziare questa webzine unica nel suo genere, che ci dà la possibilità di raccontarci. E sì, un grosso grazie glielo dobbiamo davvero anche noi.

Bando alle ciance: l’esperienza “GODS OF METAL” non inizia il 2 Giugno, ma molti mesi prima. La
telefonata da parte della Truck Me Hard – la nostra agenzia di Management – è una di quelle che non ti dimentichi
, perché quando ci è stato detto “Ragazzi, c’è la possibilità di inserirvi il 2 Giugno a Monza” credetemi, il brivido lungo la schiena ci è sceso. Non per altro, ma ricordo chiaro e tondo come tanti anni fa al Gods of Metal ci andai per la prima volta da spettatore, e guardai gli Evergrey suonare alle 11 del mattino, sbalordito e sognante. Nemmeno mi passava per la mente che un giorno proprio su quel palco, proprio a quell’orario, avrei potuto esserci io. Per me lassù Tom Englund e colleghi erano alieni, mostri irraggiungibili. Quella mattina ero sveglio dalle 6, volevo entrare al più presto e poter correre in prima fila per non perdermi nemmeno una band, anche se “quelli che aprivano” non li conoscevo ancora. Forse la cosa più sbalorditiva, a mente fredda, è il rendersi conto che c’è stato qualcuno (parecchi a dirla tutta), che quella corsa con sveglia all’alba l’ha fatta per vedere noi. Sarò troppo romantico, ma non sono cose che finiscono nel dimenticatoio.

A quella chiamata sono seguite settimane di “stiamo confermando” e “ci stiamo lavorando” dove la voglia di avere un’ufficialità (arrivata qualche settimana dopo per tempi tecnici dovuti all’ovvia burocrazia) era altissima, ed il rapporto ansia/attesa ha raggiunto i massimi storici…e vi assicuro che fino a che non abbiamo letto il nostro nome nell’annuncio, con finalmente la possibilità di diffondere la news, la tranquillità totale a riguardo era qualcosa di ormai sconosciuto.

Da lì sono susseguite giornate di prove intensive. Di norma proviamo una volta a settimana per tempo indeterminato, ma per tutti gli show estivi a partire proprio dal Gods, alla nostra line-up si sono inserite Nicoletta Rosellini, Giada Etro e Caterina Piccolo ai cori ed era ovviamente necessario prepararsi con loro non soltanto per il 2 Giugno.scaletta ok Aumentando la frequenza, coordinandoci con le ragazze, si è iniziato a lavorare sulla setlist ricercando un accostamento che nei 25 minuti concessi a noi opener, potesse contenere una buona carica energica, coinvolgente e che mettesse in risalto il nuovo disco. 25 Minuti per il nostro stile, significava 5 pezzi tiratissimi col rischio di sforare, o 4 pezzi distesi, aperti da un’introduzione e aprendo la possibilità di
scambiare qualche parola tra un pezzo e l’altro.

 

Va da sé che l’opzione scelta è stata la seconda: Repentance, Artifacts e Gold (le prime tre tracce del nuovoalbum) e Fly, Angel (il nostro primo singolo che tutt’ora è il brano più identificativo della band).
Settimane di prove, grandi preparativi, l’ansia di non avere il materiale scenico a causa di alcuni ritardi nelle stampe, l’ansia di non avere il nuovo disco in tempo (le copie di Artifacts ci sono arrivate giusto in tempo per le date in Ungheria e Repubblica Ceca)…e tanto, tanto entusiasmo che penso si sia letto in ogni post sulle nostre pagine, fino al fatidico 1 Giugno.

Eh si, perché suonando alle 11 del mattino, di certo non saremmo partiti alle 4 di notte da Gorizia per arrivare a Monza alle 8-9 con la stanchezza del viaggio. Il gruppo che il 1 Giugno è partito verso Milano (dove abbiamo trovato un ostello a buon prezzo) era formato da noi 4, le due coriste, Manuel DeMori di Metalpit nelle vesti di fotografo ufficiale della band, due amici (Samanta Buffi e Alberto Carraro) e Alice Cilesa (moglie del nostro drummer) che hanno deciso di approfittare del nostro viaggio il giorno prima per unirsi alle danze, e poi da spettatori godersi lo spettacolo il giorno successivo.

