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Adamas: “Heavy Thoughts” – Recensione

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adamas Heavy Thoughts

I thrashers Adamas inaugurano il nuovo anno con “Heavy Thoughts”, pubblicato dalla SG Records, disco che si avvale della collaborazione di Christian Bertolacci su “Morphine”, Marco Vitali su “Pit my skin” e, soprattutto, Blaze Bayley sulla title track.

L’album è compatto, potente e roccioso quanto basta, impreziosito da una produzione molto moderna e da un lavoro di basso molto vario e in evidenza, come di rado accade nel Thrash. Per avere conferma di quanto appena detto, è sufficiente ascoltare “E. T. N. A.”, una delle migliori canzoni del lotto, che coniuga alla perfezione melodia, aggressività, ritmi cadenzati e giri di basso slappati davvero trascinanti. “Heavy Thoughts” è un macigno ed è costruita sulle abrasive vocals del cantante e dell’ospite di lusso, quel Blaze Bayley che, tanto per aprire e chiudere una breve parentesi, per il sottoscritto ha contribuito a creare una delle migliori opere targate Iron Maiden, vale a dire il semplicemente meraviglioso “X Factor”.

Tornando al disco in questione, “The reaper” conferma tutte le qualità della band ed è sorretta da un lavoro di batteria vario e martellante e dal cantato al vetriolo del singer, mentre “In Bond – age”, dopo un iniziale arpeggio spettrale, sfocia in un riff affilato come un’ascia che plana su ritmiche assassine, capaci di scuoterci come un terremoto. Niente da dire, davvero un grande brano! “Morphine”, la traccia successiva, è molto melodica, intimista e varia, perché alterna sezioni arpeggiate, cavalcate ritmiche debordanti e uno splendido lavoro di chitarra, sia nei riff sia nelle parti soliste. L’unica canzone alquanto scontata è, a parer mio, “Chains of time” che, al di là della consueta dose di potenza, non offre alcun elemento di particolare rilievo, pur essendo senza dubbio gradevole.

Si torna a fare sul serio con “Wipe out” grazie a un riffing spettacolare e a una doppia cassa effetto trapano che ci devasta piacevolmente i padiglioni auricolari. L’album si conclude degnamente con le ultime due tracks, “Pit my skin”, che propone delle acide melodie vocali dalle reminiscenze mustainiane (quello vero di “Rust in peace”, però!), e “I dare your hate”, una delle mie preferite, un brano abrasivo, potente e aggressivo, che fa dei riff stoppati e delle ritmiche molto dinamiche i suoi punti di forza.

Tirando le somme, “Heavy Thoughts” è un bel disco, onesto e viscerale, che ha il merito di modernizzare quanto basta il caro vecchio Thrash, soprattutto grazie a una produzione veramente al passo con i tempi e a un uso vario e sapiente delle ritmiche, ora veloci ora cadenzate. Avrei preferito qualche assolo in più, ma mi accontento!