“Eris” è il nuovo singolo di Erisu, già disponibile in radio e sulle piattaforme digitali. Il brano, frutto della collaborazione con Steve Sylvester, leader dei Death SS, rende omaggio alla dea Eris. Abbiamo incontrato la band per saperne di più.
Intervista a cura della Redazione.
Il vostro nome, “Erisu,” ha un significato particolare? Come avete scelto questo nome per la vostra band?
Il nome Erisu deriva dalla dea della discordia Eris, dea che Omero descrive come un piccolo essere all’inizio e che cresce a dismisura fino ad avanzare con grandi falcate sulla terra e che con il capo colpisce la volta celeste, facendo tremare la terra ad ogni passo.
La vostra formazione è interamente femminile. Quanto è importante per voi questa caratteristica e come influenza la vostra musica e il vostro messaggio?
Il femminino sacro è un tema a noi molto caro, molto antico e che negli anni si è perso. Con la nostra formazione interamente femminile vogliamo portarlo in auge, renderlo attuale e sensibilizzare chi lo ignora.
Potete parlarci di come vi siete incontrate e di come è nata la band?
Nantu è stata la prima dare vita al progetto e pian piano ci siamo trovate a vicenda perché tutte attratte dalla mitologia e storia e ci siamo aggregate attorno al progetto
Avete collaborato con artisti come Steve Sylvester e Andy Panigada. C’è qualche altro artista o band con cui vi piacerebbe collaborare in futuro?
Lavorare con Steve Sylvester ed Andy Panigada per noi è stato un grande privilegio, ne siamo davvero molto grate. Abbiamo tutte gusti musicali ed influenze differenti, Ninlil stessa ha già collaborato con la storica band punk Stigmathe e come gruppo abbiamo avuto il piacere di collaborare con artiste della scena alt idol nipponica come Sari, Rukatama e YLMLM La varietà delle influenze e degli artisti a cui ci ispiriamo per la nostra musica ha davvero uno spettro ampio
Qual è il vostro processo creativo? Come nasce una canzone delle Erisu?
Un brano di Erisu nasce soprattutto da un grande e minuzioso lavoro sulle armonizzazioni vocali, dal momento che siamo comunque un ensemble di voci. La nostra ricerca punta soprattutto a far funzionare la diversità dei nostri timbri in qualcosa di unico ed indissolubile. Non usiamo le voci per mostrare virtuosismi, ma più come degli strumenti veri e propri che nella loro diversità devono amalgamarsi e dare una sensazione tribale. Anche l’utilizzo del canto lirico di Nunrim non è tanto un richiamo al mondo dell’opera ma più un modo evocativo per riallacciarsi alle tematiche mitologiche e religiose dei nostri brani.
Nel vostro nuovo singolo “Eris”, come avete cercato di rappresentare musicalmente la figura della dea Eris?
La dea Eris per noi è assai diversa dal concetto di divinità attuale, in cui un dio o una dea sono totalmente positivi o negativi. Eris ha tante sfaccettature, è giocosa, lei fa le sue scelte e l’uomo le subisce, ma queste scelte non vengono mai fatte in funzione dell’uomo. La varietà delle nostre personalità e delle nostre voci rispecchia appieno queste sfaccettature della dea nella nostra musica. Nel testo di “Eris” noi stesse la descriviamo come la dea terribile che tutti conoscono, ma in realtà è solo un lato parziale della sua essenza, nel descriverla in modo netto e deciso usiamo l’ ironia proprio come usualmente fa lei con gli esseri umani.
Avete detto che “Eris” rappresenta una liberazione e un grido di battaglia. Come sperate che il pubblico reagisca a questo messaggio?
Quello che si può sperare da un pubblico: che gridi con noi a sua volta.
Infine, cosa volete dire ai nostri lettori e a chi ancora non vi conosce?
Di seguirci e restare sintonizzati sulle frequenze della dea, perché a breve uscirà il nostro nuovo album: con esso avrete modo di scoprire ancora di più l’universo di Erisu.