“Un vincitore é semplicemente un sognatore che non si é mai arreso”… Facciamo nostra una delle frasi storiche di Mandela per presentarvi questa intervista a Marco Angelo, virtuoso chitarrista anche se “The Hooded Guitar” è un musicista a 360°.
Perchè sognatore? Perchè ha talmente creduto nei suoi che alla fine, con tenacia e sudore, è riuscito a realizzarli.
E la cosa bella è che il messaggio che manda è proprio questo: di crederci sempre!
Ciao Marco, benvenuto sulle pagine di Metal In Italy. Iniziamo subito l’intervista conoscendoci un po’ meglio: quando hai iniziato a suonare la chitarra e perché hai scelto proprio questo strumento?
Ciao Stefano, grazie a te ed a Metal in Italy per questa intervista.
Poco più di 10 anni mi ritrovai in un vecchio e dismesso capannone vicino a casa. Non ricordo con esattezza perché ero lì, ma il fatto vuole che in tale struttura trovai una vecchia chitarra malandata e abbandonata. Decisi di prenderla e rimetterla in sesto. Bastarono poche note per capire che era nato qualcosa.
Si tratta dell’unico strumento che suoni o ti diletti anche con altri?
Suono il basso elettrico, nonché il mio primo strumento. Anche se ritengo di avere più feeling con la chitarra.
Quali sono stati gli studi musicali che hai seguito? Attualmente in che modo stai perfezionando il tuo stile?
La musica delle band di Seattle di fine anni 80-primi 90 (Nirvana, Alice in Chains, Mudhoney ecc) è stata sicuramente determinante nel mio avvicinamento alla musica. Con il tempo ho cercato di catturare le emozioni delle band di quegli anni e di trasportarle nel mio strumento, dando un’impronta base al mio modo di suonare e comporre, impreziosendola col tempo da varie tecniche chitarristiche, studiate e ricercate in molti libri di didattica.
Rimanendo in tema “stile”, che tipo di chitarrista sei? Da quello che ho potuto ascoltare non ti limiti ad un solo genere musicale, ma la tua conoscenza spazia attraverso diversi ambiti…
Questo è necessario per cercare di esprimere un qualcosa di non troppo scontato, oltre ad essere utile in molteplici situazioni. Capita di dover arrangiare pezzi di diversa natura per conto di qualche autore/band, oppure di dover realizzare dei video didattici. Avere una buona conoscenza del panorama musicale che ci circonda risulta, a mio avviso, fondamentale.
Parlando invece di strumenti, che chitarre utilizzi generalmente e perché? Cosa ne pensi dei colleghi che imbracciano chitarre con sette o otto corde, credi che siano utili?
Generalmente utilizzo chitarre in stile Pensa-Suhr, realizzate dal maestro liutaio Enrico Mojentale.
Sono dotate di grande versatilità, oltre a vantare uno spettro sonoro assolutamente incredibile.
Capita di utilizzare anche chitarre a 7 corde; le trovo utili per raggiungere sonorità piu’ aggressive. Ogni strumento ha la sua collocazione; dipende sempre da che sound si vuole ottenere.
Ti ho visto spesso utilizzare marchi quali Masotti-Mezzabarba e Shiva, mi puoi parlare di questi strumenti? Com’è nata la collaborazione con loro?
La ricerca del suono mi ha portato un giorno ad incrociare le loro strade. Masotti Guitar Devices era gia’ molto in avanti, mentre Shiva aveva cominciato da poco. Con gli amplificatori Masotti ho trovato la versatilita’ che cercavo, come ad esempio ottenere un gran suono che spazia dal blues al metal senza compromessi.
Negli anni ho avuto la gran fortuna di poter provare in studio e live diverse versioni delle testate Masotti, fino ad arrivare alle ultimissime “Mezzabarba”. Il suono negli anni è migliorato non poco e fa sempre piacere ottenere belle critiche su questo marchio, attraverso i miei live, clinics e demo video.
