Con il secondo album “Elements’ Blackest Legacy” gli ShadowThrone hanno compiuto sicuramente un grande passo in avanti rispetto al debutto, già di per sè molto valido. Pur restando fedeli alle radici Black Metal, i Nostri hanno deciso di implementare elementi diversi. L’album ha catturato l’attenzione dell’etichetta Non Serviam Records che ha deciso di darlo alle stampe. Dai cambi di line-up alla produzione, passando per l’evoluzione del songwriting, lo stato del Black Metal in Italia e tanto altro ancora, ne abbiamo parlato con il mastermind della band Stefano Benfante.
Ciao Stefano, benvenuto sulle pagine di Metal In Italy. Iniziamo subito dal nuovo album “Elements’ Blackest Legacy”: come sta andando? Com’è stato accolto da pubblico e critica?
Salve,innanzitutto ringraziamo Metal In Italy per l’intervista.
“Elements’ Blackest Legacy” inizia a girare sul web ed in questi giorni siamo attenti alle recensioni dell’album. Siamo molto soddisfatti delle critiche sul nuovo lavoro. Notiamo un crescente interesse sui canali della band e su quelli della Non Serviam Records. Non avevamo e non abbiamo aspettative, lasciando tutto il resto nelle mani del caso. Non abbiamo ‘impacchettato’ il nuovo album con l’intenzione di piacere a qualcuno e far colpo sui recensori . Proprio non me ne frega nulla. “Elements’ Blackest Legacy” può somigliare a decine di altri albums di bands più blasonate ma in realtà, credo , soltanto sotto alcuni aspetti, mentre ci sono altri lati che vanno scoperti all’ascolto.
Un anno fa, era ottobre 2018, avete annunciato un cambio di line-up, con l’ingresso alla voce di Zilath Mehlhum, ex Voltumna. Perché la scelta è ricaduta su di lui? Qual è stato il suo apporto al nuovo album?
Avevamo in programma di iniziare le registrazioni del nuovo materiale proprio durante l’uscita dalla line-up di Emanuele Lombardi e Serj Lundgren, rispettivamente bassista e cantante. Non nego che è stato un periodo scoraggiante perché non avevo nessuna voglia di ricominciare con nuove persone. Pubblicammo un post sulla nostra pagina social dove eravamo alla ricerca del nuovo cantante per le sessioni del nuovo album. Ammetto che ricevemmo un certo interesse e c’erano cantanti che scrivevano di voler provare. Fummo sorpresi quando fummo contattati da Zilath perchè conoscevamo i Voltumna ed avevamo condiviso lo stage in varie occasioni. Una band professionale e con grandi esperienze alle spalle. Zilath ci inviò un provino della sua voce su un nostro brano e ci piacque subito. Devo dire che questo modo di fare molto professionale ci colpì non poco. La prova del nove sarebbe avvenuta in studio durante le registrazioni e le aspettative non sono state deluse. Zilath fa un ottimo uso sia del growl che dello scream ed inoltre aveva lavorato in breve tempo sui nuovi testi ed apportato modifiche a quelli che erano stati già scritti. Ha contribuito in maniera decisiva alla realizzazione di “Elements’ Blackest Legacy” e credo che lo si possa ascoltare nel risultato finale.
In qualche modo è cambiato il songwriting degli Shadowthrone per adeguarvi al nuovo cantante, si è verificato il contrario o fin dall’inizio c’è stata perfetta sintonia?
Come detto nella risposta precedente Zilath è entrato negli ShadowThrone quando i brani erano già stati scritti ma non è stato un problema perché gli abbiamo dato carta bianca nell’apportare modifiche ai testi ed inserire nuovi concetti. La sua voce versatile ci ha permesso di lavorare in tutta tranquillità senza dover cambiare nulla nella struttura musicale. Ha messo i suoi anni di esperienze nei Voltumna al servizio degli ShadowThrone. Si chiama passione e non tutti la sentono.
Rispetto al precedente capitolo, a prescindere dal cambio di line-up, quali sono le differenze, se ce ne sono?
“Demiurge Of Shadow” è stato il nostro primo album ed il nostro primo lavoro in studio. È un buon album di partenza con delle pecche che ci hanno aiutato nel capitolo successivo. Ce lo siamo auto-prodotto per poi passarlo nelle mani della nipponica Zero Dimensional Records. I brani sono semplici ed a tratti un po’ immaturi. Formula che è stata in un certo senso voluta con l’intento di omaggiare il black metal sinfonico degli anni 90. Le critiche erano state buone ma, a mio parere, non soddisfacenti perché in alcuni aspetti era stato accostato ad atmosfere gothic a causa dei miei precedenti anni passati con i Theatres Des Vampires. In un certo senso era stato frainteso. Ci siamo messi subito al lavoro sul nuovo materiale ed alla fine abbiamo notato una differenza di composizione rispetto ai brani di Demiurge Of Shadow. Senza volerlo abbiamo colmato alcune lacune ed il risultato è ciò che potete ascoltare sul nuovo capitolo.
