Home Interviste Alessandro Liccardo: “Con perseveranza e competenze si può ancora vivere di musica”

Alessandro Liccardo: “Con perseveranza e competenze si può ancora vivere di musica”

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Ha momentaneamente tolto i panni del chitarrista Rock, la vita “on the road” ha visto un avvicendamento tra palchi e cattedre, Alessandro Liccardo, chitarrista degli Hangarvain, oltre all’attività dell’etichetta Volcano Records & Promotion, alla Scuola Di Music Business, ai seminari in giro per l’Italia, da poco si sta dedicando ad un blog “A Life For Rock’N’Roll”. Incontrando ogni giorno tanti musicisti, ha pensato che potesse essere utile un contenitore gratuito nel quale trovare informazioni utili e gratuite riguardo la promozione di una band. Ne abbiamo parlato in questa intervista.

Ciao Alessandro, bentornato sulle pagine di Metal In Italy. Hai da poco iniziato una nuova avventura, quella di un blog incentrato sul Music Business, puoi presentarlo ai nostri lettori?

Ciao Stefano! Il blog “A life for rock’n’roll” (www.alessandroliccardoblog.wordpress.com) è nato per dare una risposta ad alcune domande che moltissimi musicisti e band mi sottopongono durante i seminari, workshop e corsi che tengo in giro per l’Italia, rispetto ad alcune questioni cruciali come la promozione e l’utilizzo più corretto dei nuovi canali di comunicazione online. I consigli che mi vengo chiesti riguardano degli argomenti costanti come la gestione della propria carriera, le strategie migliori per aumentare il numero dei concerti e trovare spazio per la propria band… Ho pensato che potesse essere utile avere un contenitore online consultabile da tutti in qualsiasi momento e del tutto gratuito per dare un supporto ed una mano a chi sta cercando di trovare la propria dimensione nel mondo della musica.

Perché hai avvertito l’esigenza di dare consigli a chi si affaccia in questo mondo o che comunque cerca di trarre profitto dal fare musica?

Quello che mi interessa particolarmente e che credo sia uno degli aspetti più rilevanti di qualsiasi riflessione seria sull’industria musicale oggi e sugli stravolgimenti degli ultimi 15 anni, non è tanto un discorso legato al profitto in senso stretto. Piuttosto la chiamerei sostenibilità della propria passione, fare cioè in modo di trovare una dimensione professionale in grado di permetterti di continuare a scrivere, produrre e suonare la tua musica riuscendo a viverci dignitosamente. Non è semplice in un’epoca storica in cui i dischi non si vendono più e la dimensione liquida e virtuale della musica sembra aver frammentato mercato e canali di diffusione, ma sono convinto che con molta perseveranza e le giuste competenze sistemiche si possa ancora vivere di musica.

Tra l’altro tu hai tenuto diversi seminari (e continui a farlo) nel corso dei quali incontri i musicisti e ti confronti con le loro difficoltà. Credi che ci sia poca informazione o preparazione in questo campo?

Ho la fortuna, attraverso il mio lavoro in Volcano Records e per conto della Scuola di Music Business (www.scuoladimusicbusiness.com), di incontrare settimanalmente decine e decine di musicisti ed artisti in tutta Italia, ragazze e ragazzi spesso veramente in gamba e preparati riguardo alla musica, ma del tutto ignari delle reali dinamiche dell’industria musicale. Conoscere i retroscena ed il funzionamento di questo mondo è indispensabile se ne vuoi entrare a far parte e purtroppo in giro vedo molta disinformazione. Questo devo dire che è un problema molto italiano. Spesso gli emergenti proiettano le responsabilità sul pubblico, sul mercato, sui promoter e sugli addetti ai lavori, il che è sicuramente una parte importante del problema. Ma se guardi un attimo fuori dai nostri confini nazionali scopri che tutte le band, emergenti e non, hanno un grado di consapevolezza e competenza nella gestione della propria comunicazione e della propria carriera molto più articolata e complessa di quello a cui siamo abituati ad assistere in Italia. Sono convinto che dovremmo tutti, addetti ai lavori, artisti e band, cercare di collaborare molto di più e meglio, invece di cercare sempre negli altri le cause del nostro fallimento.

In generale quali sono gli errori principali commessi dalle band emergenti? Partendo, ovviamente, dal presupposto che la loro proposta musicale sia “accattivante”…

La musica è la prima cosa, senza dubbio la più importante. Saper scrivere grandi canzoni e conoscere il linguaggio, cioè le regole stilistiche e l’estetica del genere musicale che scegliamo per esprimerci, è una condizione essenziale spesso molto trascurata dalle band all’inizio del loro percorso. Il secondo errore più diffuso è quello di credere che la musica sia sufficiente per destare interesse e raggiungere il pubblico. Abbiamo questa assurda convinzione che promuoversi sia qualcosa di deplorevole, quasi un peccato. Pretendiamo che il pubblico ci ascolti e ci apprezzi solo per le nostre canzoni ma non teniamo conto che è fondamentale raccontare la nostra storia, il nostro percorso artistico ed umano, per dare la possibilità ai nostri messaggi di essere compresi meglio, ed al pubblico di appassionarsi a quello che facciamo. Se i Foo Fighters, giusto per citare qualcuno, sentono l’esigenza di unire alla loro musica una serie pazzesca di altri contenuti testuali e visivi che completano ed arricchiscono la loro potenza comunicativa, credo che anche noi tutti dovremmo farci qualche domanda in più sugli strumenti di cui abbiamo necessità per raggiungere il pubblico ed incentivare l’interesse nei confronti della nostra musica.

