Ospitiamo oggi sulle pagine di Metal in Italy gli AETHER VOID, band proveniente da Modena, attivi dal 2017 con alle spalle tre EP e un full length album, ci presentano oggi “Of Rage and Grief”, loro secondo album.
Salve ragazzi e benvenuti su Metal in Italy, leggendo la presentazione del vostro nuovo album è chiaro che porta con sé parecchie speranze per la band ma anche molte emozioni scaturite in un periodo particolare come è stato il lockdown, volete parlarci di ciò che ha causato tutto ciò e in che modo avete concentrato nella vostra musica quanto successo?
Ciao Alex e un saluto a tutti i lettori di Metal in Italy! Ringraziamo te e tutta la redazione per questa intervista. Per quanto riguarda il periodo del lockdown è stata una fase estremamente complessa per tutti dove la vita di molti ha subito uno scossone e da cui la società è uscita cambiata. A nostro avviso, cambiata in peggio.
A febbraio 2020 noi eravamo in piena campagna promozionale per il primo disco, “Curse of Life”, e quindi il lockdown è stato un duro colpo. Ci siamo dovuti fermare, come tutti. Abbiamo annullato almeno 5 date live già a calendario (e vi lasciamo immaginare poi tutti i posticipi, le ri-calendarizzazioni, etc…per poi, alla fine, annullare sempre tutto).
È stato un periodo nero…dove, per di più, due membri della prima formazione hanno deciso di prendere strade diverse nella vita e rivedere alcune priorità.
Insomma, dopo i primi mesi di lockdown ci siamo trovati senza cantante e senza bassista e senza più una programmazione live.
Oltre a questo, si sono aggiunti locali live che hanno chiuso i battenti, agenzia di booking che hanno fatto saltare i contratti e label che non hanno rispettato minimamente gli accordi presi precedentemente. Eravamo in una fossa, nera e molto profonda…potevamo arrenderci e spegnere i nostri sogni e ambizioni, oppure farci forza, rimboccarci le maniche e rimetterci in piedi…è stato un percorso duro e impervio, ma alla fine, siamo tornati.
Il metal oggi vive un periodo particolare, vedo personalmente molte band puntare ad una deriva perlomeno “funambolica” riguardo a tecnica strumentale e proposta musicale, voi A.V. invece dichiarate apertamente le vostre influenze (Iron Maiden, Judas Priest, Iced Earth), con orgoglio aggiungo e andate dritti al sodo, siete una band heavy metal nel più classico dei significati, senza se e senza ma.Cosa significa oggi per voi portare avanti una tradizione musicale da molti considerata datata ma che sotto la cenere sopravvive sempre in attesa di tempi migliori?
Hai centrato assolutamente un punto che a noi sta molto a cuore e ti ringraziamo di questa domanda. Noi siamo orgogliosamente Heavy Metal e ne siamo fieri. Considerare datato l’Heavy Metal vuol dire non aver capito l’essenza stessa di questo genere…è il genere intramontabile per eccellenza. È il genere da cui nascono tutti gli altri, il capostipite del metal stesso. Se morisse, morirebbe tutto il resto.
L’heavy metal è un genere che si auto-rinnova…nei suoni, nelle influenze, nell’immagine. Chi ancora abbina l’HM ai soli anni 80, ai vestiti di pelle e le borchie è rimasto un po’ bloccato nel tempo, fossilizzandosi sempre sugli stessi gruppi e non accorgendosi che invece il mondo è andato molto avanti.
Inoltre, vogliamo parlare di alcune band storiche, dei del genere, che negli ultimi anni hanno letteralmente insegnato a tutti come si fa musica di livello altissimo…una band su tutti, Judas Priest…2 album devastanti uno dietro all’altro…e il caro Rob ormai ha passato i 70…insomma, dall’ Heavy c’è solo da imparare.
Per quanto riguarda la deriva “funambolica” di cui parli, non possiamo che darti ragione…ma che più che funambolica, ci viene da dire grottesca e a tratti triste. Diciamo le cose come stanno…già da parecchi anni si punta più sull’apparenza che sulla sostanza. Basti pensare che molte (troppe) label oggi non valutano la proposta artistica e musicale delle nuove band, ma quanto i loro social siano dentro i parametri commerciali che l’azienda si è imposta. Non notate come ormai vengano annunciate solamente band che corrispondono ad un certo tipo di formazione, con un genere praticamente tutto identico, tutto incentrato sull’immagine e spesso in costumi quasi carnevaleschi?
E sia ben chiaro, non sono nostre illazioni o sparate, conosciamo e sappiamo di band che sono dovute scendere a compromessi con le loro etichette o agenzie e hanno dovuto sottostare a certi canoni, hanno dovuto snaturarsi…o addirittura sciogliersi (perchè alcuni componenti non volevano svendere la propria arte) e ri-formarsi con chi accettava di far parte del nuovo progetto commerciale…perchè di questo si tratta.
Siamo molto rattristati da tutto questo…ormai non si contano più le band tutte fotocopie l’una dell’altra o le band monotematiche in costume che, all’inizio, ti colpiscono per la loro immagine ma poi non ti rimane nulla musicalmente, nessuna canzone, nessuna perla…solo una triste facciata e loro che, ormai, entrati nel personaggio sono costretti ad esibirsi così, senza poter mutare, evolversi, cambiare…e non pensiate che questi artisti non siano consapevoli di essere degli ingranaggi di una macchina pensata esclusivamente per spremere ogni centesimo dal pubblico ogni volta presentando una carnevalata sempre più grottesca.