Rimanendo in tema: secondo voi è giusto ripetere la stessa formula, con poche variazioni ad ogni uscita discografica, oppure una band deve sempre mettersi in discussione?
Sono dell’idea che ci si può mettere in discussione mantenendo la stessa formula per ogni album altrimenti si rischia di cadere in equivoci perdendo il concetto e l’identità della band. Personalmente non riesco ad ascoltare bands che, con l’abuso e la scusa delle sperimentazioni, non sono ne carne ne pesce. Mi si pone davanti un idea di –cambio con a seconda del vento- e non è qualcosa di apprezzabile. Con gli ShadowThrone abbiamo mantenuto la stessa formula ma abbiamo modificato alcuni aspetti come quello sinfonico. In principio la parte sinfonica era affidata ai classici elementi d’orchestra quando abbiamo deciso di rimpiazzarli con tastiere e synth digitali ed il risultato è stato una nuova visione dell’album che si allontana dalle atmosfere crepuscolari del genere e si avvicina più a dimensioni fredde, astrali e gelide come quelle artiche e silenziose. Un po’ come avevano fatto i Limbonic Art o i Covenant di Nagash .
Spesso, soprattutto chi non è avvezzo al Black Metal, vede questo genere come una sorta di sfogo per satanisti, occultisti e via dicendo. Ma sappiamo che non è così…nel vostro caso quali sono i temi trattati? Qual è il messaggio che vogliono diffondere gli Shadowthrone?
Non esiste un filo logico che unisce i nostri testi e non c’è nessun messaggio di diffusione. I testi descrivono mondi e dimensioni fredde, oscure dove non arriva il tepore o il bagliore di nessun dio sebbene a tratti si percepisce l’influenza delle classiche icone oscure e blasfeme. L’arte occulta la si può ricercare anche in alcuni generi musicali non propriamente black metal come il jazz o la musica classica. È una questione soggettiva. Il black metal straborda di gente ridicola che recita la parte dell’anima nera ma che nella vita pratica adopera filosofie e politiche da piascialetto. Credo sia esatta la tua definizione di: valvola di sfogo. Io l’ho sempre visto come un genere musicale nichilista ed introspettivo. La ricerca della sintonia all’interno del chaos.
Essendo profondi conoscitori del genere, pensate che dagli albori ad oggi si sia snaturato il Black Metal? Spesso si legge,soprattutto sui social, di diatribe tra i defenders della prima ora e chi invece cerca contaminazioni con altri generi…
Premetto che io mi considero un fan del black metal della prima ora. Ho iniziato ad ascoltare il black metal a metà anni 90 dopo aver seguito ed assimilato il classic metal. Posseggo album in vinile che compravo all’epoca come Filosofem di Burzum o Anthems To The Welkin At Dusk degli Emperor. Venivano comprati a scatola chiusa e spesso ti facevano storcere il naso ma la cosa non ti andava giù ed allora lo ascoltavi e riascoltavi fino a dare il senso all’acquisto. Personalmente ancora ascolto e compro gli album black metal che suonano anni 90, quindi non acquisterei mai il nostro nuovo album ahahah! Come ogni arte primordiale questa è destinata a mutare e ad essere inquinata perché è nella natura umana sperimentare. Molte cose mi fanno venire il volta stomaco mentre altre le trovo interessanti. Non mi interessa fare guerra alle bands perché non ho nulla da spartire con nessuna di loro. Cavoli loro cosa fanno della propria musica anche se non li esclude da critiche. Se c’è una categoria che mal sopporto sono i nuovi “metallari” da t-shirt e playlist youtube ma questo sarebbe un discorso troppo lungo ed interessante.
Permettimi una nota di colore: qualcuno dice che per registrare un disco Black Metal bastano un mangianastri degli anni ’80 ed una vecchia cantina. Ovviamente, battute a parte, non è così e la tecnologia svolge un ruolo importante, soprattutto in fase di registrazione. Voi vi siete affidati ai Time Collapse Recording Studio di Riccardo Studer. Com’è stata questa esperienza? Tra l’altro lui è rinomato per le orchestrazioni…
Mi piacciono gli album che trasudano il nero, specie se adornati da atmosferici riffs di chitarra e credo che senza dubbio il luogo di composizione o registrazione sia incisivo, per questo in parte do ragione a quel “qualcuno”. A tal proposito è in fase di lavorazione un album riguardante un mio side-project che vede coinvolti due membri di altre bands black metal ma al momento non mi sento di dire nulla. Riguardo gli ShadowThrone l’idea era quella di venire su con un band più vicina al classic black metal ma abbiamo dovuto cercare e trovare un compromesso dettato dalla differenza di generazione e punti vista degli altri membri, mantenendo lo stile della band sui margini del genere. Quindi, attualmente, definire gli ShadowThrone una band del tutto black metal sarebbe sbagliato. Abbiamo aperto alle nostre influenze musicali senza chiuderci in un guscio ed infatti si possono riscontrare influenze come il death e il trash metal. Ci siamo affidati ai Time Collapse Recording Studio perché avevamo necessità di tentare con una produzione pomposa e moderna. Il lavoro svolto con Studer è stato in totale collaborazione. Allo stato embrionale dei brani ero stato io a scrivere le parti di tastiere e synth sebbene fossi totalmente estraneo in materia, quindi affidammo a Riccardo il compito di corregerle e lavorare sui suoni oltre ovviamente alle registrazioni del resto dell’album. Il risultato è stato un tappetto di synth che ha aggiunto un tocco apocalittico all’intero lavoro .
