Home Interviste Kezia: “Perché questo nome? Perché ci piacciono le femmine!”

Kezia: “Perché questo nome? Perché ci piacciono le femmine!”

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Sono dei bei giovanotti, capitanati da un commercialista… Immaginiamo il suo mal di testa in questi giorni da 730!
Loro sono i Kezia, band bresciana che ha saputo stupire in positivo con l’estro del nuovo album “The Dirty Affair” (la nostra recensione). Il commercialista in questione è Pierlorenzo Molinari, voce della band e protagonista assieme ai suoi compagni di questa intervista, dove viene apertamente dichiarato amore ad Albano Carrisi e dove si confessano “stiramenti” di gatti… Occhio che vi denuncio!

Ciao ragazzi e benvenuti sulle pagine di Metal In Italy. Voi siete quelli dall’artwork fashion vero?
Ciao Silvia, siamo proprio noi! Dobbiamo ammettere che la t-shirt dei Kezia ti dona molto!!! È davvero un piacere poter rispondere alle tue domande; sei fortissima tu ed è fortissimo “Metal in Italy”, per cui onoreremo al meglio il prezioso spazio che ci stai dedicando.

Parliamo di “The Dirty Affair”, il vostro ultimo lavoro che propone un genere tutto suo: il prop. Spiegatemi meglio…
L’idea di catalogare un genere “incatalogabile” ci è venuta a disco finito. Dopo svariati ascolti ci siamo chiesti quale fosse il nostro scaffale nei negozi di dischi, il nostro posto nel mondo: tra Albano e Romina, con i Queen, tête-à-tête con i Pooh o nel quartiere dei Dream Theater? Covando segretamente l’ambizione di un tour regionale con Albano abbiamo scartato l’affiliazione metal che ci avrebbe costretti a dire addio ad un live con orchestra alle Tenute Carrisi. Ecco perché abbiamo coniato un termine che si prestasse meglio alla nostra musica: uno zibaldone di stili, popolari e progressisti, che suona un po’ da slogan politico.

So che avete diviso gli addetti ai lavori. C’è chi vi considera degli innovatori e chi invece non ha gradito le sperimentazioni. Credete che sia per un fatto prettamente legato al gusto musicale di chi ascolta?
Divide et impera. Non c’è vita senza diversità e non c’è progresso senza sperimentazione. Gran parte delle recensioni sono state positive, alcune addirittura ottime. Stroncature vere e proprie non ne abbiamo ancora ricevute; le attendiamo, ma non le abbiamo ancora ricevute. In molti hanno apprezzato il tentativo di produrre qualcosa di nuovo – quando ci definiscono folli e azzardati ci si gonfia il petto d’orgoglio – in un panorama musicale statico come quello italiano. Dalle recensioni meno positive abbiamo appreso molto e, quant’è vero Iddio, faremo tesoro delle critiche. La definizione che ci è stata data di “cialtroni geniali” è forse quella che meglio sintetizza tutto quanto detto nelle varie recensioni.

Chi vi critica, secondo voi, cosa non ha capito o avrebbe dovuto capire?
A nostro avviso i puristi del genere progressive potrebbero restare spiazzati dalla spensieratezza e
dall’immediatezza di certi pezzi, mentre gli amanti del pop-rock molto probabilmente risulterebbero
orrendamente colpiti dai frequenti cambi di tempo e di melodia. Ma è questo il segreto: si tratta di un disco che premia coloro che sanno stare nel mezzo… E’ musica che potrebbe piacere ad un centromediano metodista svizzero, che dopo averle viste tutte nella vita se ne sta lì nel mezzo, contaminato da tutto, ad essere qualcosa di diverso da tutto ciò che lo circonda.

Chi vi loda invece, credete abbia condiviso appieno le vostre intenzioni o addirittura trovato aspetti ulteriormente nuovi del vostro lavoro?
Chi ci ha lodato ha colto in pieno lo spirito goliardico del disco. Siamo davvero felici per le belle parole spese a proposito. Alcune recensioni hanno approfondito molto il nostro lavoro regalandoci punti di vista del tutto nuovi. Qualcuno ha analizzato e parafrasato i testi, arrivando a dare interpretazioni interessanti e, a tratti, addirittura auliche. Ci hanno inoltre accostato ad alcune band di cui non conoscevamo nemmeno l’esistenza e che ci siamo promessi di approfondire subito.

