Lo abbiamo letto per Bowie, per Lemmy e per tutti coloro che ci hanno lasciato nell’era dei social. Troppo facile per qualcuno cambiare la foto profilo, cercare una canzone a caso su YouTube e partecipare al “dolore” di una perdita giusto per stare sul pezzo. E’ vero, è successo. Lo abbiamo visto con le bandiere francesi, con le vignette di Charlie Hebdo. Lo abbiamo visto fare partendo dalle tragedie internazionali fino ad arrivare alle scomparse di protagonisti di generi considerati di nicchia. Il tutto e il niente, perchè l’importante è esserci.
Troppo cinismo. Troppo pressapochismo. Troppa generalizzazione per un atto che invece va visto solo con un’accezione positiva. E dobbiamo iniziare a farlo tutti perché il tempo scorre, la vita pure e da oggi in avanti continueranno ad andarsene i nostri miti, quelli che per noi hanno significato tanto. Forse è questo che ci fa rabbia: il fatto che per ognuno di noi c’è stato un artista che ha segnato la nostra vita e probabilmente riteniamo impossibile che abbia avuto influenze su altri. Non è così, o meglio, non sempre.
La morte di Chris Cornell è stato uno choc, nonostante giorni addietro si siano rincorse voci sulla sua scomparsa. Tutte smentite. Fino ad oggi.
52 anni sono troppo pochi per un artista che era ancora nel pieno delle sue attività e nel suo caso anche 102 sarebbero stati comunque insufficienti.
Ma partiamo da qui, anzi, ripartiamo da qui.
Ripartiamo dal potere collante che questa immensa voce ha creato in queste ore.
C’è chi ha condiviso video dei Soundgarden, chi live acustici degli Audioslave, chi stralci di pezzi dei Temple Of The Dog. Ognuno, a modo suo e con la sua sensibilità, ha voluto omaggiare Chris ed in ognuno di questi post abbiamo riconosciuto il vero dispiacere per la scomparsa di un artista, di un essere umano.
Si chiama, in altri termini, potere della musica. Quando ti entra dentro così, quando ti annulla e contemporaneamente ti fa sentire parte del tutto è allora che ha svolto il suo compito. E lo ha fatto egregiamente.
Ci saranno sempre i detrattori dell’ultim’ora che infuocheranno la polemica “Oggi tutti a condividere, ma ieri?”. Ma a noi cosa importa? E soprattutto, a loro cosa importa?
L’eternità è per pochi, è per chi si è fatto amare in vita ed ha regalato emozioni. E magari, anche chi conosceva poco la storia di un artista deceduto, ha modo di scoprirlo ed amarlo postumo.
Non saremo mai totalmente d’accordo gli uni con gli altri, ma condividere un pezzo, una frase di una canzone, una semplice immagine, renderà sempre e comunque il nostro diario pubblico un posto migliore.
Quindi, poche polemiche. Non servono. Non sentite la musica, ascoltatela. E ricordatela.
Rip Chris.
Silvia Autuori