Pensavano che il loro sound avrebbe colpito il pubblico di nicchia, gli amanti del genere Avant Gard… Ed invece hanno dovuto arrendersi all’evidenza che la loro musica è stata scelta come colonna sonora quotidiana anche da altro genere di pubblico.
Buon per loro! Buon per gli Aseptic White Age, band che con “Reminiscence” ha messo d’accordo pubblico e critica.
Non a caso nella nostra review abbiamo scritto:
Gli Aseptic White Age sono una band che fa della sperimentazione il punto cardine del proprio sound, “Reminiscence” è un concentrato di composizioni quasi astratte che rifuggono dalla forma canzone così come viene solitamente intesa e si immerge in una dimensione onirica.
L’intervista a cura di Stefano Mastronicola:
Ciao ragazzi, benvenuti sulle pagine di Metal In Italy. Prima di iniziare con le domande, vi chiedo di presentarvi ai nostri lettori: chi sono gli Aseptic White Age e quali sono le tappe fondamentali della vostra carriera?
[Mike] Ciao Stefano e ciao a tutto lo staff di Metal In Italy, è un piacere essere sulle vostre pagine! Gli Aseptic White Age – o AWA, per gli amici – sono nati alla fine del 2011 dalle ceneri degli Ultiva, formazione crossover/nu-metal in cui militavamo io (Mike Pelillo, chitarrista) e Carlo (Alberto Vandelli, batterista) assieme al Bear, primo bassista della band. Il nostro intento iniziale era quello di spingerci su territori più sperimentali e tecnici, mantenendo però un solido groove di fondo. I primi riff e bozze di canzoni sono nate così, in tre. Ma ben presto l’esigenza di una seconda chitarra che potesse “colorare” le ritmiche rocciose e granitiche ci spinse a cercare Marco (Landi, chitarrista), veterano della scena estrema modenese, famoso per non avere tutte le rotelle a posto (musicalmente parlando). Dopo poco tempo e qualche pezzo pronto, il Bear decide di abbandonare la nave, da qui la prima decisione di portare fuori il progetto in trio, presentandoci ai concerti della zona nella formazione chitarra-chitarra-batteria perché tanto “i bassisti non servono a niente quando suoni una sette corde”.
[Marco] …E soprattutto quando uno dei due chitarristi si attaccava sempre al frigorifero dell’Ampeg da basso durante i live! La scelta di uscire in tre è stata azzardata ma azzeccata nonostante la mentalità “day by day” della band. Ricordo benissimo che nel 2012 suonammo con Anaal Nathrakh e Galera e furono tutti molto colpiti!
[Mike] Ben presto ci siamo accorti che in realtà il basso serve (anche se non sappiamo bene a cosa) e abbiamo contattato il rovigotto Nicolò (Cavallaro, bassista), già ottimo sperimentatore con la band Eloa Vadaath, che ha anche lui sette corde sul basso e può fare i soli quando io sono troppo impegnato a slappare sulla chitarra. Da lì a scrivere il 69% di “Reminiscence” il passo è stato breve… Ma sentivamo che mancava ancora qualcosa. Andrea (Cantaroni, synth) era già venuto a jammare in sala prove diverse volte e il suo innesto nella band è stato molto naturale. La sua padronanza di elettronica e destrutturazione sonora è un grande valore aggiunto. Ultimo, ma non meno importante, il sassofono di Matteo (Valentini, sax), in veste non solo di sostituto melodico di una possibile voce ma anche come rinforzo nelle dissonanze e nel riffing. Insomma, alla fine del 2014 avevamo il disco pronto, la formazione definita e tante nuove idee da mettere avanti!
La band è composta da sei elementi, oltre agli strumenti “consueti” avete deciso di inserire anche un sax, come mai questa scelta? Ho letto dalla biografia che sia Matteo Valentini (Sax) che Andrea Cantaroni (Synth) si sono aggiunti durante le registrazioni dell’album…
[Mike] Per la verità non credo ci sia molto di “consueto” nell’approccio ai vari strumenti. Il batterista suona metal come se stesse suonando drum’n’bass, io e Lands cerchiamo di tirare fuori tutti i suoni più strani dalle nostre chitarre mediante l’uso di slap, ebow, archetto da violino ed effetti vari, mentre il bassista suona come spesso come un synth e il synthista suona tutto fuorché elettronica convenzionale. In tutto questo casino, il sax è l’unico strumento che si riconosce sempre (beh, quasi sempre), e nei momenti più cantabili riesce a fornire punti di riferimento anche all’ascoltatore meno avvezzo alla musica strumentale, creando a volte intrecci con l’ebow di Lands e dando in maniera sottile (molto sottile) una punta pop e jazz al disco… Poi, diciamocelo, è uno strumento fichissimo!
“Reminiscence” è il vostro debut album, nella recensione ho scritto che voi amate “smembrare” la forma canzone per dedicarvi alla sperimentazione. Come sono nati i brani contenuti nell’album? Sembra quasi che vi siate dedicati a delle jam sessions…
[Mike] Effettivamente ci siamo dedicati a delle jam session! Generalmente i brani nascono in maniera del tutto spontanea – quasi involontaria – da un’idea del trio chitarra-chitarra-batteria, idea che spesso viene sviluppata semplicemente suonandola e risuonandola, improvvisando nuovi ritmi o riff. Alcuni riff, vedi la prima parte di “Synapses” o di “Antigravity”, cominciano come piccole “sfide” di counting tra me e il batterista per poi trovare pian piano una dimensione musicale ed evolversi verso altri lidi. Altre sono idee già sviluppate che vengono semplicemente arrangiate per funzionare da sviluppo o base per nuove progressioni. Curiosamente l’ordine dei brani nel disco rispecchia l’ordine di creazione degli stessi – in un certo senso – rispecchia la nostra evoluzione.