Tu sei anche coordinatore del corso professionale “Music Business” presso Perform Music School di Torino. In cosa consiste questo corso? È in qualche modo correlato con il blog?

La Perform Music School è un’accademia torinese che lavora davvero bene da tanti anni, sviluppa costantemente progetti con l’estero e cerca di dare agli studenti una visione ed una prospettiva molto ampia su quelle che sono le competenze indispensabili per diventare professionisti della musica. Sono assolutamente entusiasta di questo nuovo progetto che il Direttore Alex Bonacci mi ha affidato. Si tratta di un corso full time rivolto a chiunque, aspirante musicista o addetto ai lavori, voglia imparare ad orientarsi professionalmente in questo settore. Il corso che inizia ad ottobre, prevede come materie fondamentali Music Business, la mia disciplina appunto, e Music Production, corso tenuto da Stefano Caiazzo, un ottimo musicista e producer formatosi al Berklee College Of Music di Boston. Oltre a queste materie base, abbiamo Songwriting tenuto dalla bravissima Roberta Di Lorenzo che ha collaborato a lungo con Eugenio Finardi e come autrice lavora ormai in esclusiva per Sony/ATV Music Publishing Italy, e Storia della Musica Popular tenuto da Francesco Vecchia che oltre ad essere un ottimo bassista è anche un grandissimo esperto della storia del rock. Il corso, come il blog, non è solo un modo per fare divulgazione e formazione, ma soprattutto una grande occasione per sviluppare nuovi progetti e sperimentare approcci moderni e concreti applicati al mondo del lavoro nel nostro settore. A giudicare dalle preiscrizioni direi che si prospetta un anno accademico molto ricco!

L’avvento di internet e dei social media ha sicuramente facilitato le connessioni tra musicisti e fruitori, i supporti ed i modi per ascoltare musica sono cambiati, registrare un album è più semplice…pensi che questo abbia contribuito a saturare il mercato?

Ci sono voci più che autorevoli tra gli studiosi di music business che hanno studiato approfonditamente il cambio di paradigma avvenuto nel mondo della musica a partire dall’avvento di internet e del digitale. Se qualcuno fosse davvero interessato all’argomento, suggerirei di leggere i testi di Donald Passman, Patrik Wikstorm o Bobby Owsinsky per citarne qualcuno, in italiano purtroppo non ci sono pubblicazioni in materia, è un discorso estremamente articolato e complesso. L’idea che mi sono fatto io, per cercare di sintetizzare all’osso, è che il digitale ha influito nella musica in due diverse direzioni: dal lato della produzione, abbattendo di fatto i costi di realizzazione e permettendo una reale democratizzazione dei mezzi produttivi; dal lato della fruizione, con la possibilità di ascoltare gratis praticamente tutta la musica che viene pubblicata. Hai ragione a dire che il mercato è saturo nel senso che non c’è più una domanda in grado di assorbire automaticamente l’offerta di prodotti che mensilmente vengono rilasciati. Ma esistono delle strategie concrete per concepire il posizionamento di un prodotto musicale e la sua capacità di raggiungere il pubblico ancora oggi, in una maniera molto diversa dal passato. Il mercato è frammentato in infinite community ed un artista deve essere in grado di creare intorno alla propria musica una fanbase qualificata.

Prima c’erano le riviste cartacee che in qualche modo selezionavano il materiale e le band, adesso invece ognuno ha la propria “vetrina”, ma come sfruttarla al meglio?

Le band devono essere in grado di comunicarsi permettendo al pubblico di entrare nel loro universo artistico, oltre gli aspetti prettamente musicali. Il rapporto artista-fan oggi non è più di tipo broadcast, cioè verticale in cui la band pubblica ed i fan ascoltano/consumano; oggi si parla di peer to peer o di sistema sharing, la comunicazione è orizzontale ed il fan è un amico della band, partecipa alla community del gruppo. Purtroppo internet e soprattutto i social danno l’impressione di essere facili da utilizzare ed intuitivi, ma per averne un utilità concreta bisogna essere estremamente consapevoli di alcune dinamiche di comunicazione. Si tratta di strumenti di comunicazione e marketing avanzati e moderni e non tutti sono in grado di gestirli al meglio.

Per quanto riguarda la tua attività come musicista, ci sono delle novità in arrivo? Ti vedremo nuovamente in una band?

Negli ultimi mesi sono stato veramente molto assorbito da tutto il lavoro in etichetta e dalle altre mille cose, effettivamente suonare mi manca moltissimo, soprattutto perché ero abituato come sai ad essere sempre in tour. Ma sto trovando sempre di più la quadra nell’organizzazione del mio tempo, ho diversi progetti musicali top secret in questo momento a cui sto lavorando che vedono coinvolti artisti internazionali, quindi prossimamente ci sarà un po’ di nuova roba in giro ehehe… In molti ancora mi chiedono se gli Hangarvain torneranno mai, al momento non ho una risposta, posso solo dire che sono stati un grande amore ed i grandi amori non si possono mai dimenticare.

Grazie Alessandro per la tua disponibilità, a te l’ultima parola, lascia un messaggio ai nostri lettori. A presto!

Stefano, grazie a te per lo spazio e per tutto il lavoro incredibile che Metal In Italy fa ogni giorno per supportare la musica che amiamo. Abbiamo bisogno di tutto questo per parlare alle persone e raccontare che la musica non è morta e ci sono tantissime emozioni nell’underground che meritano di essere conosciute e diffuse. Grazie a te e a tutti gli appassionati che saluto con l’augurio di non smettere mai di crederci! Alla prossima.