Che tu sia maledetto 2017. E la cosa preoccupante è che hai ancora altri mesi davanti a te.
Dieci anni prima che arrivassi tu, usciva “Minutes To Midnight“, quello che probabilmente è l’ultimo album che conserva la vera essenza dei Linkin Park espressa da “Hybrid Theory” prima e “Meteora” poi. Dal 2007 in avanti, quelli che erano stati i “miei” Linkin Park avevano deciso di virare verso un sound più moderno, forse anche più accessibile, ma le perle di cui avevo goduto fino al 2007 per me erano sufficienti e la stima immutata.
Quel “Minutes To Midnight” l’ho divorato e, come me, in tanti, tantissimi vi hanno trovato la propria colonna sonora. Una canzone su tutte, dell’intera discografia, contenuta proprio in “Minutes To Midnight”, ha fatto da colonna sonora a momenti difficili.
Ero lontana dagli affetti, vivevo sola ed avevo un incarico di forte responsabilità. “Leave Out All The Rest” sembrava fosse stata scritta apposta per me, perchè nessuno più di noi stessi, sa quanto sia buia la nostra notte. Anche quando fuori c’è il sole.
Oggi quelle parole sono come un macigno.
In quella canzone Chester si chiedeva cosa avrebbero provato gli altri se fosse scomparso, cosa avrebbe lasciato loro, se lo avessero perdonato. E poi: “I’m strong on the surface, not all the way through, I’ve never been perfect, but neither have you”.
Quante volte commettiamo l’errore di giudicare dalle apparenze, da ciò che vediamo in “superficie”, senza chiederci davvero quale guerra interiore gli altri stiano davvero combattendo.
E così mi ritrovavo da sola, ad ascoltare quelle parole che arrivavano dritte al cuore e che in qualche modo mi facevano capire che in realtà, sola non ero, perchè c’era qualcuno che come me stava provando o aveva provato quelle stesse sensazioni. Ed allora facevo come Chester cantava: lasciavo via tutto il resto.
Sono questi i momenti in cui la musica ti aiuta a crescere ed a fortificarti. E non importa che genere sia, quanto moderna o d’annata sia. E’ la nostra, perchè è quella che scegliamo.
Spesso da “Minutes To Midnight” recupero anche “Hands Held High” che per quanto sia incentrata sugli attacchi terroristici, la faccio mia quando ho bisogno di urlare al mondo la mia resa. Alzo le mani, ok, ricomincio. Amen. E mi rifugio nei primi due album fino a che “In the end, it doesn’t really matter”.
Poi la vita ti mette continuamente alla prova e pensi “The light on the horizon was brighter yesterday”, vorresti “Give it all away to have someone to come home to”, e chiedere alla gente “Tell me what the fuck is wrong with me”. E’ difficile quando “Become so tired, so much more aware”, ma pensi che dovresti “Breaking the habit tonight”, perchè in fondo “The sun will set for you”.
Difficile non cogliere la malinconia che ogni pezzo, ogni nota di Chester, esprimeva. E non sapremo mai davvero quanto la sua notte fosse buia. Non ci resta che stringere i denti, aggrapparsi ai ricordi dell’adolescenza, quelli che ci hanno reso forti, anche se i protagonisti, ovvero proprio quelli che ci hanno aiutato, non sono più tra noi.
Sil
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A cura di Marco Stanzione:
La prima volta che ho ascoltato i Linkin Park avevo 19 anni, era il 2000 ed ero al mio primo anno di università. Allora ero il classico giovinastro Metal, storcevo il naso davanti a troppa melodia; nelle radio imperversava “In the End” e quella voce così pop con quei chitarroni sotto la odiavo. La cosa è durata una settimana perché poi non ho potuto fare a meno di apprezzarla quella voce, ora melodica, ora potente e incazzata e alla fine comprai Hybrid Theory. Gran bell’album, come i successivi. Ho persino apprezzato la loro svolta melodica e i loro pezzi sono spesso presenti nelle mie compilation di viaggio e in quelle che metto nel mio locale la sera. Non sono (erano?) il mio gruppo preferito ma indubbiamente una band che ha scritto classici del Rock duro.
Non volevo scriverle queste parole ma sono incazzato. A caldo sono incazzato. Non ho mai giudicato le scelte altrui, soprattutto quando si parla di un suicidio. Ho sempre ritenuto giusto stare in religioso silenzio perché nemmeno mai lontanamente potrò capire cosa passa nella testa di una persona che matura una decisione del genere. Ed è quello che farò anche oggi. Però sono profondamente rammaricato credetemi. E’ il grande circo del rock’n’roll, facciamoci il callo per carità ma cazzo (concedetemi il francesismo!) quanta buona musica ci stanno togliendo? Quanta mancanza dobbiamo provare ancora? Stasera mi sento un fan di 19 anni che ancora spera nella resurrezione di Peter Steele per vedere i Type O Negative dal vivo! Troppe perdite tutte insieme sono un macigno da digerire ma dispiace vedere musicisti che hai stimato togliersi la vita ancora giovani. Sono incazzato perché avevano ancora tante cose da dire, tante emozioni da farci provare. Il circo del rock’n’roll e della vita stessa, altri se ne andranno e altri ne verranno, la musica non morirà mai ma avrei tanto voluto un nuovo album di Ronnie James Dio o magari vedere Layne Staley su di un palco di fronte a me…o Chris Cornell festeggiare il suo compleanno. Proprio oggi!
E’ morto il cantante dei Linkin Park ma io sono qui ad ascoltare a tutto volume i Negazione, un gruppo seminale per la storia del rock duro tricolore. Qualche giorno fa il bassista (nonché giornalista musicale e sportivo) Marco Mathieu è entrato in coma a causa di un trauma cranico dopo un incidente sul suo scooter. Spero resista e che non mi (ci) faccia piangere l’ennesimo musicista che ha lasciato il segno nei nostri cuori. La musica rimane per sempre, gli accordi, i blast, il groove, le melodie. E Chester Benninghton ci ha lasciato una manica di canzoni da brividi da ascoltare per tutta la vita. Perché allora sto ascoltando i Negazione? Perché a volte le parole più che le melodie lasciano il segno e qualche ora fa appena ho saputo della notizia del suicidio di Chester mi sono venute in mente frasi che sto ascoltando da giorni ormai, sperando che Marco si risvegli dal coma. Frasi sparse per un solo concetto: Voi “Brucia(te) di vita”, siete “sempre in bilico”, il vostro “spirito continua”, a volte siete “tutti pazzi” ma noi fan davvero vorremmo sempre vedervi “vecchi e forti”. Non può finire così Chester!