Da poco è uscito per Unique Leader Records il nuovo album “Martyrium”, che arriva dopo un periodo travagliato fatto di diversi cambi di line-up. I Bloodtruth hanno trovato finalmente la loro stabilità e, nel pieno della promozione della nuova fatica discografica, abbiamo intervistato la band per farci raccontare come è nato l’album, quali le tematiche ed i progetti futuri.
Ciao ragazzi, benvenuti sulle pagine di Metal In Italy. Prima di iniziare a parlare del vostro secondo album, vorrei che vi presentaste ai nostri lettori. Chi sono i Bloodtruth e quali le tappe fondamentali della vostra carriera?
Stefano RC: i Bloodtruth sono una band perugina, attiva da circa 10 anni, dedita al brutal death metal e con influenze miste, anni ’90 e moderne. Inizialmente il gruppo fu fondato da me, Francesco Paoli e Paolo Rossi dei Fleshgod Apocalypse e ben presto subì uno stop causa loro evidenti impegni artistici. Successivamente allacciai i contatti con Giacomo (batteria) e Riccardo (basso) e iniziammo a concretizzare le idee composte e registrate inizialmente, andando a registrare un demo di 2 pezzi. Poco dopo la release, la Unique Leader Records, storica etichetta californiana dedita al death metal, ci ha abbracciato e ci ha permesso di far uscire il primo disco, Obedience. A seguire abbiamo suonato su due tour europei, con Antropofagus, Devangelic, Nile e Suffocation e diversi festival europei. Dopo dei cambi di line-up, abbiamo registrato il nostro nuovo disco, Martyrium, sempre per Unique Leader Rec., uscito da circa un mese e attualmente stiamo programmando la sua produzione tramite diverse date, compreso un tour che verrà annunciato a brevissimo.
“Martyrium” è il vostro secondo album, che arriva a distanza di quattro anni dal primo “Obedience”. In questo lasso di tempo siete stati impegnati con l’attività live, ma come mai questa attesa tra le due release?
Luis: Terminato il tour di “Obedience” durante il quale la band ha suonato per svariati giorni con i Nile e i Suffocation, abbiamo suonato in alcuni live in Italia ed in questo periodo postumo al tour ci sono stati profondi cambi di line-up, vedi Stefano Clementini che è entrato a far parte ufficialmente come chitarrista nella band, ed io, che avevo già fatto alcuni live come cantante session, sono entrato ufficialmente nel gruppo; ciò ha comportato un notevole impiego di tempo da parte di tutti, in particolare per entrare nel mood compositivo della band, già stabilizzato da tempo. Dopo poco più un anno, durante il quale l’album è stato composto, abbiamo iniziato le registrazioni delle pre-produzioni, al termine delle quali siamo entrati dopo alcuni mesi al 16th Cellar Studio di Stefano “Saul” Morabito per registrare le tracce di “Martyrium”. Durante il periodo di registrazione, alcuni dei nostri membri hanno avuto a che fare con problemi seri, chi di salute e chi in famiglia, che hanno contribuito ad un rallentamento della la fase di creazione di “Martyrium”, fase alla quale vanno anche aggiunti anche i tempi per mixare e masterizzare, quelli per mandare in stampa tutto (una volta avuto in mano l’artwork definitivo e terminati i layout) e, infine quelli necessari all’etichetta per far uscire il singolo e poi l’album. Possiamo dire che questo disco, fra una problematica e un’altra, è stato una vera Odissea, ma ci consola il fatto che stia ricevendo critiche molto positive, quindi continueremo a procedere con determinazione.
Nuovo album e nuova formazione. Qual è stato l’apporto dei membri che sono subentrati in pianta stabile nella line up? È cambiato qualcosa a livello di songwriting?
Luis: A livello compositivo, l’incarico di porre le basi dei vari pezzi scrivendone i riff e le ritmiche è rimasto a Riccardo Rogari e Stefano Rossi Ciucci, affinché il sound caratteristico dei Bloodtruth non subisse variazioni drastiche a livello stilistico. Giacomo Torti, come sempre fatto in precedenza, si è occupato di scrivere le parti di batteria ed adattare il suo stile di drumming alle canzoni. Per quanto riguarda le due nuove entrate, Stefano Clementini ha contribuito suonando parte degli assoli presenti in “Martyrium” mentre io mi sono occupato di adattare il mio timbro vocale, nettamente diverso da quello del precedente cantante Luigi Valenti nonché più gutturale, al nostro sound, anche con testi e metriche.
Dai titoli di album e tracce, oltre che dall’artwork, appare chiara una connessione con la religione cristiana. Quali sono i temi affrontati e perché avete scelto proprio questo argomento?
