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SpermBloodShit: “Obliteration From Beyond” – Recensione

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Loro sono quelli del “Gianni Morandi EP”, quelli che, senza paura e ritegno, gli hanno dedicato un lavoro grind apostrofandolo come “il coprofago italiano”.
Ma ricordarseli solo per quella parentesi goliardica sarebbe un errore perchè gli SpermBloodShit sono tra le realtà più interessanti del panorama grindcore.
La prova del nove è arrivata con “Obliteration From Beyond“, terzo album della band abruzzese, un concept ispirato al regista John Carpenter e alla sua trilogia dell’Apocalisse che comprende i film “La cosa”, “Il signore del male” e “Il seme della follia”. Ed in effetti l’album è una composizione cinematografica che non si risparmia mai.
Quattordici tracce che sono quattordicimila randellate sui denti, “addolcite” dai richiami filmici che pongono “Obliteration From Beyond” in un alveo insolito: è il fiume di chi non segue la corrente, di chi pur restando fedele al genere adora viaggiare e spaziare.
Così come la citazione dell’Ep di cui sopra, anche il moniker potrebbe indurre a pensare che la band sia, per così dire, poco incline alla seriosità. Eppure, i ragazzi abruzzesi sanno come giocare con le parole, oltre ovviamente a saperci fare con la musica.
Nulla di nuovo dal punto di vista settoriale: come vuole la tradizione, il grindcore proposto è quello della classica frenesia da “sto ‘n’ go”, quello senza pause e dalle ritmiche incessanti. Un ammasso di suoni crudi ed assordanti, ma dove la tecnica è ben evidente. La band sembra non sbagliare una nota e questo non fa altro che avvalorare la tesi delle capacità di questi ragazzi.
Gli SBS sono una band molto valida e dalla presa scenica assicurata. Dove ci sono loro c’è il macello, quello che fanno lo fanno bene. Non ci sono pecche e gli intermezzi narrativi, che riprendono una costante dei vecchi lavori, rendono oltremodo interessante l’album.
La sensazione splatter di “A Rotten Way To End It” o la purezza bastarda di “The Feeding” sono i due capisaldi della release.