Dopo il demo del 2016 “Reabsorption” e un EP del 2017 “Ashes”, i Blackened metallers Fierce⊙ sono giunti al debutto sulla lunga distanza con “Eclipses From The Duat”. Ne abbiamo approfittato per approfondirne la conoscenza, i segreti nel sound e le speranze post Covid-19.
“Eclipses From The Duat” mette in evidenza già dal primo ascolto delle differenze dal suo predecessore “Ashes”. A cosa è dovuta questa variazione nel registro sonoro?
Ciro: “Ashes” e “EFTD” sono nati da due contesti e concetti molto diversi. Il primo lo definirei più “embrionale”, nato da una fase della band in cui essenzialmente eravamo ancora alla ricerca non solo di un sound, ma di una direzione vera a propria. L’evoluzione sonora e non, è stata determinata soprattutto dal cambio di line up che ci ha consentito di applicare nel concreto le idee e il sound che la band sentiva la necessità di abbracciare. “EFTD” è un album compositivamente più studiato, ma allo stesso tempo più “sporco” proprio per soddisfare il desiderio di essere più diretti e di impatto.
I vostri testi sono profondi e sicuramente non superficiali. C’è un filo conduttore, voluto o non voluto, tra le liriche di “Eclipses From The Duat”?
Andrea: Nonostante il disco non sia stato creato con l’idea di fare un concept album, possiamo dire che tutti i brani in un modo o nell’altro trattano quel percorso di introspezione che porta a scendere nei propri inferi personali. Durante la scrittura di EFTD abbiamo dovuto affrontare diverse sfide e periodi di difficoltà sia come individui chee come band, come ad es. il sopraccitato cambio di line up, situazioni lavorative difficili e altre problematiche più personali. Questo ci ha fatto mettere in discussione tante cose; personalmente mi ha fatto riflettere molto sull’eliminare quanto di superfluo e controproducente stessi vivendo per concentrarmi invece sulla direzione che dentro di me sentivo di voler prendere. Un costante Solve et Coagula se vuoi.
Quali sono i gruppi metal italiani che più prendete in considerazione come modello o più apprezzate per ciò che fanno? Qual è la vostra opinione sul metal a livello nazionale?
Ciro: Ci sono un paio di band che onestamente mi sento di menzionare: Hobos, per il loro sound aggressivo e i mid tempo da head banging. Grime, per la capacità di impatto sonoro devastante. The Haunting Green, non prettamente metal, che dal vivo che mi hanno colpito tantissimo! Inverted Matter, perché semplicemente devastanti!
A livello nazionale mi sento di dire che a quanto scelta di band non siamo sicuramente messi male, anzi! Purtroppo il metal come movimento credo sia un po’ indietro rispetto alle altre realtà europee e in generale pesa il momento sicuramente non roseo per i live show nel paese (anche precedente all’emergenza sanitaria che ci sta colpendo).
Andrea: Credo che il metal a livello nazionale offra molte realtà interessanti. Pensando alla nostra “scena” locale non posso non menzionare i grandissimi Grime, come ha ricordato anche Ciro, e i The Secret (anche se ormai accomunarli a Trieste è un po’ un’esagerazione). Poi uscendo dalla provincia mi vengono in mente Black Oath, Ferum, The Haunting Green, i Feralia da Torino…Credo che in Italia abbiamo una scena metal veramente florida e variegata. Poi purtroppo sono poche le band che riescono a farsi conoscere un po’ di più suonando in giro. Uno dei motivi principali, senza girarci troppo intorno, credo sia il poco supporto da parte del pubblico italiano della scena underground. Nonostante ci siano realtà e club che continuano a funzionare anche a livello di partecipazione grazie ad impegno costante e passione, sono abbastanza convinto che qualsiasi altra band italiana che suona attivamente sul territorio potrà confermarti grandi difficoltà nel chiudere date e avere un degno ritorno economico e di pubblico. Fuori dall’Italia non è tutto rose e fiori figurati, però mediamente si percepisce più supporto e serietà.
