La loro ultima uscita discografica risaliva al 2011, dopo quattro anni di assenza tornano i veronesi Mothercare con un prodotto che si pone a metà tra un Ep ed un full length: “Chronicles Of Ordinary Hatred” contiene infatti sei tracce inedite e due cover.
Procediamo con ordine: la band si ritrova nel 2014 ad organizzare una festa per celebrare i venti anni di attività, evento che vede salire sul palco anche gli ex membri, da qui la voglia di tornare in studio per comporre qualcosa di nuovo. Nasce così questa release che vede la luce nel 2015.
Per chi conosce i Mothercare sa bene cosa aspettarsi, lo stile del six pieces è ben definito e riconoscibile e, sebbene abbia subito degli aggiornamenti, risulta comunque fedele a quelli che sono i trademark che contraddistinguono il loro sound. Thrash Metal martellante, ma anche passaggi dal groove irresistibile che inducono ad un headbanging sfrenato, non disdegnando atmosfere che virano decisamente verso lidi Death Metal.
Prova di queste ultime impressioni è sicuramente l’opener “Lingering Over The Tide To Float”: dopo una breve intro di trenta secondi ecco che irrompono le chitarre di Rudy Pellizzon e Mirko Nosari in tutta la loro potenza abrasiva. L’incedere è imperioso e pachidermico: il riffing dei due axemen è supportato da tutta la sezione ritmica che vede nel drummer Marco Piran una vera e propria colonna portante che sostiene e scandisce i ritmi di una traccia che predilige tempi non particolarmente pestati. Trovano spazio anche frangenti che hanno una connotazione (pain)-core decisamente marcata, così come un piccolo assolo di basso ad opera di Jacopo Jack Ravagnani.
Seguono due tracce “Devouress” (Part 1) e (Part 2), dedicate ad una simpatica signorina; è qui che esplode la componente Thrash/Death dei Mothercare e sembra davvero di tornare indietro di qualche anno, a farla da padrone sono ritmi più indiavolati, che in parte rallentano nella seconda parte della traccia, mostrando chiaramente che i Mothercare hanno esperienza da vendere e sanno destreggiarsi in vari ambiti. Con “Bent To The Almighty” si salta sulla sedia sin dalle prime note: il riff portante del brano è quello che tra tutti gode della maggiore dose di groove, un soluzione non articolata che però svolge egregiamente il suo dovere. “La Stanza Dipinta Di Viola” è un brano strumentale la cui durata va di poco oltre il minuto: percussioni, che vedono come ospite Sbibu, chitarre semidistorte ed atmosferiche, orchestrazioni ad opera di Klandelion per una traccia davvero piacevole e riflessiva. Con “Venomous”, che vede la partecipazione di, Sebastian “CP” Platzer, si conclude la lista delle tracce inedite, seguono “Piss Angel” e “Relics”, che sono due cover dei Pig Destroyer e Nasum rispettivamente, riviste in chiave Mothercare ed ottimamente interpretate.
“Chronicles Of Ordinary Hatred” è un prodotto che verrà sicuramente apprezzato dai fans dei Mothercare, perché ci consegna una band in splendida forma che ha ancora molto da dire e da suonare.