Voglia di whisky, sesso e rock’n’roll. “Impressions” degli Inside The Hole si candida a diventare la vostra colonna sonora ideale se vi piace almeno una di queste tre cose.
La band, metà siciliana e metà meneghina, è alla seconda prova discografica, ma ascoltandola si ha l’impressione che siano sul mercato da tempo immemore.
“Impressions”, benchè sia solo la seconda release degli Inside The Hole è già il disco della maturità, anche se dal precedente “Beer! Sex!..and Fuckin’ Roll”, Roy Zappia e soci vi hanno attinto, trasportando nella contemporaneità il meglio.
La musica degli Inside The Hole è l’omaggio italiano a quel rock graffiante, a quel blues grugnante proprio del Texas, anche se limitarsi a saloon e camperos sembra alquanto riduttivo.
La chitarra di Zappia corre veloce nella track d’apertura “We’ll Be Free”, virtuosismi che in quei saloon del sud non trovi, anche perchè poi ascolti “I’ll Fight For Me” ed improvvisamente ti ritrovi con i capelli al vento sulla Route 66.
Ecco, uno dei pregi di questo album è che, letteralmente fa viaggiare.
Un intenso viaggio tra generi diversi, dosati con una perfezione che neanche Chef Cracco in cucina sarebbe in grado di combinare. I Masterchef dell’hard’n blues, per questo lavoro, hanno attinto dall’hard rock tradizionale, quello geniuno targato anni 70, anche in fase di stesura dei testi, dove l’omaggio alla figura femminile era quasi un passaggio obbligato. E così, vai con pezzi come “Love Me Babe” o l’incognita “Mary, The Dream”, piccolo gioiello funk, o ancora la spudorata “Beer! Sex!..and Fuckin’ Roll” dove non è difficile immaginare che da un momento all’altro salti fuori Lemmy Kilmister per una guest appearance.
La titletrack, merita un discorso a parte, perchè sembra che gli Inside The Hole abbiano ancora una volta voluto sperimentare con se stessi: incredibile come il primo giro di chitarra e di distorsioni ricordi vagamente l’intensità di “Holy Diver”, per poi cambiare velocemente registro e consentire alla voce di Zappia di svoltare nel romantic rock, dando alla canzone stessa un’anima tutta sua.
Chiude “Begin The Blues”, come a dire: “Ok, abbiamo scherzato!”. “A me me piace ‘o blues e tutt’e juorne aggio cantà”, dice Pino Daniele. Gli fanno eco i nostri, ma con l’intensità di chi la sa lunga, di chi ha studiato tempi, modi e personaggi per arrivare alla maturità stilistica ed espressiva di un disco. Ed “Impressions” è tutto questo.
Gran bel lavoro.