Home Recensioni Theatres Des Vampires: “Candyland” – Recensione

Theatres Des Vampires: “Candyland” – Recensione

SHARE

Cinque lunghi anni ma ne è valsa la pena! “Candyland” è il risultato di un percorso artistico coraggioso portato avanti negli anni da parte dei capitolini Theatres Des Vampires. Difatti nonostante la più che ventennale carriera questo disco può essere tranquillamente considerato come un nuovo punto di partenza e non di arrivo.
Caratteristica principale del disco è, mi si passi il termine, la fruibilità: è un disco ben confezionato, orecchiabile e dannatamente ruffiano; questo è, per me che sono stufo di canzoni che durano più di 3 minuti, un pregio notevolissimo.
Archiviato definitivamente il passato “estremo” la band sembra aver trovato una sua dimensione naturale nel sound oscuro e industrial, dove fanno capolino sinth e inserti elettronici (esempio lampante l’opener “Morgana Effect”, una vera bomba!). Non viene mai tralasciata però la parte squisitamente metal, con riff robusti e assoli di chitarra old school come in “Parasomnia”.
Sugli scudi naturalmente Sonya Scarlet, ormai leader e principale songwriter della band. La sua forza è l’interpretazione e la direzione musicale intrapresa le rende finalmente giustizia. Rabbiosa, docile, sensuale ma sempre inconfondibile: provate ad ascoltare Pierrot Lunaire (parere di chi scrive il pezzo più bello dell’album), una nenia straziante e disperata nel suo incedere lento e malinconico (quel motivetto ossessivo…mi perseguita da giorni ormai!).

Non mancano gli ospiti illustri, su tutti sua maestà oscura Fernando Ribeiro che impreziosisce “Seventh Room”; e proprio per non farci mancare nulla ecco arrivare una cover dei padrini del dark elettronico , I Depeche Mode. I TDV rivoluzionano e rendono personale un brano non proprio tra i più famosi, “Photographic” dal primo album “Speak & Spell”; scelta azzeccatissima e fuori dagli schemi.
La produzione è curatissima, ora calda e avvolgente, ora tagliente e glaciale (si riconosce lontano un miglio la mano di Christian Ice) che dona un tocco in più a tutte le composizioni.
Sarebbe riduttivo concludere dicendo solo che Candyland è un disco riuscito, ne sminuirebbe il significato. Sarebbe più giusto ricordare invece che è un disco che riveste, e sperò rivestirà, un significato importante all’interno della scena metal tricolore: Candyland è la dimostrazione lampante che cambiare fa bene e che rinnovarsi è un atto di coraggio. Anche dopo più di 20 anni.