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As A Conceit: “L’attività live per una band è la maggiore fonte di introito”

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A distanza di un mese dall’uscita di “Frown Upon Us” abbiamo condotto un’intervista con gli As A Conceit, Metalcore band di Venezia. Processo compositivo, attività live e progetti futuri sono tra i temi toccati nel corso della nostra conversazione.

Ciao ragazzi, è un piacere ospitarvi sulle pagine di Metal In Italy! Ci eravamo lasciati con l’Ep “Ebb/Flow”, adesso c’è una nuova release, ovvero “Frown Upon Us”. Cosa dobbiamo aspettarci da questo nuovo capitolo discografico?

Ciao a tutti! È davvero un piacere per noi poter parlare con voi di Metal in Italy. Dall’album aspettatevi gomiti alti e grandi feels! Ahah apparte gli scherzi, quest’album è sostanzialmente un’evoluzione dell’EP verso qualcosa secondo noi più maturo e studiato.

Nel lasso di tempo che separa le due release ci sono stati dei cambiamenti nel vostro songwriting, o comunque un diverso approccio alla composizione?

(Andrea) Sicuramente c’è stato un cambiamento rispetto all’approccio alla composizione. Per l’EP noi chitarristi, io e Giovanni, lavoravamo insieme, portando in studio di volta in volta idee nuove e costruendo insieme i pezzi. Scrivendo l’album invece ci siamo trovati meglio lavorando singolarmente, spendendo molto più tempo sui dettagli e sulla ricerca di un sound più caratterizzante. In solitudine è stato più facile dare libero sfogo alle nosre idee calandoci dentro ai brani, scrivendo e cancellando moltissime volte fino a trovare ciò che cercavamo. Il risultato finale è costituito da 8 brani scritti da me e 2 da Giovanni, che ha curato le registrazione di tutto l’album nel suo studio (Solid Ground Recording Studio), dove insieme abbiamo discusso su tutte le rifiniture e gli ultimi cambiamenti. I testi invece, come anche per, l’EP sono stati scritti da Filippo (bassista) una volta finite le strumentali.

Sono stati pubblicati due video, “Idle Hands” e “Boneheads”. Perché avete scelto questi due brani? Sono I più rappresentativi dell’album?

Non direi i più rappresentativi, semplicemente sono i due pezzi che strumentalmente ci sembrava potessero essere più di impatto. Abbiamo trovato anche delle difficoltà nello scegliere i singoli visto che secondo noi ogni pezzo dell’album ha qualcosa di importante da dire e da trasmettere, essendo che i pezzi sono molto differenti l’uno tra loro.

Tra l’altro il primo vede anche la partecipazione di Philip Strand dei Normandie ed è stato filmato durante il tour in Europa ed UK. Com’è nata questa collaborazione?

(Giovanni) Io e Philip ci conoscevamo già da un po’ di tempo tramite Facebook, e dopo aver suonato assieme a loro (Normandie) a Vienna e in un’altra data qui in Italia, si è instaurato un bel rapporto tra noi tutti, ed essendo che lui ci è sempre piaciuto molto come cantante e che noi ritenevamo la sua voce fosse l’ideale per quella parte, la collaborazione è stata una cosa abbastanza immediata e spontanea.

Che ricordo avete del tour e, soprattutto, che tipo di esperienza è stata?

(Filippo) L’ultimo tour è stato una sorta di coronamento al sogno che inseguiamo da ancora prima che si formasse la band, quando ognuno era parte di altri progetti musicali, direi da ancora prima che ci incontrassimo per la prima volta. La cosa incredibile dei tour è che il ricordo è vivido soltanto per quanto riguarda i primi giorni, poi il ritmo serrato, gli orari improbabili e la totale assenza di routine rendono tutto abbastanza vago ed indefinito. Per noi è stato qualcosa di incredibile, in particolare erano anni che aspettavamo di suonare in inghilterra, e l’arrivo a Dover con la motonave, col vento freddo in faccia e le scogliere bianchissime che si avvicinano lentamente è stato uno dei momenti più emozionanti della mia vita. Che tipo di esperienza è stata? L’unica esperienza che ti permette di avere un italiano, un belga, un turco, un tedesco e tre olandesi attorno ad un fuoco a Nazareth a brindare a Satana! Ad ogni modo, rispetto al nostro tour in Russia, questo è stato una passeggiata: due anni fa ci capitava di svegliarci la mattina e pensare “ragazzi, siamo in Russia a suonare metal. A 10000 chilometri da casa, senza internet e senza parlare una singola parola di russo. Cosa stiamo facendo!”

Tornando all’album, quali sono le tematiche che affrontate nei testi? C’è un filo conduttore o si tratta di argomenti diversi tra loro?

(Filippo) Il leit motiv nei testi del disco è il perenne senso di sconforto e inadeguatezza dell’uomo di fronte all’esistenza e alla vita di tutti I giorni. Se da una parte le tematiche sono molto differenti tra loro (si passa da temi ambientali alla schiavitù della tecnologia, attraverso l’illusione della religione e la denuncia del gap economico tra le fascie della società contemporanea), dall’altra c’è una sorta di percorso da seguire che necessita di saper leggere tra le righe. In particolare abbiamo dato molta più importanza ai testi rispetto a quanto vediamo fare nell’industria musicale. Ogni pezzo è accompagnato da schemi metrici precisi e da strutture di rime volte a rafforzare il significato del testo, elementi di cui andiamo particolarmente fieri.

In un momento in cui il mercato discografico è saturo, si vendono pochi dischi, pensate che l’attività live sia una buona soluzione per affrontare i costi necessari alla “sopravvivenza” di una band?

Crediamo che rispetto ad anni fa, l’attività live per una band oggigiorno sia la maggiore fonte di introito. Non c’è modo migliore per affrontare la competitività in un mercato saturo che presentarsi come ”prodotto” direttamente ai propri fan esibendosi dal vivo, piuttosto che online.

Secondo il vostro voi qual è il punto di forza di “Frown Upon Us”? In generale quali le peculiarità degli As A Conceit?

Non sapremmo dire un punto di forza, magari ce lo saprete dire voi dopo averlo ascoltato!
Ahah comunque, dal nostro punto di vista, che potrebbe non essere oggettivo, è un album molto eteroegeneo che non annoia affatto, e che noi compreremmo subito (e grazie al c**o direte!).

Quali sono i vostri progetti futuri? Traguardi che vorreste raggiungere nei prossimi mesi/anni…

Il nostro traguardo è quello di suonare il più possibile, fare nuove esperienze, conoscere sempre gente nuova e divertirci suonando. Crediamo che non ci sia soddisfazione migliore che portare ogni sera la propria musica ad un pubblico che ti apprezza.

Grazie mille per il tempo che mi avete dedicato, lasciate un messaggio ai nostri lettori!

La vita è un continuo susseguirsi di dolori e paure, questo è più o meno reale per ognuno di noi; da quel dolore puoi essere ispirato e puoi creare qualcosa che ha un significato per qualche persona e può aiutare qualcuno che si sente nello stesso modo, oppure può non significare assolutamente nulla, come la maggior parte delle cose.