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AdFinem: “La scena metal italiana è viva, molto viva, come mai prima”

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“Redefine The Infinite” è il risultato di un lavoro equilibrato, che coinvolge tutta la band, gli AdFinem hanno da poco pubblicato un album molto concreto, che fa leva su una grande dose di groove. Abbiamo colto l’occasione per parlare con la band e scoprire il loro punto di vista anche in merito alla scena italiana.

Ciao ragazzi, benvenuti su Metal In Italy! Prima di parlare del vostro album “Redefine The Infinite”, vorrei che vi presentaste ai nostri lettori. Chi sono gli AdFinem e quali le tappe fondamentali della vostra carriera?

AME: Ciao Stefano, grazie per averci contattato e grazie mille per l’opportunità che ci dai, attraverso “Metal in Italy”, di presentarci e di parlare del nostro nuovo album. Ammiriamo davvero molto ciò che fate per la scena metal italiana. Ora rispondo alla domanda.
AdFinem è un progetto, del quale tutti siamo i fondatori in egual modo, nato ufficialmente nel 2015 con l’intenzione di proporre e suonare la musica che più ci piace, in funzione dei diversi gusti musicali ma anche, e soprattutto, di quelli che abbiamo in comune. Io, Andrea e Marco, in realtà, oltre ad altre esperienze personali e parallele con altre formazioni, abbiamo suonato insieme in due gruppi underground, prima in uno e poi nell’altro, e sostanzialmente suoniamo insieme da oltre un decennio. Ci conosciamo benissimo e abbiamo condiviso davvero tante avventure e tanti momenti, sia in studio che sui palchi. Comunque, nel secondo di questi due gruppi, successivamente, si è unito Gianluca, completandone la line-up, riuscendo così a produrre un EP e a esibirci in giro per l’Italia, peraltro anche in bellissimi contesti. Effettivamente, alla fine, parte di quest’ultima line-up è quella che ha preceduto e dato origine al progetto AdFinem e ne siamo davvero contenti.

Il vostro stile ha un piglio decisamente moderno, ingloba diverse sfumature: Melodic Death, Djent, Metalcore. Come siete giunti alla “definizione” del sound che proponete?

AME: Ci fa molto piacere, è proprio ciò che volevamo. Da subito, infatti, anche se non c’è stata una vera e propria decisione per il genere, l’idea comune è stata quella di proporre un sound moderno, senza però abbandonare le influenze e le sonorità dei generi che più abbiamo ascoltato e amato negli anni: Thrash, Melodic Death, Industrial e, più recentemente, Djent. Con questo principio ben saldo, siamo arrivati alla “definizione” del nostro sound con Giuseppe Bassi e Eddy Cavazza (DysFUNCTION Productions), professionisti, nostri produttori e, last but not least, amici. E’ stato un percorso piuttosto impegnativo, nel quale ci hanno insegnato tanto a livello di scelte e gestione dei suoni e non solo. I loro consigli utili e onesti hanno sicuramente contribuito alla nostra piccola crescita e al raggiungimento di ciò che volevamo. Ci siamo impegnati tanto, abbiamo lavorato a testa bassa e ne siamo molto soddisfatti.

Immancabile una dose massiccia di Groove che scaturisce sopratutto dal riffing di chitarra, ma ho notato una tendenza ad un equilibrio delle parti, come se tutti i membri abbiano lavorato in funzione di un quadro generale, piuttosto che sfoggiare le proprie doti tecniche. È giusta questa mia interpretazione?

AME: In fondo è il Groove che ci fa muovere, no? Comunque, ognuno di noi ha messo a disposizione la propria tecnica, le proprie capacità, per il raggiungimento di un obiettivo comune, un risultato ben preciso, equilibrato. Volevamo che “Redefine The Infinite” fosse esattamente così.

Tra l’altro ascoltando tutti i brani è difficile trovare un brano che sia migliore di un altro, perché il livello di ognuno è molto elevato. Dal vostro punto di vista c’è una composizione alla quale siete particolarmente legati?

GIANLUCA: A dire la verità a noi piacciono tutte in modo uguale, siamo legati ad ogni canzone del disco, da “Awake the Memories” a “Slowmotion Suicide”. Non possiamo citarne una in particolare fra tutte. Suonandole ci divertiamo, ascoltandole pure.

Come si è svolta la fase compositiva? Gli AdFinem preferiscono lavorare in gruppo o c’è una “mente” che propone idee da sviluppare insieme?

