Forse dovrò farci l’abitudine, forse ancora non sono pronto per certe cose… O forse sto invecchiando e parlare via Skype con miti della mia gioventù sta diventando la normalità. È che mi sembravano così lontani, così inavvicinabili anni fa… Insomma tutto mi sarei aspettato tranne il fatto di vedere il mitico Chris Holmes che mi fa vedere con la webcam il suo studio, i fogli con le nuove canzoni che sta preparando e la moglie che mi ringrazia per l’attesa! Tuttavia sono molto felice, perchè parlare con musicisti con tanta esperienza non può far altro che arricchirti …poi Chris Holmes é un mito cavolo! L’ex Wasp è sopravvissuto degli anni ’80 e, nonostante l’età che avanza, le svapate di sigaretta elettronica sulla webcam, è sempre un piacere constatare quanto sia bello e “infettivo” il rock, una malattia che non ti lascia mai!
Ciao Chris e benvenuto.
Oh grazie a voi!
Iniziamo subito dal presente “Under the Influence” é uscito da qualche mese ormai, quali sono state le prime reazioni?
Devo essere sincero non ne ho la minima idea! Posso dirti che dal vivo i pezzi piacciono e le reazioni sono ottime, ma non chiedermi della critica o dei giornali specializzati perché davvero non li leggo. Però li legge mia moglie, lei si occupa di tutto e a quanto pare l’ep piace.
Il disco suona sporco e dannatamente rock’n’roll, sicuramente old style ma anche fresco e moderno. Qual è secondo te il ruolo di Chris Holmes all’interno del panorama rock/metal odierno?
È difficile rispondere a questa domanda. Sono fuori da queste dinamiche da parecchio tempo ormai. So solo che a me piace suonare e non potrei farne a meno. Sono cresciuto negli anni ’80, faccio ancora musica anni ’80 e credo farò sempre quello. Solo così posso essere me stesso al 100%. Se poi questo Chris Holmes riesce ancora a conquistare dei cuori e dei nuovi fans non posso che esserne felice.
Tra qualche giorno tornerai in Italia come Headliner del “Fuck You We Rock Festival”, cosa ti aspetti?
Sono davvero molto contento. Il pubblico italiano lo ricordo bene, gente estremamente calorosa, dalle strette di mano al casino sotto il palco.
A condividere il palco con te ci saranno band dell’underground italiano che molto probabilmente sono cresciuti ascoltando te e i Wasp ovviamente. Cosa si prova?
Difficile dirlo, da una parte ne vado fiero, dall’altra mi sento vecchio! (risate). Potrei essere il padre di molti di loro, e sono contento che suonino uno strumento e che facciano casino. Spero solo che abbiano le idee chiare…
Che intendi Chris?
Spero facciano musica per passione e non per soldi. Il music business è un mondo pieno di squali. Certo i soldi aiutano ma la passione deve necessariamente venire prima di tutto. Se inizi a suonare con l’idea solo di arricchirti allora secondo me inizi col piede sbagliato!
Tu hai vissuto sulla tua pelle gli anni ’80, il rock, la trasgressione. Com’è cambiato il rock in questi decenni?
Si, ho vissuto gli anni ’80 e spesso nemmeno mi ricordo cosa ho combinato. Ho fatto veramente tante stronzate nella mia vita, The Pool Interview.. Sai di cosa parlo. Per ricollegarmi alla domanda precedente, odio che i giovani ammirino quella stronzata! Sono un miracolato a poterlo raccontare, io non dovrei essere nemmeno qui a parlare con te. Fortunatamente ho dato una svolta quando ho smesso di bere altrimenti sarebbe finita veramente male! Il rock è cambiato molto ma io non gli sono andato dietro. La mia idea di rock è sempre la stessa, musica dura, selvaggia e sporca, ma fatta col cuore. I miei live shows sono diretti, semplici e passionali. Bevute di sangue e suore sgozzate non fanno più parte dei miei concerti, solo musica e sudore!
So che non ami molto rispondere alle domande sugli Wasp e a me non interessa farle. Solo una piccola curiosità: quando uscì l’album “Helldorado” ero un 18 enne fan accanito della band… ecco volevo chiederti, quanto c’è di vero nella storiella che ha ispirato la canzone “Don’t cry…just Suck”?
Tranquillo Marco, non amo rispondere alle domande sugli Wasp semplicemente perché ho/abbiamo già detto tutto. Non voglio essere ripetitivo. “Don’t cry, Just suck”… Beh si qualcosa di vero c’è ma forse nemmeno lo ricordo! Su quell’album ho suonato pochissimo… C’è poco di me in quelle canzoni. Amo ancora album come “The headless children” (a chi lo dici Chris!) Quella canzone beh…sono storielle di tour.
Grazie per il tempo che ci hai dedicato, personalmente è stato un vero onore, ti lascio carta bianca per salutare i lettori di Metal in Italy…
Grazie a te Marco, è bello vedere che ci sono giovani (mi commuovo così Chris!) che amano ancora il rock puro e viscerale. Ci vediamo tra qualche giorno, magari sotto il palco!