Con Shiva Audio Devices invece, in due anni che lo conosco, ho avuto il piacere di aiutarlo a sviluppare diverse idee sui pedali ad effetto, cabinets per chitarra, ed alcune altre cose ancora in cantiere.
C’è molta voglia di crescere e lavorare; gli ingredienti giusti per andare avanti come si deve.
Sia Masotti che Shiva hanno contribuito parecchio al miglioramento del mio sound e sono grato che loro apprezzino il mio operato nei loro confronti.
Attualmente sono in commercio diversi software o emulatori che alleggeriscono il “carico” da
trasportare, tu cosa ne pensi dei vari Positive Grid, Pod, Kemper ecc? Preferisci testata e cassa?
Tali software ed emulatori, in continua evoluzione, rappresentano un buon compromesso qualità-peso in svariate situazioni, anche se prediligo di gran lunga il suono puro e caldo dell’amplificatore a valvole vero e proprio.
Negli ultimi mesi hai condiviso il palco con grandi nomi del panorama musicale italiano ed estero, tra i quali ricordiamo anche Paul Gilbert e Gus G., quali sono quelle che ricordi con maggior piacere?
Ritengo l’ultima stagione caratterizzata da serate tutte importanti, dove ho avuto il piacere di conoscere o ritrovare nel mio cammino artisti magnifici.
Paul Gilbert, Gus G, Andrea Martongelli – Arthemis, Necrodeath, Michele Luppi, Pino Scotto, Alteria, Extrema, Lostair e moltissime altre band a dir poco fantastiche.
Con Paul Gilbert è stato un momento di puro divertimento. Un grandissimo chitarrista che non ha bisogno di presentazioni, ma soprattutto una grande persona. Un vero numero uno. Mi ritengo molto fortunato nell’aver condiviso il palco con persone del genere.
Da dove nasce il nomignolo “The Hooded Guitar” e perché dal vivo ti esibisci sempre con look abbastanza misterioso?
E’ un nomignolo che mi hanno dato dei soldati americani durante un mio show, a causa del mio abbigliamento. Non si tratta di un semplice “look”, ma di una filosofia di vita legata al mistero, che mi permette di raggiungere la massima concentrazione per riuscire a creare e gestire la musica. Tale non ha volto.
Per quanto riguarda la produzione musicale, hai all’attivo tre album del tuo progetto solista; come descriveresti il genere musicale che proponi? Ci sono delle novità sotto questo punto di vista?
E’ un genere di musica strumentale, dove il fulcro del sound è incentrato nel suono delle chitarre che spaziano dal rock, blues fino a toccare diverse sfumature metal.
In questi mesi sto lavorando a un quarto album che avrà sonorità più aggressive e pesanti rispetto ai suoi predecessori. Sto anche lavorando alla rivisitazione di un pezzo metal molto famoso. Prossimamente potrete ascoltarlo su youtube, attraverso una mia videoclip, realizzata dagli studi A.P.S Vicenzamix. Il nome del brano verrà svelato all’ultimo momento.
Impartisci anche delle lezioni ad altri chitarristi? Che consiglio ti senti di dare a chi si avvicina allo studio di uno strumento?
Agli allievi che seguo, consiglio sempre di avvicinarsi con divertimento, ma allo stesso tempo in modo serio, nel rispetto della musica e del proprio strumento. Non importa quanto tempo ci si dedichi al giorno; l’importante è che non manchino questi elementi.
Nel corso degli anni hai ricevuto numerosi riconoscimenti, ma qual è stato il complimento che hai maggiormente apprezzato da parte di chi ti ha sentito suonare dal vivo?
Probabilmente le belle parole che ho ricevuto da uno dei piu grandi guitar hero di sempre come Paul Gilbert, nel backstage della Rocknroll Arena, anche se ritengo importante ogni singolo complimento che ho preso in tutti questi anni.
Bene Marco, ti ringrazio per il tempo che mi hai dedicato, lascio a te il compito ti terminare l’intervista con un messaggio per i nostri lettori.
Grazie a voi ed a tutti i lettori di Metal in Italy che invito a continuare a seguire i propri sogni, affinchè questi possano realizzarsi.