Gli Ad Vitam ed il loro debutto sulla lunga distanza “Stratosfear” convincono sin dal primo ascolto e questo grazie alle qualità tecnico-compositive della band sarda.
Death Metal tecnico, che si intreccia con elementi progressive, senza dimenticare passaggi atmosferici ed una marcata componente Groove in stile Lamb Of God, che non guasta mai. Questi ragazzi hanno una certa predilezione per la dinamicità, impossibile annoiarsi durante l’ascolto, perché riescono con cambi di tempo, accelerazioni e frenate improvvise a dettare i tempi e l’umore di ogni brano.
Con grande facilità riescono a districarsi tra blast beats e ritmiche più cadenzate, arricchendo il tutto con synth che rendono le tracce decisamente più oscure. Da rimarcare l’ottimo lavoro delle chitarre, che alternano fraseggi articolati e melodici a successioni di accordi di grande impatto.
Dall’intro “Exosfear” emerge il carattere sinfonico degli Ad Vitam, che viene enfatizzato nella seguente “There Was Blood Everywhere”, brano che denota anche una certa propensione verso passaggi Black/Death. Stessi elementi che ritroviamo anche in “Spektrum Walz”, traccia che richiama alla mente i Dimmu Borgir. La band sarda riesce anche a deliziarci con episodi più orientati verso la melodia, letta sempre in chiave Death, come nel caso di “Six Feet Under My Sins”, in cui giocano un ruolo fondamentale gli elementi atmosferici. Tra le altre da citare sicuramente “Plagues Of Nothing”, durante la quale possiamo apprezzare anche le doti tecniche del bassista ed “Inception”, il cui riff iniziale tra i più incisivi e tecnici, insieme alla title track “Stratosfear”.
Gli Ad Vitam nascono nel 2010, ma solo dal 2013 sono attivi con la line up attuale, nonostante siano al primo full length dimostrano di avere doti tecniche da non sottovalutare, hanno inoltre posto una grande cura nei particolari e ciò si traduce in arrangiamenti ben congegnati. “Stratosfear” è un album che verrà apprezzato dagli amanti del Death tecnico, che non disdegna sfuriate in stile Black ed oscure melodie.