25 Anni di carriera e non sentirli, grazie al ritrovato entusiasmo con l’uscita di “Signs”, ultima fatica discografica degli SKW. A distanza di diversi mesi dall’uscita ufficiale, abbiamo parlato con la band per tastare il polso della situazione
Salve ragazzi, bentornati sulle pagine di Metal In Italy! Il vostro album “Signs” è fuori da maggio dell’anno scorso, a distanza di tanti mesi che bilancio potete fare? Siete soddisfatti per i risultati ottenuti?
Ciao! Francamente si, ci ha rilanciati alla grande e ci sta permettendo di ri-apprezzare un po’ di aria fresca e ritrovare tantissima energia. Ci siamo rimessi in moto, abbiamo ritrovato entusiasmo, nuovo management, nuovo ufficio stampa, nuova etichetta (la mitica Bagana). Abbiamo lavorato tantissimo a questo disco col produttore Frank Andiver e ci rappresenta al 100% per come siamo ora. Le recensioni in pratica sono state tutte super positive, molti fan hanno spesso detto che e’ il piu’ bel disco degli SKW e che non manca nulla. Siamo completamente d’accordo e per la prima volta non cambieremmo nulla di questo disco.
Ho letto che questa release ha avuto un’ottima accoglienza da parte di pubblico e critica, quali sono stati i punti di forza che sono emersi dai pareri delle “due sponde”?
Beh credo la maturità e la personalità che si avverte nel disco innanzitutto, musicale e lirica, certo siamo una band ormai “aged”, però questo porta anche a qualcosa di positivo. E poi la freschezza del sound e in linea generale il filo conduttore del disco…dal punto di vista emotivo/musicale e’ un cd che non “cala” mai, molto colorato e molto sfizioso nelle varie tracce che si susseguono. Regala emozioni, cosi’ ci hanno detto. Una specie di percorso senza pause, come un bel film insomma. A fine disco rimani soddisfatto. Ed e’ la stessa sensazione che rimane a noi che lo abbiamo fatto. Ci ha sorpreso anche il fatto che hanno parlato bene di quella che per noi e’ una song sperimentale, diciamo una strong ballad che tra l’altro sara’ anche il nostro terzo singolo in uscita il 26 marzo (“Never so close”)
Adesso invece vorrei sapere da voi quali sono le caratteristiche del vostro sound, quelle che vi hanno permesso di ottenere dei risultati così incoraggianti…
In qualunque occasione e su qualunque tipo di palco e amplificazione ci hanno sempre detto che suoniamo allo stesso modo. In modo compatto e incredibile. Questo significa avere dentro di noi un concetto di proprio sound personale a prescindere, un’dea di come deve suonare una song degli SKW. Ma non e’ un qualcosa che pensiamo, e’ un qualcosa che viene senza che noi lo sappiamo. Credo che non sia da tutti questo. La personalita’ del sound e’ un qualcosa che noi diamo per scontato tra noi, ma che gli altri ci indicano come punto di forza per nulla scontato. Il nostro sound e’ roccia, ma anche sfumatura, colore. E questi si percepisce quando durante l’ascolto assieme alla rabbia subentra anche l’emozione.
Avete recentemente festeggiato 25 anni di onorata carriera, “Signs” lo possiamo definire quindi come l’album più maturo della band? Come è cambiato il vostro approccio alla composizione in questo lasso di tempo?
Sicuramente il più maturo, ma anche il più completo sotto tutti i punti di vista. La composizione si e’ evoluta molto. Conta anche l’esperienza. All’inizio dei tempi ogni riff ogni idea diventava una canzone, un impeto non controllabile. Spesso però non si aveva metodo e qualcosa poteva non funzionare alla lunga. Ora percepiamo la musica come arte, a 360° e noi per primi ricerchiamo quanto feeling e che sensazioni può dare una song. L’approccio compositivo e’ piu’ controllato e deve essere al 100% ciò che sentiamo. Poi per gli ultimi due album abbiamo avuto un produttore artistico e la cosa e’ notevolmente migliorata perché è comunque qualcuno che può darti e dirti delle cose che altrimenti da soli non potremmo avere.
