Home Recensioni The Citizen: “Curtain Call” – Recensione

The Citizen: “Curtain Call” – Recensione

SHARE

Con i The Citizen sono in difficoltà. Recensire il loro “Curtain Call” è cosa tutt’altro che semplice perchè ritengo che questo sia uno di quei gruppi capaci di dividere la critica perfettamente a metà.
Cominciamo col dire che il genere proposto dal gruppo campano è un alternative rock, ma che di rock propone molto poco, almeno nell’accezione tipica alla quale siamo abituati. Qui c’è una voce e soprattutto una chitarra che fanno il bello e cattivo tempo, senza però dare quella spinta necessaria a rendere memorabile il lavoro.
Allo stesso tempo però questa poca ricerca è un’arma che gioca comunque a loro favore, in quanto permette ai The Citizen di presentarsi come una band dalla facile assimilazione.
Trattasi di pregio.
Il combo infatti ha una particolare abilità a trovare quell’accordo, quella melodia vincente: quel passo che poi ti segna il pezzo e lo rende catchy.
Io lo definirei un metropolitan rock, dove il tutto deve essere dosato con cura, senza per forza strafare, dedicandosi a quello che riesce meglio.
Prendiamo ad esempio l’intro della titletrack: è coinvolgente, uno stimolo a prendere e partire, ma resta sempre nel suo guscio. Sembra una canzone di fine estate, mentre si torna a casa dalle vacanze.
Evidenzio poi la poca cura nell’acustica in quanto, specie in “Panic Attack”, la voce resta molto dietro rispetto all’ensamble musicale. Probabile che in questo caso specifico la band abbia optato esattamente per questo tipo di effetto, ma se davvero doveva essere, non credo sia riuscito alla perfezione.
C’è però un aspetto (positivo) che a mio avviso spicca sul resto: la chitarra di Ace, Ciro Amoroso, che dei The Citizen è anche il cantante (ruolo da potenziare senza troppi indugi anche dal punto di vista dell’utilizzo della lingua inglese).
Il quadro, che potrebbe sembrar negativo, è in realtà la faccia di una medaglia: i più esigenti vorrebbero di più da questo gruppo che pare avere le potenzialità per farlo (anche dal punto di vista dell’impatto visivo, estetico), ma bisogna tener conto anche dell’altra faccia della medaglia, ovvero di quella moltitudine di persone che potrà ritenere “Curtain Call” la colonna sonora ideale perchè orecchiabile e poco impegnativa.
Come sempre sarà il pubblico a decidere.