Non chiamatelo Metalcore, quello che ci propongono i Rebirth Of Enora è decisamente un stile personale, che amalgama sapientemente Metal, Hardcore, Elettronica, Sinfonica, tutti elementi che confluiscono in una sola parola: “Downgrading”.
La caratteristica principale della band ferrarese è quella di avere una precisa idea di quello che deve essere il sound, dimostrando di avere grande padronanza degli strumenti, non solo quelli tipici del Metal, ma anche quelli più smaliziati, che strizzano l’occhio ad una “modernità” spesso bistrattata. Il rischio di creare un “mostro” dalle forme indecifrabili era dietro l’angolo, ma i Nostri sono riusciti a giostrare perfettamente le varie componenti: da una parte ritroviamo le sfuriate tanto care alla tradizione Metal, dall’altra abbiamo aperture melodiche di grande impatto.
Ad aprire le danze ci pensa “Dystopia”, intro dall’incedere sinistro che fonda le proprie basi su una melodia ansiogena che crea la giusta tensione emotiva, che sfocia, attraverso un crescendo fatto anche di archi, nella seguente “Venomous Tears”: è qui che i Rebirth Of Enora vengono fuori in tutta la loro (pre)potenza. Nel primo minuto si concentrano gli elementi principali, che vanno dall’aggressività fatta di ritmi elevati, passando per un breakdown tritaossa ed un’azzeccata linea melodica di ampio respiro.
Incipit più riflessivo per “Suffocated Shouted Words”, brano che maggiormente si rifà alla tradizione Metalcore: passaggi ritmati e melodici che si alternano a breakdown e synth che sostengono la linea melodica principale. In “Let Yourself Be Cut” svolgono un ruolo fondamentale le orchestrazioni fatte di elementi che richiamano alla mente atmosfere classiche; in questo senso è da considerarsi epico e magistrale il chorus, di pregevole fattura la variazione che anticipa il ritornello finale, contribuisce a conferire dinamicità a tutto il brano.
Dopo i toni più easy listening di “Bring My Life Back”, la penultima “Rebirth Of Enora” irrompe in tutta la sua magnificenza, tanto da poter essere considerato come il brano migliore del lotto, che riesce a sintetizzare tutti gli elementi costitutivi del songwriting della band. A concludere ci pensa “Manifesto (Tear It Down)”, brano dalle melodie che rimangono facilmente impresse nella mente, ma che colpisce soprattutto nella parte centrale, dove l’efferatezza prende il sopravvento ed il synth contribuisce a creare quella sensazione di magnificenza che pervade buona parte delle composizioni.
“Downgrading” è un Ep che ci consegna una band in grande forma, con ottime doti tecnico-compositive, che non mancherà di riservarci delle sorprese in futuro.