“Signs” è un titolo davvero emblematico, letteralmente lo possiamo tradurre semplicemente come “Segni”, ma per gli SKW di quali “Segni” parliamo? Di cosa trattano le liriche?
Non è un vero e proprio concept, ma i segni sono sicuramente il filo conduttore dell’album, con un’accezione che varia da toni più cupi, come l’ineluttabilità dei segni di una morte che ti insegue, fino ad una visione più positiva in brani come “Light”. Rispondo con un estratto del brano Signs. “I segni sono attorno a noi, a volte più evidenti, alle volte un po’ meno, disegnano in qualche modo il nostro cammino, il nostro destino. Sta a noi però unire i puntini e delineare il nostro personale percorso”. Il brano è una sorta di inno all’apertura mentale, un invito a cogliere i segni che ci circondano e a leggerli/interpretarli come un grande disegno che è però solo abbozzato.
Abbiamo ospitato sulle nostre pagine in anteprima lo streaming di “Red Sector A”, una cover dei Rush, da dove è nata l’idea di realizzarla?
La premessa è che siamo tutti fan dei Rush (produttore compreso) e l’idea di coverizzarli alla nostra maniera e’ venuta così, senza nemmeno troppi ragionamenti…non ti so dire perché…ce ne volevo una ritmata e non progressive, abbiamo pescato nella loro discografia degli anni 80 “Red Sector A” le cui liriche in qualche modo si potevano anche assimilare a “Signs”.
Impossibile non porvi una domanda in merito al Rock Against Cancer, che esperienza è stata? E soprattutto cosa pensate delle attività dei Cowboys For Dimebag?
Esperienza più unica che rara. Tutta grazie a Riccarco Canato! Immaginate di poter fare del bene a persone che ne hanno bisogno, fare solidarietà, farlo insieme a un sacco di amici di vecchia data e di nuovo pelo, il tutto suonando insieme per una jam, su un palco con davanti un sacco di persone felici, celebrando un chitarrista che ha segnato la storia del rock moderno, trovando un’armonia devastante senza nemmeno mettersi d’accordo prima. Cioè questo è Cowboys for Dimebag. Riesci a pensare a qualcosa di più bello?
Siccome io vi tengo d’occhio… ho visto una foto del set di un video, cosa state preparando? Potete darci qualche news in anteprima?
E’ il terzo singolo “Never so close”. Uscira’ il 26 marzo ed e’ la prima volta di una nostra “strong ballad”. Tra l’altro faremo un release party al Rocknroll di Milano il 26 marzo sera. Vi aspettiamo tutti! Il video e’ molto sperimentale. Protagonista una donna che interagisce con noi, ma non riesce, e’ sempre ostacolata fisicamente da impedimenti. Quando po’ ce la fa…sorpresa…lo vedrete nel video! Rimanete sintonizzati su skw.it
Siete una band instancabile, sempre in giro a suonare…Ci sono delle date nei prossimi giorni da tenere a mente?
Beh abbiamo già girato l’Italia appena uscito il disco, tornando anche a Roma dopo molto tempo, e ora continueremo a farlo per tutto il 2015. In particolare ci teniamo alla data del Rocknroll di Milano perché li presenteremo il video e perché è un po’ casa nostra (il 26 marzo), ma poi partiremo per un tour spagnolo dove toccheremo un po’ tutte le grandi città nel mese di aprile. Hai ragione! Non ci fermiamo mai!
Prima di lasciarci vorrei porvi un’ultima domanda: se doveste riassumere i 25 anni della vostra carriera con un pensiero, quali parole utilizzereste?
Musica, emozione, Passione, umiltà, dignità, amicizia.
Bene ragazzi, io vi ringrazio per il tempo che ci avete concesso, è sempre un piacere avervi qui con noi. A voi l’ultima parola…lasciate un messaggio ai nostri lettori!
Sostenete sempre e comunque le band italiane di qualità che si fanno un culo quadro per esprimere emozione e messaggi. Un giorno o l’altro vi renderete conto di che tesoro prezioso si nasconde nella nostra terra.