Home Interviste Dropshard: “Cresciuti sotto la stella del Prog e dei Pink Floyd”

Dropshard: “Cresciuti sotto la stella del Prog e dei Pink Floyd”

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Con l’album “Silk” (la nostra recensione) i Dropshard hanno voluto creare un qualcosa che fosse davvero lo specchio della band, che li rappresentasse appieno. Probabilmente ci sono riusciti, abbandonando l’irruenza degli esordi, confezionando un lavoro più ragionato e maturo.
Conosciamoli meglio in questa intervista.

Domande a cura di Giuseppe Sterlicchio

Ciao ragazzi, grazie per essere qui con noi, sulle pagine di Metal In Italy. Leggevo sulla vostra biografia che i Dropshard nascono dalle ceneri di una band nata addirittura tra i banchi di scuola. Fateci un excursus delle tappe e degli avvenimenti che vi hanno portato a diventare ciò che siete oggi.

E’ tutto vero! Avevamo 15-16 anni (Sebastiano alla chitarra, Tommaso alla batteria e Alex al basso) e frequentavamo tutti lo stesso istituto quando decidemmo di formare un gruppo – allora chiamato Antares – che si sarebbe poi trasformato in quello che oggi sono i Dropshard. Al tempo Sebastiano scriveva molti brani che desiderava proporre come pezzi originali, ma all’epoca eravamo molto meno esperti e riuscimmo a registrare solo qualche canzone che sarebbe finita nei due demo DSI (2008) e DSII (2009).
Non avevamo mai avuto un cantante serio, per cui abbiamo iniziato a guardarci intorno e infine, dopo vari tentativi ed esperimenti, abbiamo trovato Enrico, e da allora le cose hanno preso il volo! Abbiamo eseguito molti concerti nel 2010 che ci hanno dato l’energia per cominciare a lavorare sul primo disco Anywhere But Home. Eravamo tutti molto coinvolti nella stesura di questo primo lavoro, e avere finalmente la possibilità di realizzare qualcosa del genere è stata un’esperienza veramente emozionante! Nello stesso periodo abbiamo vinto 3 giorni di registrazione grazie ad un contest per band emergenti e ne abbiamo approfittato per incidere l’album. Insomma, per noi è stato un sogno diventato realtà! L’album fu un discreto successo e ci diede l’opportunità di suonare in inghilterra in un paio di occasioni, che per una band nata in una scuola non è affatto male!

Da cosa nasce e qual è il significato del nome Dropshard?

Come già detto, il nostro precedente nome era Antares. L’esigenza di cambiarlo è nata principalmente da due fattori: 1) avevamo iniziato a comporre brani originali e 2) c’erano troppe cose che si chiamavano Antares: stelle, razzi, altre band, piastrellifici e perfino una scuola di ballo! Così un pomeriggio dell’estate del 2007, sdraiati nel giardino della casa dove provavamo allora, abbiamo convenuto che niente e nessuno si chiamava Dropshard. Il nome è un gioco di parole tra “drop” (goccia) e “shard” (frammento) e rappresenta l’impossibilità di una goccia di frantumarsi.

Sono stati avanzati alcuni confronti stilistici tra voi e band del passato, quali Marillion e Genesis. Ci sono anche altri artisti appartenenti ad un passato più recente, che ritenete importanti per la vostra formazione artistica?

Sicuramente i Pink Floyd sono per tutti noi un caposaldo della musica di quel tempo. La nostra nascita è effettivamente legata alla musica progressive degli anni ’70, ma il nostro obiettivo è sempre stato quello di cercare di guardare oltre questo genere che oggigiorno vive grazie ai nostalgici e agli appassionati della musica di quel tempo. Per cui, partendo dalle basi ereditate da quel grandissimo fenomeno, cerchiamo di creare qualcosa che rappresenti la società moderna tramite sonorità e stili più attuali. Gruppi moderni dai quali traiamo ispirazione sono certamente Porcupine Tree, Pain of Salvation e molti altri, anche di generi completamente diversi (Peter Gabriel, Police, ecc…). Siamo certamente una band a cui non piace stare ferma: la nostra attenzione ora si sta spostando su sonorità più elettroniche e utilizziamo sempre più spesso ritmiche coinvolgenti piuttosto che introspettive.

Vi va di parlare del nuovo album “Silk”? Come lo presentereste ai nostri lettori?

