Ad ottobre dello scorso anno i Párodos hanno pubblicato il primo album “Catharsis”, registrato con Marco Mastrobuono al Kick Recording Studio, con la partecipazione di musicisti di spicco della scena italiana ed internazionale, come Massimiliano Pagliuso (Novembre), Francesco Ferrini (Fleshgod Apocalypse) ed Elisabetta Marchetti (Riti Occulti). In seguito la band ha avuto modo di portare in giro per l’Europa “Catharsis”, in compagnia di Scuorn, altro rappresentante di rilievo della musica estrema. Con loro abbiamo parlato del sound proposto, della genesi dell’album e delle esperienze on the road.
Ciao ragazzi, benvenuti sulle pagine di Metal In Italy! Il vostro debut album “Catharsis” è fuori già da un bel po’, come è stato accolto da pubblico e critica?
Prima di iniziare, un saluto a tutti i lettori d Metal in Italy! Il nostro primo album ha visto la luce il 27 ottobre del 2017 e in questi mesi abbiamo avuto modo di accertare un buon riscontro tra il pubblico e, soprattutto, la critica, considerando che almeno il novanta per cento delle recensioni è stato estremamente positivo, pur al netto di qualche critica costruttiva e di qualche totale travisazione del nostro messaggio e del nostro lavoro. Ma fa parte del gioco.
Avreste mai immaginato di ottenere tanti consensi già alla prima uscita discografica?
Per quanto possa sembrare scontata, la risposta è no, soprattutto perché ai nostri giorni la proposta musicale in generale – e in ambito metal, in particolare – è estremamente inflazionata. Tante band, tante idee, molte valide a anche ben prodotte e ben registrate: emergere, o meglio, farsi notare, è certamente complicato. Certo, la sfida ci ha stimolato fin dall’inizio, per quanto il nostro obiettivo non fosse quello di ottenere consensi, ma proporre la nostra musica e cercare di trasmettere qualcosa a chi fosse predisposto a recepirla. Possiamo dire di essere soddisfatti da questo punto di vista, indubbiamente.
Per chi non lo avesse ancora ascoltato, o che non conoscesse i Pàrodos, come descrivereste l’album ed in generale il vostro sound?
Per collegarci in parte al discorso di cui sopra, per quel che riguarda il sound ci sono stati i maggiori fraintendimenti, soprattutto da parte di alcuni recensori. Ci siamo definiti fin da subito come “Avant-garde black metal”, ma in un senso molto ampio, che racchiude quelli che sono i nuclei principali a cui ci ispiriamo quanto a stile e composizione. “Catharsis”, in concreto, è un’alternanza di melodia e dissonanze, con tastiere molto presenti e linee vocali basate sull’alternanza growl/pulito, in linea con le contrastanti emozioni del viaggio purificatore a cui la nostra musica vuole introdurre l’ascoltatore.
Che esperienza è stata per voi registrare con Cinghio al Kick Recording studio di Roma?
Tutti noi avevamo già avuto esperienze in studio, ma non a questi livelli. Marco ha confermato di essere, almeno a nostro avviso, assolutamente al top, in questo momento, in Italia e non solo. La collaborazione è stata proficua, fin dal primo giorno, e abbiamo avuto l’opportunità di carpire tante informazioni su come si lavora in uno studio tout-court professionale, nel senso più ampio del termine.
Tra l’altro diversi ospiti illustri hanno lasciato il segno su alcuni brani. Come sono nate queste collaborazioni e qual è stato l’apporto di questi musicisti?
Le collaborazioni sono nate praticamente in corso d’opera, proprio nel solco di quell’approccio di cui sopra: Marco è stato fucina di idee per noi anche in questo caso, proponendoci inizialmente la collaborazione con Massimiliano Pagliuso dei Novembre (un’istituzione, per tutti noi), che fin da subito si è mostrato entusiasta e molto interessato alla nostra proposta musicale. In seguito abbiamo proposto anche a Francesco Ferrini di comporre l’intermezzo strumentale di “Catharsis”, “Stasima”, e ad Elisabetta Marchetti dei Riti Occulti di prestare la sua voce per la parte in greco antico di “Evocazione”.
Avete portato “Catharsis” anche in Europa, in compagnia di Scuorn. Cosa avete portato a casa dopo questo tour?
L’esperienza in giro per l’Europa è stata senza dubbio entusiasmante. Abbiamo imparato molto, ma principalmente abbiamo affinato il feeling e la capacità di stare insieme sui palchi più disparati, dai più forniti a quelli più “improvvisati”. Soprattutto abbiamo potuto constatare di essere molto affiatati e di saper risolvere le varie situazioni che possono profilarsi durante nove giorni di viaggi estenuanti. Questo ci ha dato molta carica e motivazione per il futuro.
C’è qualche aneddoto particolare? Com’è stato viaggiare e salire sul palco con Scuorn ed i musicisti che lo supportano dal vivo?
Con Giuliano e la sua band c’è un’amicizia e un sodalizio musicale ormai consolidato, ben prima della partenza del tour europeo. Non potevamo immaginare miglior compagnia per condividere la prima esperienza oltre i confini nazionali. Chiaramente c’è stata qualche data sottotono, qualche imprevisto e piccoli problemi logistici, ma l’ebbrezza di suonare in locali come il Rude Boy o l’Escape di Vienna è difficile da descrivere. Abbiamo fatto un pieno di adrenalina che vogliamo assolutamente replicare il prima possibile.
Capitolo piani per il futuro: quali sono i vostri obiettivi per il 2018? Continuerete con la promozione dell’album? State lavorando a qualcosa di nuovo?
Il 2018 è iniziato e continuerà con la promozione di “Catharsis”, con diverse date, stavolta sul suolo nostrano, che verranno annunciate di volta in volta. Al tempo stesso non resteremo con le mani in mano: molto materiale è già in cantiere e siamo al lavoro su almeno due nuovi brani, che faranno parte del prossimo album, di cui tutti i dettagli sono ancora in divenire.
Voi siete di Salerno, nell’ultimo periodo sono emerse tante band interessanti in tutta la Campania. Cosa pensate della situazione attuale, a livello musicale, nella vostra regione?
La Campania sta vivendo davvero un bel momento e, in un certo senso, siamo molto contenti di far parte di questa ondata. Si percepisce un’aria diversa rispetto al passato, ci sono idee e band valide e tanta voglia di fare. Anche i locali e gli organizzatori si danno da fare per proporre un numero importante di serate metal, e senza dubbio il Cult of Parthenope Black Metal Fest sta svolgendo un’importante funzione di traino per tutto il movimento underground regionale.
Bene ragazzi, vi ringrazio per il tempo che mi avete dedicato, lascio a voi l’ultima parola, un messaggio ai nostri lettori.
Grazie a voi, ancora una volta, per lo spazio e l’attenzione dedicata al nostro lavoro. Un abbraccio a tutti i lettori e un invito a continuare a seguirci, per chi ci ha già apprezzato, e ad ascoltarci per chi ancora non l’avesse fatto!