Report a cura di Silvia Autuori
Foto a cura di Stefano Mastronicola
Il Traffic non delude mai ed anche questa volta ha fatto centro appaltandosi la devastante triade Sawthis – Svart Crown – Deicide.
Il locale della Prenestina a Roma è diventato per l’occasione (venerdì 12 dicembre) un ritrovo di assatanati… di musica ovviamente!
Ai Sawthis l’arduo compito di scaldare le anime in sala in attesa dell’ End Of The Begininng, del delirio totale riservato a Glen Benton e soci e mai compito è stato più bello per la band abruzzese.
Lo ha ripetuto più volte Alessandro Falà, voce del gruppo, direttamente dal palco: “E’ tutta un’altra cosa!”.
E’ tutta un’altra cosa, per una band italiana, suonare davanti al proprio pubblico anche perchè, parliamoci chiaro, gli italiani lo fanno meglio! Lo dice anche Alteria: “Italians do it better”, perchè noi sappiamo come far sentire il nostro calore a chi si spacca il culo per realizzare un sogno. Ed il frutto di quel lavoro, venerdì scorso, era davanti ai nostri occhi.
Giù le luci, non c’è intro e non ci sarà outro: solo i Sawthis lì sul palco del Traffic, spalle al pubblico come nella più studiata delle coreografie, pronti a scatenare l’inferno al via dei quattro colpi di bacchette ad opera di mister Michele Melchiorre alla batteria.
“Let us check your way!”… E’ “The Logical Color” ad aprire le danze. La track fa parte dell’ultimo album dei Sawthis “Youniverse”, release dalla quale sono state estrapolate per essere prodotte live anche “The Waking Up” e l’acclamata “The Crowded Room”. Il palco è sì affollato, ma sembra che i nostri abbiano a disposizione uno spazio infinito vista la facilità dei movimenti, vista la maestria di passare da una parte all’altra senza scontrarsi, saltare e girare come se fossero su un tappeto elastico. Già solo per l’headbanging di Falà ci vuole mezzo metro a disposizione, figuriamoci per tre scalmanati con gli strumenti tenuti al petto. Ed infatti non è passata inosservata la manata (involontaria) del cantante direttamente nell’occhio destro del chitarrista Janos Murri.
Quest’ultimo poi, intraprende una vera e propria storia d’amore con la chitarra del collega Marco Di Carlo durante l’esibizione di “Act Of Sorrow”: un amplesso musicale che fa passare in secondo piano l’inevitabile “denudatio” arrivata a metà concerto.
Il più serio rimane il bassista Gaetano Ettorre, che prima salta come un dannato da una parte all’altra del palco e poi pubblica su Facebook le foto di parti d’epidermide lacerate…
Si denuda ma resta serio anche Michele: il nostro batterista è quello che detta tempi e modi, anche perchè pare che nel dietro le quinte si stesse cronometrando la performance…
Tutto fila assolutamente liscio e alla Sawthis maniera.
Apprezzabile il fatto che per ottenere più spazio e dinamicità sul palco, Janos abbia praticamente nascosto il suo microfono da backing vocals dietro la cassa, rinunciando al fatto di farsi vedere e sentire nel momento in cui c’era da accompagnare l’energica voce di Falà.
A chiudere la mezz’ora Sawthis ci ha pensato “The Purifer” (dall’album “Fusion”), non prima di aver chiesto al pubblico di inscenare un circle pit che, vista la morfologia del Traffic, potremmo considerare più un “rectangular pit”. Scazzottate bonarie e spallate amichevoli.
E’ tempo di lasciare il palco ai mostri.
Ed è tempo di andare a brindare ad una grande serata…