Home Interviste Brain Distillers Corporation: la metafora della “cimice” che spiega le paure dell’uomo

Brain Distillers Corporation: la metafora della “cimice” che spiega le paure dell’uomo

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Dalla “brutta fattoria” alle brutte persone, quelle che cercano di venderti soluzioni miracolose, ma di miracoloso c’è solo il fatto che qualcuno creda alle parole dei ciarlatani.
L’evoluzione musicale dei Brain Distillers Corporation passa attraverso lo studio dei carrozzoni di fine 700 in America, quelli del “Medicine Show“, da cui prende spunto il secondo album uscito a marzo di quest’anno.
Scopriamo che i southern rockers del milanese hanno recepito alcune dritte (o meglio, considerazioni) fatte proprio da Metal In Italy in occasione del primo album: l’immagine troppo tirata di distillatori rischiava di essere un limite anche alla creatività.
Detto, fatto. L’anima rock è rimasta, ma il sound ha fatto uno step in più, consegnandoci una band più “ragionata” e molto più attenta anche all’attualità.

Ne abbiamo parlato con il cantante Marco Pasquariello. L’intervista:

Ciao Marco e complimenti per il vostro nuovo album. Inizierei con lo spiegare il perché di questo “show nello show”, di questo richiamo storico che siete riusciti comunque ad inserire nel vostro caratteristico sound.
“Medicine Show” è di fatto il sequel del primo disco, ma è sicuramente più riflessivo e ricercato nella sua struttura. Il titolo del disco richiama quei carrozzoni davvero esistiti tra 700 ed 800 nel Sud America portati avanti da falsi dottori che, con false pozioni magiche, curavano gli illusi. Tutto falso, ma i soldi che prendevano erano veri. E’ un aspetto dello spettacolo di quel periodo storico che ci ha molto affascinati. Aggiungiamo poi il fatto che si pensa che le dodici battute del Blues siano nate proprio in quel periodo, il gioco è fatto.

Che tipo di ricerca c’è stato quindi? E’ chiaro che avete accantonato quell’immagine un po’ goliardica che vi ha accompagnato nel primo disco…
Esatto. A tal proposito mi collego proprio ad una frase che scrivesti nella recensione di “Ugly Farm”, dove in sostanza dicevi che l’impressione era quella che ci fossimo impantanati leggermente nell’immagine Southern Rock, ma che ci vedevi altro. Ed in effetti avevi ragione. C’era e c’è dell’altro. Ora c’è molto più crossover, più influenze. Siamo più puri e trasparenti, il tutto senza grossi filtri. Anche per le lyrics il lavoro è stato molto più maturo. Ho avuto carta bianca sai ragazzi e non è detto che condividano sempre ciò che scrivo, ma questo ha rafforzato anche il nostro approccio perché abbiamo sperimentato.

Come mai la scelta della cover di “Man In The Box” degli Alice In Chains?
Noi tutti proviamo un amore incondizionato nei confronti degli Alice. Hanno fatto parte della nostra adolescenza e quindi della nostra formazione musicale. Abbiamo iniziato a suonare grazie anche a pezzi come questo, quindi abbiamo voluto tributarli.

Ok… Ci sta che la cover diventi un omaggio, ma mi spieghi perchè c’è una canzone dedicata alla cimice?!?
(“Nezara Viridula”)

Hai colto la metafora più importante di questo disco. Finalmente, con questo album, ho avuto la possibilità di concentrarmi sulle tematiche del mondo contemporaneo e in alcuni passaggi l’ho fatto anche senza che ci prendessimo eccessivamente sul serio. Ecco il perché della cimice.
La cimice rappresenta uno degli esseri in natura più resistenti, quindi nonostante sia piccola e malvoluta, durerà più dell’uomo. Tu uomo, invece, continui a circondarti di nemici, li vedi ovunque, anche in esseri così piccoli. Inoltre, sempre tu uomo, domini e violenti la natura a tuo piacimento, ma allo stesso tempo ti lasci spaventare da una cimice.

Questa sorta di inadattabilità dell’uomo è anche il concetto di “Syriana”, il pezzo che chiude l’album?
“Syriana” racchiude un argomento che non avrei mai voluto trattare. Ho un’età ormai e ricordo le guerre degli ultimi 25 anni, ma trovo questo particolare momento storico davvero molto triste.
“Syriana” è il grido di disperazione di una donna che si vede portar via un fratello, un figlio, che vede la sua casa distrutta quando due secondi prima era in piedi.
Ormai quella è una terra che è stata cancellata dalla cartina. Noi siamo lontani, non ci rendiamo nemmeno conto, non possiamo immaginarlo. Ecco perchè ci dovrebbe essere sempre più decenza quando si trattano certi argomenti.

Tornando ai vostri progetti, avete pensato ad un tour negli States, ovvero nelle terre che hanno ispirato la vostra musica?
Questo sarebbe davvero un sogno per noi cinque.
Intanto quest’autunno batteremo l’Est Europa per far ascoltare la nostra musica fuori dai confini nazionali. Per l’America… beh, tutto si riduce ad una mera questione materiale. Ormai oggi sono davvero pochi quelli che possono permettersi di investire nell’underground. Capita anche che sei in Italia e non riesci a farti valere! Noi dovevamo aprire ad una grossa star internazionale nello scorso autunno, ma il giorno prima la stessa star ha detto che non voleva nessuno… Anche questi episodi certo non aiutano.