Ci sono combinazioni (tra strumenti, pedali, testate e casse) che per voi sono ottimali per il vostro genere? Quali sono le vostre armi segrete dal punto di vista tecnico?
Ciro: Personalmente mi porto alle spalle un periodo molto ampio da “gear freak” dove la pedaliera cresceva e la ricerca di una nuova testata era all’ordine del giorno. Con il nuovo disco la scelta del gruppo è stata radicale, si è scelto di tenere una pedaliera “basic” composta dallo stretto necessario: distorsore, echo/riverbero e accordatore. La scelta di tutti noi era di trovare un suono di impatto, poco complesso, e per questo abbiamo tutti portato il boss HM2 in famiglia che oltre all’impatto ha dato alla band quel tocco di “Svezia” che cercavamo. Posso dirti che la combinazione HM2 – Gibson – jcm800 funziona alla grande ma non è certo un segreto! Io invece sono da anni in una “comfort zone” con il rig Orange (thunderverb mk3) dalla quale faccio difficoltà a separarmi e forse è proprio questa la nostra arma segreta. Il non avere due rig completamente uguali, con due testate molto diverse, sicuramente dà alla band quella variante di suono che rende l’impatto meno monotono sia live che su disco.
Cosa c’è oggi nella musica metal che mancava vent’anni fa… e cosa manca oggi di quelle cose che c’erano vent’anni fa?
Ciro: Personalmente non credo oggi ci sia qualcosa che 20 anni fa mancasse. Lo dimostrano tutte le band che oggi come ieri continuano a sfornare dischi di tutto rispetto. Forse oggi lo studio e le attrezzature per realizzare un disco sono più accessibili a tutti e questo dà un grosso vantaggio ai musicisti di oggi. Con questo non voglio assolutamente dire che le band adesso non vadano ascoltate o prese in considerazione anzi, credo che per le motivazioni di cui sopra dobbiamo ritenerci fortunati ad avere la possibilità di conoscere nuove band più facilmente!
Andrea: La differenza principale che noto sta nelle tempistiche di realizzazione di un disco e nell’attenzione che l’ascoltatore dà al prodotto finale. La tecnologia al giorno d’oggi ti permette di registrare facilmente un album senza neanche spendere troppi soldi (a volte anche senza avere una band vera e propria) e questo ha portato ad una grande saturazione del mercato a discapito spesso della qualità finale del prodotto. Conseguentemente gli ascoltatori sono travolti da una quantità di dischi all’anno in cui è difficile districarsi. Oltre a ciò la soglia dell’attenzione si è assottigliata tantissimo nella nostra società in generale.
Mi piace ricordare con nostalgia quei periodi in cui da ragazzino compravo un disco ogni 2/3 mesi dal negozio di fiducia e passavo giornate intere a riascoltarlo leggendomi tutto il booklet ed imparando i testi a memoria. Ma i tempi cambiano e va bene così, i prodotti validi e curati continuano ad esserci. E’ solo più grande l’oceano in cui scovarli.
Questo stop forzato per le misure di contenimento del Coronavirus Covid19 vi hanno fatto saltare dei concerti? Quali saranno i vostri prossimi impegni, nella speranza che tutto torni presto alla normalità?
Andrea: Purtroppo questa emergenza sanitaria ci ha fatto già saltare 3 date. E’ un gran peccato perchè erano tutte e 3 delle date a cui tenevamo particolarmente insieme a band validissime. Eravamo anche nel mezzo dell’organizzazione di un tour europeo a settembre, ma come puoi bene immaginare non ha neanche senso continuare a pensarci fin quando la situazione non sarà tornata alla normalità. Non possiamo neanche lamentarci più di tanto però, ormai in tutto il mondo tantissime band stanno perdendo interi tour che dovevano svolgersi in questi mesi. E’ stato veramente un duro colpo per la musica dal vivo che già stava soffrendo. Per non parlare delle difficoltà economiche che stanno passando i locali che ospitavano i concerti.
Posso solo sperare che dopo questo duro periodo di isolamento e quarantena ci sarà un rinnovato entusiasmo per i live show nel nostro paese.
Domande a cura di GhostWriter