I What A Confus!on giungono con “Lagolize It” al secondo album sulla lunga distanza, fanno nuovamente centro e continuano sulla strada del Crossover che ha caratterizzato la prima release “Repollut!on”, ma con un focus maggiore su un’idea coerente e condivisa da tutti membri.
Il loro sound deriva direttamente da Rage Against The Machine, già dall’opening track, Suicidal Tendencies, Red Hot Chili Peppers in diverse occasioni, Biohazard in “66,6”, Korn, l’incipit di “Shine On Your Crazy Metal Slug” su tutte, The Dillinger Escape Plan in “WAC A.D!” e qualche spunto che mi ha fatto pensare ai nostrani GF93. Esauriti i confronti con altre band, che qualcuno potrà trovare necessari per capire la cifra artistica di un gruppo, passiamo alla descrizione del sound dei quattro ragazzi della East Coast del Lago di Garda.
I What A Confus!on sono profondamente ancorati a sonorità degli anni ’90, ma a loro sembra interessare ben poco, perché quello che fanno ha il suo perché e funziona, inutile quindi stare qui a chiedersi da dove provenga la loro musica. L’album parte in quarta con la titletrack che spinge subito sull’acceleratore, investendo l’ascoltatore con una valanga distorta e ritmi forsennati che inaspettatamente trovano il tempo di virare anche verso una parentesi country ipervitaminizzata. Le contaminazioni sembrano però non finire qui, perché con la seguente “Arabico” ecco spuntare sonorità mediorientali, dettate anche da testi legati alla Primavera Araba, ed inizia così a farsi largo l’idea che il combo della sponda veronese del Lago di Garda sia in grado di gestire il timone della propria imbarcazione e decidere così dove condurre l’ascoltatore.
Il comune denominatore è sicuramente la tendenza a cercare soluzioni cariche di Groove, grazie al grande lavoro di Maurilio Verga alla chitarra, il quale è in grado di scagliare riff granitici e fraseggi accattivanti, ma non bisogna sottovalutare l’apporto del resto della band. La sezione ritmica non sta lì a guardare: Añdrea Avañzillo si fa sentire e non se ne sta in disparte, come in “Dog From The Grapes”, così come il drumming di Fiorenzo Lois pone gli accenti giusti per scandire i ritmi di ogni traccia.
Molto buona anche la prova del singer Pietro Filippino che sembra trovarsi a proprio agio nelle parti vocali urlate e ruvide, non disdegna comunque soluzioni melodiche, da intendersi non come aperture delicate, ma come parentesi che si discostano da un cantato che sa di Rap Metal e si avvicina a qualcosa di vagamente Hardcore.
Sebbene “Lagolize It” sia un album con una precisa identità e ad essa rimanga fedele per tutta la sua durata, i brani sono sempre piacevoli da ascoltare, non annoiano e possono contare su una componente incendiaria che spinge il “malcapitato di turno” a dover sfogare in qualche modo l’adrenalina accumulata per ben dieci brani.
Non è sempre facile tradurre in parole le sensazioni trasmesse da una band, speriamo di aver comunque contribuito a farvi capire che “Lagolize It” è una prova convincente e testimonia quanto i What A Confus!on abbiano tutte le carte in regola per farsi spazio nel panorama italiano.