Su una scala da 1 a 10, l’album dei Soul Secret meriterebbe 11 dal punto di vista della produzione e dell’esecuzione musicale.
La tecnica diventa perfezione, pur abbandonandosi tra le multiple braccia del prog, genere che si presenta all’ascoltatore sempre ricco di atmosfere e sfumature, dove la potenza della voce è sì gradita, ma sono le menti e le mani dei musicisti a renderlo magico ed appetibile.
Ed è ciò che accade a “4“, un album che già dal titolo non è scontato. Noi lo chiameremo “Quattro”, gli inglesi “Four”, gli spagnoli “Cuatro”. Tante anime, un solo corpo. Ma non è tutto: la linea tracciata dal “4” è un percorso, nemmeno un numero, una mappa che accompagna il viaggio del protagonista dell’album, costretto a divincolarsi tra aspetti dolorosi del suo passato e del suo presente, fino a ritrovarsi sull’orlo del suicidio.
“4” non è solo un album: è una saga. I Soul Secret si sono superati, proponendo fino a questo momento qualcosa che va al di là delle logiche di (s)partito.
Il mood fluido e confortevole che avvolge il disco è in realtà solo un palliativo: il grido iniziale nella opening “On The Edge” è l’essenza della disperazione che permea la release. Concetto ritrovabile negli accordi armonici e nel finale quasi epico di “Our Horizon”.
Le note malinconiche vengono colte ora anche nella voce. “K” è la traccia che permette al singer Lino Di Pietrantonio di offrire il suo contributo in termini di espressività. Ed anche qui “K” sembra essere non una semplice lettera, ma un’ulteriore linea da seguire. Di questa traccia in particolare è da sottolineare la componente prettamente heavy che viene concessa in piccole ma efficaci dosi.
Ascoltando le tracce di “4” si ha come l’impressione di essersi persi nel bosco: le sonorità di un brano infatti vengono riproposte in un altro successivo e così via, come in un circolo vizioso. Quindi non abbiate paura che il vostro lettore si sia rotto e che vi stia riproponendo un pezzo già ascoltato. E’ semplicemente una tattica: quella di catturare il più possibile la vostra attenzione e tenerla alta per i 70 minuti e passa di CD.
“4” è un piccolo gioiello. Un racconto in musica. Manifesto della musica dei Soul Secret è “Silence”. Manifesto della musica prog è “Downfall”, la traccia che prepara al gran finale, quella in cui si riescono a cogliere i tecnicismi dei musicisti del gruppo: la batteria di Mocerino è essa stessa espressione artistica e nel finale, l’apprezzato ed energico assolo di Vittozzi alla chitarra viene scalfito dalle gocce di un piano che preparano l’ascoltatore all’ultimo atto.
Chiude la release “The White Stairs”, una suite da oltre 15 minuti dove ogni membro si ritaglia uno spazio per lasciare la firma. Voli impazziti di tastiere e chitarre, frenetici cambi di passo in batteria: una confusione strumentale che riesce comunque a trovare il suo filo logico, percepibili nel dialogo finale dei veri anche se celati protagonisti dell’album.
I punti di forza di quest’album sono molteplici, ma bisogna saperli cogliere. “4” merita un ascolto attento e non superficiale, se non altro come forma di rispetto per questi ragazzi che hanno messo l’intero essere in un’opera discografica.