Ogni membro della band proviene da altre esperienze diverse, ma come siete giunti alla formulazione del vostro sound attuale?
[Mike] Non ci siamo fatti troppi problemi. L’unica imposizione che ci siamo dati è stata di non imporre alla band limiti o confini stilistici, ma semplicemente seguire il nostro gusto e sentirci liberi di contaminare le idee degli altri con le nostre. Io personalmente amo pensare la nostra musica come una sorta di stratificazione: ci sono le idee di base, che vengono perlopiù da tre teste e definiscono una struttura in cui muoversi, e poi ci sono i vari strati che colorano diversamente il tutto. È un po’ come dipingere un quadro o scrivere un libro – devi avere un’idea di fondo solida, ma sono i dettagli ad impreziosire il lavoro e renderlo unico.
[Marco] Ben detto Mike! Ognuno di noi, come dici bene te Stefano, ha background musicali ampi e differenti che vanno dall’ambient al death metal più tecnico, dalla musica classica all’hard rock, dal funk alla fusion al neo folk … Queste esperienze e aperture mentali ci hanno permesso di farci una bella torta con tante ciliegine sopra senza alcun ostacolo… Anzi!
Ci sono delle band alle quali vi sentite particolarmente vicini o che esercitano una certa influenza in fase di composizione?
[Mike] Ah beh, qua la lista è infinita! Provo a limitarmi: Shining (i norvegesi), soprattutto i primi tre dischi, i nostrani ZU, Devin Townsend e gli Ulver per la loro attitudine verso l’avanguardia e la sperimentazione a 360 gradi.
[Marco] Qua la lista per ognuno di noi può essere davvero illimitata… Nel mio stile se devo proprio tirar fuori delle influenze (Etchù) direi Kayo Dot, Nebelung, Cattle Decapitation, Area… Direi mille influenze (Etchù)… E qua posso parlare a nome di tutti.
Avete condiviso il palco con tante band di grande spessore, qual è il live che ricordate con maggior piacere? C’è un gruppo con il quale vorreste salire on stage?
[Mike] Io sono molto legato ai live coi fratelloni Nero Di Marte, è sempre un piacere poter suonare con band di spessore della scena italiana. Tra le band con le quali dividere il palco in futuro direi assolutamente The Ocean e Textures.
[Marco] Condivido appieno per i Nero! Altro gruppo che ho apprezzato notevolmente della scena italiana sono i Juggernaut! Io invece vorrei condividere il palco con i Drudkh. Lo so che non centra niente… Ma lo voglio.
Attualmente siete al lavoro sul nuovo album, potete darci qualche news in merito alla prossima release?
[Mike] Abbiamo già circa 25 minuti di materiale praticamente finito, più una caterva di idee. Per come sta andando la composizione ti dico che sarà un disco ancora più estremo e bipolare, martellante e ossessivo quanto basta, ma anche ricco di contaminazioni jazzistiche e atmosfera. Sicuramente più maturo.
Il genere che proponete non è certo rivolto alle masse, immagino che non sia questo il vostro intento, non è vero?
[Mike] No! Anche se siamo rimasti molto sorpresi di come tanti fruitori di musica “normale” abbiano apprezzato il nostro lavoro… Certe volte è sufficiente lasciarsi trasportare dalla musica per poterla apprezzare.
[Marco] Esatto! Anche persone over 60 e milf hanno apprezzato! Mi è capitata anche una Gilf.
Il 2016 è appena iniziato, oltre all’uscita del secondo album ci sono altre novità per l’anno in corso?
[Mike] Abbiamo un video in cantiere che dovrebbe uscire a breve, più qualche playthrough e un possibile lyric video… Senza lyrics! Stiamo anche lavorando a nuove soluzioni per l’ambito live, nel tentativo di unire la dimensione musicale all’arte figurativa e la fotografia… Vi terremo aggiornati!
[Marco] Per quel che riguarda l’ambito live avevamo una mezza idea di proporci in teatri “d’elite” proponendo come diceva Mike altre forme artistiche come fotografia e pittura… Carlo Alberto è un pittore veramente stravagante, io sono uno strano fotografo e anche Cecilia (la ragazza che si occupa del merch nei live) è anch’essa una pittrice molto caratteristica. Stiamo ponderando su come unire saggiamente il tutto! Abbiamo in ballo anche un paio di live acustici, e se andranno bene potremo pensare di miscelare l’elemento acustico anche nei live in elettrico. Tutto ancora da definire… Però come vedi Stefano, le idee sono davvero tante!
Bene ragazzi, vi ringrazio per il tempo che mi avete dedicato e lascio a voi il compito di terminare l’intervista con un messaggio ai nostri lettori. A presto!
[Mike] Grazie a voi di Metal In Italy e a tutti quelli che hanno letto fin qui!
Non perdetevi 49 minuti di viaggio introspettivo, di ricerca estrema, di suoni e di colori: “Reminiscence”, da oggi anche su tutti i siti di filesharing russi!
[Marco] Aahaha! Grazie a te Stefano! Il consiglio che do sempre prima di andare a letto è: dormite storti!