Luis: Fin dai primi lavori pubblicati, i Bloodtruth hanno sempre affrontato tematiche riguardanti l’inquisizione e le malefatte commesse dalla Chiesa nel corso dei secoli, sulla base di dati storici certificati e di celebri opere letterarie (es. “Il nome della rosa” di Umberto Eco). L’intenzione è chiaramente quella di mettere in evidenza il fanatismo e l’isteria di massa dei seguaci di molte religioni, in particolare quella Cristiana (scelta dettata dal fatto che è quella più vicina alla nostra cultura, la quale è stata ampiamente e negativamente condizionata dal cristianesimo), al fine di smontare l’immagine di magnanimità e bontà ad essa associata e il senso di supremazia religiosa comune fra molti credenti, il cui bigottismo condizionato dai dogmi, li ha sempre portati a disprezzare fedeli ad altri credi, filosofi, scienziati e tutti coloro il cui pensiero era in contrasto con quello della comunità ecclesiastica, accanendosi su di essi, generando odio e scatenando guerre in nome di un qualcosa non dimostrabile, in nome di verità assolute senza basi solide e in nome dell’ignoranza stessa.
“Martyrium” è un album tiratissimo, sempre su ritmi sostenuti, ad accezione di qualche passaggio. Ritenete che questo possa essere un tratto distintivo della band?
Luis: Assolutamente sì! Possiamo affermare con convinzione che sia uno dei tratti distintivi del nostro sound.
Il Death Metal tecnico è sicuramente un genere di nicchia, non adatto alle masse. Perché avete scelto questa strada stilistica?
Stefano RC:È una questione di passione. Il raggiungere le masse è sempre una cosa che fa piacere, molta gente apprezza il tuo operato, ma se non sei tu il primo che lo apprezza, è inutile dedicargli le tue energie fisiche ed economiche. Semplicemente, ci piace questo stile musicale. Personalmente, ho provato a suonare altri generi musicali, anche economicamente “redditizi”, ma quando tornavo a casa la sera mi chiedevo perché dovevo farlo e se valeva la pena.
Come sono nati i brani contenuti nell’album? C’è qualcuno della band che si occupa della composizione o si tratta di un lavoro di squadra?
Stefano RC: Abbiamo lavorato circa due anni sui nuovi pezzi. Principalmente io e Riccardo (basso) componiamo riff separatamente, poi inizia il lavoro di squadra tra noi due per l’arrangiamento dei brani; Giacomo (batteria) aggiunge le sue parti e nel contempo Luis lavora sulle metriche vocali e i testi. Alla fine tutti lavoriamo nell’arrangiamento finale.
In questi anni avete calcato molti palchi, sia italiani che internazionali, qual è l’evento che ricordate con maggior piacere? O magari la band che vi ha lasciato un buon ricordo…
Stefano RC: Personalmente non posso che dire: Neurotic Deathfest, in Olanda. È stato un momento indimenticabile; avere i camerini a fianco ai Misery Index, ai Dark Angel, Pestilence ecc… ci fece letteralmente impazzire e, più che artisti, ci sentivamo come fan che avevano accesso al backstage! Solo quando salimmo sul palco ci rendemmo conto di cosa stavamo veramente per fare. Oltre a questo, Nile e Suffocation. Il tour è stato veramente impegnativo a livello di energie ma condividere il palco e la vita per 15 giorni con mostri sacri del genere è stato veramente fantastico.
Mercato italiano vs mercato estero: i Bloodtruth in che misura guardano all’uno ed all’altro?
Stefano RC: Diciamo che ci piacerebbe essere apprezzati da tutti i mercati. Limitare i propri orizzonti al limite di casa propria credo sia controproducente. Unique Leader Records è da questo punto di vista molto rinomata, i suoi cd/vinili e merchandise si trovano su diversi cataloghi e presso la maggior parte dei grandi distributori internazionali, quindi la cosa ci aiuta oltremodo.
Pensate che sia necessario avere una fan base consolidata in Italia, per poi rivolgervi all’estero, o con l’avvento dei social questi confini sono ormai inesistenti?
Stefano RC: Personalmente ritengo sia necessario una fanbase worldwide, nessuna distinzione di nazione o paese di origine. I social hanno fortunatamente distrutto questo limite e permettono a tutti di confrontarsi con realtà molto distanti e differenti. Essere padroni in casa propria inoltre non porta a grandi apprezzamenti; di contro, quando inizi a ricevere responsi dall’estero, tutti a casa ti amano.
Bene ragazzi, prima di lasciarci vorrei sapere da voi quali sono i piani per il resto dell’anno e per il 2019.
Stefano RC: Stiamo per annunciare un nuovo tour europeo per i primi dell’anno, da headliner. Sarà sicuramente una nuova esperienza, alla quale non siamo abituati, ma ce la metteremo veramente tutta. Per agosto parteciperemo al Ritual of Immortal Souls fest in Slovacchia e stiamo pianificando altre date di contorno.
Grazie mille per l’intervista. A voi l’ultima parola, lasciate un messaggio ai nostri lettori.
Stefano RC: Grazie mille a voi ragazzi per la possibilità che ci avete dato. Ringraziamo ancora tutti per il supporto dimostrato finora e ci vediamo presto dal vivo!