Tralasciando l’emozione della sera prima, che in ogni caso ci ha fatto addormentare molto più tardi di quanto avremmo voluto, la sveglia viene fissata alle 6:00. Appuntamento poi alle 7:30 a 10km dall’Autodromo per raggiungere gli ultimi membri della compagnia: all’appello infatti mancano ancora il buon Marco Lazzarini, che essendo stato il nostro drummer per parte del tour coi Threshold nel 2013, è anche la persona più indicata per il ruolo di backliner, e Marco Pastorino – nostro referente in Truck Me Hard, nonché l’uomo che ho più stressato nella mia vita. Incredibilmente gli orari vengono rispettati da tutti: siamo davvero partiti in orario, ci siamo davvero ritrovati alle 7:30, siamo davvero arrivati all’autodromo entro le 8:00, dove dopo aver superato una lunga serie di controlli (quasi 30 minuti, ridendo e scherzando, alla faccia di chi dice che manca sicurezza) ci ritroviamo finalmente con l’auto parcheggiata a fianco della zona carico/scarico a lato palco, pronti a iniziare davvero.
L’emozione inizia a crescere proprio in questi minuti, ossia quando il palco inizia a prendere forma: il backdrop e le grafiche di scena vengono disposte, la batteria di Andrea Cum esce dalle custodie e viene prima montata e poi microfonata, mentre on stage facciamo i primi test sui radiomicrofoni ed in-ear monitor (rito che per chi è del settore è scontato, ma per chi non ne fosse a conoscenza…va fatto prima di ogni esibizione: se le trasmissioni
wireless “saltano” durante le esibizioni, non è esattamente il massimo).
Partire per primi può avere molti svantaggi è vero, ma dall’altro lato della medaglia c’è la grossa fortuna di avere una maggiore rilassatezza per quello che riguarda la “preparazione” del concerto. La nostra setlist doveva partire alle 11, ma a differenza di praticamente tutte le altre band (fatta eccezione per gli headliner), essendo gli opener abbiamo avuto tutto il tempo di poter disporre il materiale e provare le linee con calma e con un lavoro magistrale da parte dei tecnici di palco e del nostro buon Gritti. Attorno alle 10 tutto è pronto ed abbiamo persino il tempo di fare una leggera colazione e iniziare a guardarci attorno: l’appuntamento sul palco è alle 10:50. Alcuni tourbus sono già in loco: riconosciamo quello degli Halestorm e quello dei Megadeth. Nel frattempo ci vengono anche consegnati i pass e le nostre menti iniziano a rilassarsi. Sembra assurdo ma tra la sveglia, il meeting con Lazzarini e Pastorino ed il montaggio palco sono passate quattro ore…c he per noi sono letteralmente volate. Basta pensare che nemmeno ci eravamo resi conto che dietro all’immenso telo nero alle spalle della nostra batteria, tutta la coreografia dei Rammstein era già pronta e montata, così come molto materiale di Korn e Megadeth.

lazz ok

E’ molto presto e ancora non si vedono volti noti. Dopo una breve colazione veniamo portati al nostro backstage, che condividiamo con i Planet Hard (che incontreremo pochi minuti dopo sul palco). I camerini sono tutti affiancati in un lungo corridoio in ordine di esibizione: il nostro, quello dei The Shrine subito dopo e via avanti: in sostanza tra poche ore per quelle sale ci sarà un via vai di pezzi di storia del Metal, e noi tra loro. Anche qui: per molti potrebbe essere una conquista…noi, sinceramente, ci siamo sentiti emozionati come non mai. Ma è ora di prepararsi, fare gli ultimi check all’accordatura e salire sul palco: quel momento tanto atteso è arrivato.

 

 

Sono le 10:45 quando tutto è pronto, i tecnici di palco si assicurano che tutti gli ingranaggi della mega-macchina
‘Gods of Metal’ funzionino, e malgrado le porte siano state aperte con qualche minuto di ritardo sotto al palco
sia nell’aria pit che nel resto dell’autodromo, il pubblico inizia ad entrare. I minuti iniziano a correre davvero
veloci, il cuore accelera, in lontananza c’è chi corre verso il palco… e mentre mi torna nuovamente in mente quel
ricordo di quando ero io a correre là sotto, arriva la frase “ragazzi, si va”.concerto
L’emozione più grande è arrivata proprio quando Andrea è salito sul palco accolto dagli applausi e dal classico boato. Saranno “solo” 25 minuti, saranno “solo” le 11 del mattino, ma ogni attimo per quella mezz’ora credo non lo dimenticheremo mai. La nostra introduzione vibra nell’impianto, la gente si carica e applaude, l’adrenalina sale…
salgono anche le ragazze, poi Luka, poi Marco…e con ognuno di loro un applauso e le corna che si levano al
cielo.