Che mi dite dei testi? Chi si occupa delle lyrics?
I testi sono all’apparenza demenziali ma nascondono riflessioni serie sulla vita e sulle sue dinamiche. La maggior parte dei brani racconta esperienze che abbiamo vissuto sulla nostra pellaccia, dalle quali
ricamiamo delle vere e proprie storie. Prendi l’opening track “Before I Leave”: racconta di un gatto che decide di farla finita a seguito del licenziamento dal suo posto di lavoro; l’idea è nata dopo l’ennesimo stiramento felino ad opera del chitarrista Toe che, visibilmente scosso, ha ipotizzato fossero i gatti a cercare le sue ruote, e non viceversa. Il paroliere è Pier ma tutti partecipano al brain-storming di idee per la storia di fondo.

Come nasce una canzone dei Kezia?
Le canzoni nascono nei momenti più impensabili. E’ la musica che ci sorprende quando siamo intenti a fare altro. Accade prima singolarmente, con alcune suggestioni musicali che ci tolgono il respiro e ci obbligano a lasciare quel che stiamo facendo per appuntarle. Poi i singoli contributi entrano in sala prove, passano il filtro dell’improvvisazione e si perfezionano con un lavoro certosino d’insieme. A volte è capitato anche di lavorare con un approccio diverso: Pier proponeva testi abbozzati su cui si è studiato un accompagnamento legato a doppio filo al significato di ogni singola parte, con atmosfere poliedriche, come in un musical.

Ma poi… Kezia… da dove deriva?
In un’intervista di qualche tempo fa abbiamo detto che Kezia è un nome femminile e a noi le femmine piacciono davvero tanto. Oggi, a distanza di qualche tempo, ci sentiamo di confermare l’affermazione. Ma rilanciamo dicendo che Kezia è anche il nome di un album dei Protest The Hero, disco che abbiamo adorato e il cui titolo ci è sempre suonato molto bene. A noi piace pronunciarlo alla canadese: K e s a i a, però molti dicono Kèzia… Sicuramente faremo un video tutorial per comunicare la pronuncia che ci piace di più.

Siccome abbiamo capito che vi piace sperimentare, con cosa vi piacerebbe mettervi alla prova nella prossima release?
Inizialmente l’idea era quella di fare come secondo disco un “Best Of”, contenente tutti i brani del primo disco. Però dopo un’estenuante riunione assembleare, abbiamo accantonato momentaneamente l’idea.
Stiamo già scrivendo materiale nuovo per il prossimo disco. La prima impressione è che la vecchiaia ci possa far abbandonare gradualmente le parti più metallare per curare maggiormente l’arrangiamento, il gusto e la resa globale del brano. Speriamo di riuscire a proporre live qualche pezzo nuovo già in autunno

So che tra voi ci sono commercialisti e trafficanti vari. In senso buono ovviamente… E’ ancora pensabile oggi poter vivere di sola musica o è qualcosa che ormai appartiene al passato?
Credo che sia davvero impensabile vivere di sola musica, basti pensare al fatto che artisti famosi come
Ligabue, Vasco Rossi ecc sono costretti a sfornare dischi su dischi (a nostro parere orrendi) per poter
arrivare alla fine del mese (di quale anno e quale secolo non si sa). Riteniamo ragionevolmente che per le band emergenti la strada verso il professionismo sia sbarrata. Ed è sempre più difficile trovare locali disposti a dare spazio alla musica live inedita, il che ammazza il numero di potenziali fan. E’ un periodo di grande disinteresse per la musica nuova. Per fortuna ci sei tu Silvia che sei fortissima, bravissima e bellissima. Che fai a cena?

(scusate ma la correttezza che mi contraddistingue, mi impone di riportare pari pari ciò che hanno dichiarato!!!, ndr)

Ragazzi, grazie del vostro tempo. Le ultime parole sono per voi…
Seguiteci numerosi sul nostro sito web www.keziaofficial.it, sulla nostra pagina Facebook e, se siete davvero delle persone a modo, cercate il nostro disco sulle piattaforme musicali Itunes, Google Play, Spotify… Magari tra qualche anno ci troviamo tutti alle Tenute Carrisi per fare un rave a base di olive e ceffoni.
Grazie mille per lo spazio e il tempo che ci hai donato Silvia, il vostro lavoro è linfa vitale per la musica emergente italiana.