Abbiamo avuto il piacere di fare qualche domanda ai “The Memories of Peter Bathory”, per Metal in Italy risponde Edoardo, voce della formazione Trentina!
Ciao ragazzi, avanti con le presentazioni! Chi siete, da dove venite ed il significato del vostro nome!
Ciao a tutti! È un piacere fare questa intervista! La formazione attuale è composta da me, Edoardo, alla voce, Tiziano alla batteria e HeadMatt alla chitarra. Qualche mese fa il nostro bassista, Riccardo, ha lasciato la band. Attualmente facciamo prove con un bassista ed un tastierista per la registrazione di un nuovo singolo e un video. Veniamo tutti da Trento! Per parlare del nome bisogna prima parlare della band. Quando ho creato questa band 4 anni fa non volevo fare la solita “A Verb The Name” con testi e argomenti random, volevo creare qualcosa di coeso, un concept. Allora ho forgiato questo personaggio ispirandomi alle storie di Erzsébet Bathory e Peter Stubbe, plasmando Peter Bathory e ambientando il tutto nell’Estonia del 1500. Tutti i testi sono scritti in sequenza e narrano progressivamente le vicende e nefandezze di Peter. La storia viene raccontata in 2 modi: attraverso i testi e attraverso i ricordi impressi nei diari scritti in prima persona da Peter, cosicché la gente possa ascoltare la canzone e leggere i pensieri del personaggio nello stesso momento, creando un legame tra corpo, la canzone, e lo spirito, i diari. Da qui sono arrivato alla conclusione che il nome che meglio poteva esprimere questo progetto era The Memories Of Peter Bathory.
Parlateci un po del vostro ep “Chapter one: Afflictions”… cosa nasconde questo titolo ?!
“Chapter One: Afflictions” è il primo nostro lavoro professionalmente prodotto dopo un cambio di line-up di 1 anno fa. Questo EP è una flash-forward nella vita di Peter, nel quale il personaggio ha costruito intorno a sé un muro di avidità, rabbia e malvagità. Tutto ciò viene abbattuto quando Peter incrocia per la prima volta lo sguardo della sua meravigliosa prediletta. Non avendo mai provato una sensazione come l’amore a prima vista viene sopraffatto da nuove sensazioni e disturbato fino al punto di non saper più come reagire. Il concept dietro il termine “Afflictions” riflette il tormento di un amore non corrisposto metaforizzato nelle afflizioni di un uomo cieco, sordo e muto, che guida al senso di paralisi.
Questo EP è una trilogia: La prima traccia, Blind Along The Fence, paragona la disperazione di un cieco nell’intento di trovare un cancello (che simbolizza il salto dai limiti auto-imposti ad un nuovo livello di autostima), ma per farlo deve aggrapparsi con le mani ad uno steccato. Lui sa che lo steccato è l’unica cosa che potrà guidarlo al cancello, ma è anche consapevole del fatto che avvinghiato ad esso c’è del filo spinato. Il suo desiderio di fare questo salto gli dona forza, sia mentale che fisica, per sopportare il dolore del filo spinato fino al raggiungimento della sua destinazione. La seconda, Deaf To The Sound Of The Gate, tratta dell’impossibilità di un uomo sordo di udire il cigolante rumore metallico prodotto dal cancello in fase d’apertura, quindi non riesce a capire se è effettivamente aperto o chiuso. Il silenzio attorno a lui è soffocante e fa vagheggiare la sua mente nell’agonia del suo passato, nel quale non avrebbe mai pensato che questo momento potesse arrivare. “Solo il tempo potrà guarire” non può essere applicato a questa situazione poichè più aspetta, più il tempo lo annienta. A questo punto è confuso e non capisce se vuole allungare le mani per scoprire se il cancello è aperto o no. Alla fine si chiude in sé stesso ritornando al senso di paralisi. L’ultima traccia, Dumb To The Evidence, mostra l’incapacità di reagire alla verità anche quando questa si presenta di fronte a lui. Ci prova, ci riprova e ancora ci riprova ma continua a fallire. Dalla sua gola non esce suono, vorrebbe urlare ma la paralisi non glielo permette. È stato da solo per così tanto tempo che non riesce più a sentire niente interiormente. L’amore, nella sua semplicità, ha distrutto Peter. Quello sguardo ha riesumato una parte di lui che non era mai uscita nella sua intera esistenza. L’amore lo ha distrutto… o semplicemente cambiato?
Dal titolo sembrerebbe l’inizio di una serie di capitoli, confermate?
Yes! Ammetto che la scelta di usare “chapter” non era delle più originali, ma era quello che esprimeva meglio tutto il concetto di storia e narrazione! Come detto prima “Chapter One: Afflictions” è un flash-forward. Il principio della storia viene narrato nel “Chapter Two”, un full-lenght al quale stiamo lavorando da qualche mese.
Nei brani si riconoscono vari generi musicali, spiegateci com’è venuta fuori quest’idea.
Ogni membro ha avuto percorsi musicali differenti influenzati da generi musicali totalmente diversi dal deathcore. HeadMatt spazia dall’heavy al technical death metal; Tiziano è un jazzista; Io ascolto soprattutto Industrial! Cerchiamo sempre di trovare un sound comune ma sempre inerente al mood che viene rispecchiato nel testo.
Progetti per il futuro?
Certo che ne abbiamo! Miriamo a registrare il nuovo singolo verso gennaio con i nuovi membri, sperando diventino permanenti. Poi ci dedicheremo alla stesura del full-lenght. Abbiamo anche avuto qualche proposta per dei contratti da alcune label ma ora è presto parlare di queste cose. In futuro faremo un release party e metteremo in vendita le copie fisiche dell’EP ma non abbiamo ancora scelto una data… quindi colgo l’occasione per dire ai lettori di seguirci su facebook per restare aggiornati sulla data! Speriamo comunque nel meglio per questo progetto!
Grazie per il vostro tempo ragazzi, volete ringraziare o salutare qualcuno?
Ringraziamo il nostro mitico ingegnere musicale Marco Ober che ha prodotto il nostro EP nel suo Artifact studio ed il nostro super graphic designer Stefano della [esse]quadro che ci ha creato un artwork micidiale. E ovviamente ringraziamo voi di Metal in Italy per questa intervista e recensione!
Recensione di “Chapter one: Afflictions”