 

Parte il nostro primo brano, Repentance, salgo anche io e anche per me arriva una carica incredibile. Da qui tutto si fa magnifico e quello che posso dire io è che su quel palco la voce ha cantato da sola, trasportata da un’energia splendida e che sicuramente continuerò a cercare ancora e ancora finché potrò cantare. E’ stato uno dei pochi concerti dove non c’è stato pensiero per la tecnica, non c’è stato pensiero per il suonare. Tutto andava da sé, come se qualcuno stesse facendo il mio lavoro e mi venisse data la possibilità di divertirmi e divertirmi, respirando 25 minuti di vita mai vissuta prima. Credo che l’entusiasmo e la felicità che tutti nel nostro ‘team’ stavano vivendo in quel momento si veda chiaramente in ogni sorriso ed in ogni scatto della performance. Per 25 minuti siamo stati musica.

brindisi okOgni palco e ogni esibizione hanno sempre qualcosa di magico, ma forse per il contesto, forse per la dimensione, forse per l’importanza, forse per i ricordi trascorsi guardando i precedenti Gods of Metal, quel palco è stato magico. Mai prima mi era arrivata tanta carica da chi era lì a guardarci, mai le vibrazioni (e non solo per merito dell’impianto mastodontico) mi sono entrate nel cuore con così tanta intensità. Magia, una magia che spero di poter avere l’onore di rivivere in futuro. Artifacts, Gold e Fly, Angel seguono Repentance ed il nostro spettacolo di cui ci sono filmati, foto e report in giro per la rete nelle nostre pagine scorrono veloci ma intensissime e vedere chi ci ascoltava partecipare, alzare le mani al cielo e rispondere con entusiasmo, ha coronato il sogno. Finita l’esibizione non c’è tempo per pensare: liberiamo il palco per i Planet Hard, sgomberiamo tutto in tempi record, ricarichiamo subito tutto per non avere il pensiero nel resto della giornata e quando tutto è in ordine e nuovamente impacchettato, finalmente abbiamo tempo di poterci abbracciare… e brindare al nostro primo (e speriamo non ultimo) Gods of Metal! Nel backstage abbiamo uno spumante (che ha vita brevissima) e inizia una giornata di divertimento puro.

tutti

 

 

Gli highlights? Beh, pranzare a pochi metri da Dave Mustaine ammetto che ha fatto un certo effetto, così come poter stringere la mano a Til Lindemann… sono cose che per quella giornata sono state “la normalità”…così come le lunghe chiacchierate con Kai Hansen e Henjo Richter. Ora: “a ciascuno il suo”, ma io sono cresciuto a pane, Halloween e Gamma Ray… e per un pomeriggio ho avuto la possibilità di incontrare e chiacchierare con quelli che per me sono stati fonte d’ispirazione, maestri di stile e influenza musicale.

Tra l’altro live ho avuto anche modo di sentire per la prima volta Dethrone Tyranny… la giornata corre davvero velocissima, il tempo malgrado ogni previsione regge e la realtà è che dopo l’esibizione, ognuno se l’è davvero goduta incontrando amici, godendosi gli spettacoli, vivendo un Gods of Metal che personalmente ho trovato vario stilisticamente ma di altissimo livello. Non sono un critico e non è compito mio fare un live report della giornata, ma ci tengo a sottolineare come praticamente tutte le band partecipanti hanno offerto uno spettacolo che, al di là dei gusti personali, davvero è stato impressionante…con una punta di diamante data dai Rammstein che senza dubbio alcuno stanno portando avanti una delle produzioni più spettacolari mai viste.
Tra corse sotto il palco, cantate a squarciagola, salti e corna alzate a un cielo sempre nuvoloso ma senza pioggia (se non per – forse – 10 minuti), la giornata sfila, e da “musicisti” diventiamo spettatori…e lentamente arriva la sera, finiscono i concerti e torniamo alle auto, con un sorriso “dentro” che difficilmente ci toglieremo, ed un ricordo che invece, non ci toglierà nessuno.

Michele Guaitoli

Le foto di quest’articolo sono state gentilmente concesse da metalpit.it