ANDREA: [Cit.] La seconda che hai detto! Ahahah… Scherzi a parte, Ame è la persona che si occupa del songwriting e propone canzoni che hanno una struttura più o meno definitiva, quasi complete. Poi, ognuno di noi sviluppa la propria parte e, successivamente, si lavora insieme sugli arrangiamenti finali e su eventuali modifiche.

Spesso in Italia ci si lamenta dei locali che preferiscono far suonare cover band, poi però agli eventi con band emergenti si presentano in pochi. Qual è la vostra esperienza in merito?

AME: Come sarà capitato a tanti gruppi underground, nei gruppi in cui eravamo prima di formare gli AdFinem, anche a noi è successo di esibirci davanti a pochi amici e ad altri componenti dei gruppi con i quali si condivideva il palco durante la serata. A volte, invece, abbiamo suonato davanti ad un pubblico un po’ più ampio, vuoi per la buona promozione dell’evento, vuoi per l’importanza dell’evento stesso, vuoi per il tipo di locale o per la fortuna di aver aperto per qualche headliner più famoso.
E’ vero, purtroppo i locali danno molto più spazio alle cover band ma i motivi non sono poi così tanti: una cover band porta gente, la gente mangia e beve (soprattutto beve), il locale guadagna e il proprietario è felice. Penso che la causa di tale situazione non sia la cover band di turno, senza offesa per le cover band di tutto rispetto, bensì proprio una scelta imprenditoriale. E non è una colpa, è una causa: il proprietario di un locale deve fare i propri interessi. La domanda dovrebbe essere un’altra: perché le persone preferiscono seguire una cover band? Le risposte potrebbero essere tantissime, diverse tra loro e magari ugualmente giuste, e non vorrei dilungarmi troppo, anche perché sui vari social leggo continuamente discussioni riguardanti proprio questo argomento. Il punto è che se davvero volessimo una scena di un certo tipo, dovremmo riprendercela o magari crearcela proprio, supportando la buona musica che la stessa scena offre, supportando una band emergente, andando nei locali, sotto i palchi, e dimostrando di meritarci gli spazi che ci spettano. Poi, per carità, il gusto è gusto, non è che ci possono piacere tutte le proposte musicali, ma se una band emergente piace, magari si può anche seguire. Mai stato più convinto che la scena metal italiana sia viva, molto viva, come mai prima, e che abbia ben poco da invidiare oltre confine.

Rimanendo in tema band emergenti, credete che sia giusto farsi conoscere prima in Italia o puntare direttamente ai mercati esteri? Visto che con internet le distanze si sono accorciate drasticamente…

GIANLUCA: Onestamente, a noi piacerebbe avere un seguito italiano, motivo per il quale crediamo che sia giusto farsi conoscere prima in Italia, casa nostra. Poi chiaro che si pensa anche all’estero, sfruttando internet appunto, ma sarebbe un errore puntare solo su questo.

Quali sono i prossimi impegni degli AdFinem? State lavorando a qualcosa di nuovo o latre forme di promozione per “Redefine The Infinite”?

ANDREA: No, non abbiamo ancora nulla di nuovo in cantiere. Ci stiamo concentrando sulla promozione di “Redefine the Infinite”, appena uscito. Stiamo lavorando su un playthrough video e un nuovo lyric video. Più avanti faremo anche un video clip. Poi da settembre inizieremo a programmare date per la promozione del disco. Non vediamo l’ora di risalire sul palco.

Se poteste scegliere una o più band con quali intraprendere un tour, su quali ricadrebbe la vostra scelta e perchè?

AME: Sicuramente, se potessimo scegliere, la nostra scelta ricadrebbe su quei gruppi che hanno un seguito al quale, per coerenza, potrebbe piacere la nostra proposta, il nostro genere. I nomi potrebbero essere diversi. In ogni caso, per noi sarebbero esperienze importanti dalle quali imparare il più possibile da chi ne sa di più e che ha più esperienza, un modo più concreto per crescere ancora un po’. E se potessimo scegliere anche qualche festival, male non sarebbe.

Bene ragazzi, l’intervista è conclusa. Grazie per il tempo che mi avete concesso, lascio a voi il compito di concluderla con un messaggio ai nostri lettori. A presto!

TUTTI: Ti ringraziamo ancora per lo spazio concesso e facciamo ancora i complimenti a tutto lo staff di “Metal in Italy”. Siete davvero forti. Ringraziamo chi ci ha dedicato qualche minuto per conoscerci un po’ di più attraverso queste parole. A presto, ci si vede in giro. Keep on rockin’.