Passando, invcece all’aspetto live, come riuscite a riprodurre sul palco la stessa atmosfera che si percepisce ascoltandovi su cd?
Senza mezzi termini ci affidiamo all’uso della tecnologia usando sequencer come ormai fanno anche le grosse bands se vuoi avere un risultato soddisfacente.
Qual è lo stato di salute del Black Metal in Italia? Dobbiamo guardare al passato o ci sono band altrettanto valide ai giorni nostri?
Da che io ricordi, tanti anni fa nel nostro Paese bands black metal valide erano poche e poche sono rimaste ad oggi. Bands come Selvans, Enisum, Black Faith, Ad Noctem Funeriis, Darkend e qualcun’altra che mi sfugge . Il resto non so che dire, anche perché spesso queste bands non hanno nessuna voglia di venir fuori o si cullano nella definizione di “underground” che ad oggi non so ancora cosa significhi. Alcune sono ridicole, altre non mi dicono proprio nulla, altre blaterano e basta convinte che post o like sotto qualche foto li mantenga a galla senza rendersi conto che stanno sul fondo da un bel pezzo.
Noi italiani tendiamo ad osannare le band estere, ma capita che le band nostrane si rivolgano ad un pubblico straniero, bypassando gli ascoltatori del proprio Paese. C’è un rapporto di odio/amore tra le due parti? Gli Shadowthrone raccolgono più consensi in casa o fuori?
Non è facile come discorso perché si può cadere in equivoci ed in controsensi. A parte che non guardo la nazionalità di chi segue la nostra band, non ho tempo e curiosità quindi non saprei cosa dire al riguardo. Anche perché oggi sui social molte persone tendono a mascherare le proprie origini o il Paese d’appartenenza . Quindi magari un tizio che si fa chiamare Varg potrebbe essere di Latina scalo ahahha
Con l’uscita di Elements’ Blackest Legacy però ho riscontrato un interesse abbastanza importante da parte del pubblico italiano, attraverso messaggi o commenti sui canali e questa cosa non può che farmi piacere perchè l’italiano di indole ha sempre guardato l’erba del vicino.
Prima dell’uscita dell’album avete anche annunciato la firma per Non Serviam. Come è arrivato questo contratto? Cosa ha visto l’etichetta nella musica degli Shadowthrone?
Avevamo pronto il promo del nuovo disco ed eravamo in cerca di una nuova etichetta alla quale assegnarlo. Abbiamo inviato a decine di labels alle quali poteva interessare ma molte tardavano nel rispondere, non erano interessate o (diciamo anche questo) chiedevano soldi per firmare. Dovrebbero andare a farsi fottere esattamente come alcune agenzie di booking presenti nel nostro Paese. Conoscevamo l’olandese Non Serviam Records in quanto era l’etichetta dei nostrani Darkend e ne avevamo sentito parlare bene. Quando ci rispose che era interessata a prendere con se Elements’ Blackest Legacy ne fummo entusiasti ma a colpirci fu l’interesse che la label aveva per l’intero disco. Lo avevano ascoltato e riascoltato trasmettendoci positività e feeling. Avevano analizzato tutti gli strati dei quali è composto Elements’ Blackest Legacy, anche quelli più nascosti. Non parliamo di una grande etichetta in termini numerici e questo è un bene perché meglio essere la band numero dieci di una buona etichetta che la band numero mille di una grossa etichetta. La Non Serviam Records è una label selettiva e produce una band partendo dal valore del lavoro che le si pone dinanzi, quindi era la label con la quale firmare e visto il lavoro svolto fino ad ora e il rapporto instauratosi non possiamo che esserne orgogliosi.
Progetti per il futuro? Ci sono appuntamenti live da segnare in calendario?
Al momento abbiamo tre date confermate: il 16 Novembre all’Equinox di Veroli in provincia di Frosinone, il 29 Novembre suoneremo al Traffic di Roma per il release party del nuovo album degli Ade ed il 30 Novembre ci aspetta il Black Winter Fest XII a Parma con Hellhammer, 1349, Kampfar ed altre bands. Stiamo lavorando per il 2020 .
Bene ragazzi, grazie infinite per la chiacchierata. Lascio a voi l’ultima parola. A presto!
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