Silk rappresenta per noi un punto di svolta. Abbiamo scelto come simbolo un velo di seta, che al tempo stesso protegge dalle paure e ci impedisce di vedere la realtà con chiarezza. All’interno ci si può trovare veramente di tutto, abbiamo cominciato esplorando brani più energici e destabilizzanti (come Cell 342 o The Endless Road) e proseguito con pezzi più meditativi e riflessivi (Eyes, Tied Together). E’ stato un lungo cammino, che ha visto presentarsi molte difficoltà sia materiali che spirituali, ma la fiducia nel nostro obiettivo ci ha permesso di affrontarle nel migliore dei modi e soprattutto insieme. Infatti possiamo dire che, se l’album precedente (Anywhere But Home) era per lo più stato composto dal nostro chitarrista Sebastiano, Silk è opera di tutti noi: ognuno ha dato un contributo fondamentale nella sua realizzazione artistica.

In che modo nascono i vostri pezzi?

Generalemente Sebastiano, il nostro chitarrista, scrive la base del pezzo che viene poi arrangiata e modificata in base a quello che sente ogni membro del gruppo. Non esitiamo mai a metterci in discussione, e spesso i brani cambiano radicalmente (come per esempio Maya, che agli esordi era un brano di oltre 6 minuti ricco di cambi di tempo e sezioni molto progressive!). In Silk troviamo però anche pezzi nati in altro modo, per esempio Eyes è stato composto da Enrico, il nostro cantante, che originariamente lo intendeva come brano solo voce e rhodes, oppure Seat, nato da un’improvvisazione di Tommaso (batteria).

Cosa mi potete dire del songwriting?

Abbiamo costruito Silk insieme. È in tutto e per tutto un lavoro di squadra, dalle prime note, all’arrangiamento, al mix. Ognuno ha potuto dare lo spazio che voleva e poteva dare. Le idee di base sono soprattutto di Enrico e Sebastiano, ma ogni strumento è stato ovviamente rivisitato e studiato dai rispettivi musicisti. Così, dato che siamo in 5 e abbiamo avuto differenti influenze e desideri nel sound e nella composizione del nostro secondo album, ecco Silk, la nostra identità frammentata tutta in vista sul piatto, eppure unita per un album vario e compatto, come lo volevamo.

La copertina sembra particolarmente simbolica. Cosa rappresenta la donna bendata?

Rappresenta appunto il concetto del velo di seta che al tempo stesso protegge e offusca la vista. La donna è simbolo dell’umanità, che si erge sopra il suo creato (rappresentato da una città), e che fatica a vedere con chiarezza la realtà che la circonda. Il dipinto è stato commissionato da noi ad una bravissima e giovane disegnatrice, Regina Carbonara, e ha fatto veramente un ottimo lavoro!

L’album “Silk” si apre col pezzo “Insight”, di cui avete realizzato il video. Parlateci delle sua realizzazione.

Molto semplice: ci è sempre piaciuta l’idea di realizzare un video in splitscreen (ovvero con tutti gli strumenti che suonano in contemporanea in video differenti) e Insight ci sembrava il pezzo ideale per questo genere di video. Ci siamo così registrati durante le sessioni di registrazione dell’album e abbiamo realizzato questo video!

Avete avuto esperienze live, aprendo a dei mostri sacri quali i Marillion. Quali benefici o arricchimenti avete tratto da queste esperienze?

In realtà non abbiamo proprio aperto ai Marillion, ma abbiamo suonato lo stesso giorno nello stesso festival! Abbiamo però avuto l’occasione di conoscere molte grandi band da vicino (The Tangent, The Watch, IT, Il Tempio delle Clessidre…) e questo ci ha certamente aiutato a formare la nostra esperienza attuale. Abbiamo imparato molto osservando i grandi esibirsi sul palco come noi, e allo stesso tempo abbiamo anche avuto modo di ragionare ed imparare dai nostri errori!

Concludiamo l’intervista con un saluto ai nostri lettori ed un invito riguardo date live o anticipazioni di progetti imminenti.

Grazie per averci proposto questa intervista e grazie a voi che la state leggendo!
Il 16 maggio suoneremo al Verona Prog Fest in compagnia dei Red Rex (King Crimson Tribute), il giorno dopo al The One di Cassano D’Adda in provincia di Milano, poi a Osnago… ce ne sono ancora un po’ e altre date verranno aggiunte.
Potete restare aggiornati tramite il nostro website www.dropshard.net e i nostri social networks. Sono in programma dei tour fuori regione, magari fuori dall’Italia e dei videoclips… ci si vede sotto al palco!