Signori, nessuno è nato ieri, le agenzie, le label e gli addetti ai lavori devono guadagnarci, sono aziende e devono fatturare. La musica è un’industria. Non siamo a Firenze nel Rinascimento, il tempo dei mecenati è finito da un pezzo. Ma la storia della musica ha sempre dimostrato che la qualità premia, perché è duratura e nel lungo periodo ti farà anche guadagnare di più…invece oggi si preferisce capitalizzare subito, bruciando a ciclo continuo nuove band monotematiche. Le si spolpa per qualche mese o anno e poi le si getta via, passando al prodotto successivo.
Citando la vostra bio, “Gli Aether Void sono nati con la missione di guidare gli ascoltatori attraverso i reami viscerali dello spirito umano, affrontando temi di frustrazione, tradimento, ingiustizia e desiderio di redenzione…”, questo non riguarda solo il concept che sta dietro all’album ma ha molto il sapore di un qualcosa di più insito in voi come persone, ciò si ritrova molto anche nelle atmosfere dei vostri due ultimi video, come nasce l’idea per i video e quanto contribuiscono nella promozione di un album autoprodotto come il vostro?
Certo, tutti questi temi fanno parte di noi 5 come persone ancora prima che come band. Sono tutti frammenti delle nostre vite, dei rapporti che si sono logorati negli anni, dei tradimenti subiti, delle promesse non mantenute…chi non ha vissuto situazioni simili nella propria vita? Noi raccontiamo questo, il lato umano che si tende a nascondere agli altri, che si tende a reprimere per il quieto vivere, ma che in realtà è il nostro vero essere.
Non a caso “Of Rage and Grief” vede nove canzoni con nove temi che spaziano tra il dolore, il rancore, la rabbia e la vendetta…ognuno di noi può riconoscere qualcosa del vero sé stesso in queste canzoni…per noi personalmente, ogni brano è dedicato ad una persona specifica della nostra vita, sia a livello personale che come band.
Per quanto riguarda i video invece…beh sono sempre essenziali, non solo per chi, come noi, ha deciso di autoprodursi e auto-pubblicarsi senza intermediari. L’arte visiva arriva a tutti, non devi sapere cosa dice la canzone, non devi capire la lingua, ti basta il video per comprendere il messaggio e, anzi, questo si imprimerà nella tua mente con più facilità che ascoltando solamente la musica. Noi adoriamo fare videoclip proprio perché possiamo portare al massimo la nostra espressione artistica e trasmettere le emozioni in maniera completa.
Le idee per un video in realtà nascono spontaneamente nelle nostre menti poiché si tratta, alla fine, di mettere in scena il testo stesso della canzone. Le nostre canzoni sono quasi tutte delle storie o degli estratti di storie. Considera che per la stessa scrittura dei testi noi ci figuriamo in mente lo svolgimento del racconto; perciò, è poi semplice estrapolarne il concetto, romanzarlo un po’ e poi portarlo in scena.
Tra le vostre date live vi si vede spesso in apertura a band ben note, Mr. Big, Domine, Secret Sphere, per citarne alcuni, conferma che la vostra proposta musicale è assolutamente di livello e apprezzata, chi non vi ha mai visto dal vivo cosa deve aspettarsi da un vostro show?
Per noi il live rappresenta la massima espressione del nostro messaggio. È il modo migliore per comunicare con il pubblico e coinvolgerlo. Il nostro spettacolo vuole essere un’esperienza coinvolgente e liberatoria per il pubblico. Vogliamo che chi ci ascolta venga proiettato in un percorso dove vivrà diverse storie, emozioni forti e da cui possa uscire più sereno con sé stesso e con un senso di liberazione e consapevolezza.
Vorremmo che il pubblico, finito il concerto, uscisse dal locale libero dalla frustrazione e dalla rabbia verso qualcosa o qualcuno…una sensazione che in ogni sua sfaccettatura conosciamo molto bene. Al giorno d’oggi, tutti hanno un motivo per sentirsi abbandonati, frustrati, usati. Noi vorremmo essere un catalizzatore di questi stati d’animo; cercando, con la nostra musica, di alleviare e risollevare le persone da questi tempi bui, per non farle sentire sole nel dolore…
Puntiamo a far scatenare le persone, fare in modo che si lascino andare e si immergano nel nostro mondo, anche se solo per un breve periodo di tempo.
Quali sono i programmi degli A.V. per il futuro? Prevedete delle date promozionali? Che bolle in pentola?
La nostra cucina non smette mai di sfornare! C’è molto che bolle in pentola. Intanto, possiamo dirvi che nel 2025 uscirà un nuovo video, che sarà estremamente evocativo e che trasmette un messaggio che a noi sta a cuore più di altri.
Stiamo inoltre lavorando alla chiusura di una serie di date e accordi di collaborazione con alcuni promoter…purtroppo non possiamo ancora annunciare nulla di ufficiale…ma possiamo dirvi che sarà un 2025 bello denso di novità e di attività live!
Nel salutarvi e nel ringraziarvi per questa intervista vi lascio spazio per lanciare un messaggio ai nostri lettori e invitarli all’ascolto di “Of Rage and Grief”.
Grazie a te per non averci fatto le solite domande banali e po’ generiche!
Salutiamo i lettori di Metal in Italy invitandoli ad unirsi a noi nell’ascolto di “Of Rage and Grief” ma, soprattutto, nel lasciarsi coinvolgere dalle nostre atmosfere, fermarsi a ragionare sui temi, staccarsi dalla freneticità delle nostre vite e prendersi del tempo per apprezzare la musica come Arte e non come mero riempitivo o, peggio, come confuso sottofondo della nostra esistenza.
Alex Battioli