C’è la voglia di ripartire da zero, con i piedi ben saldi a terra ed allo stesso tempo con la consapevolezza di avere un background fatto di conoscenza e passione per la musica. “De-Generation” è l’album che porta sulla scena i Bullet-Proof, band della Hupka family, all’assalto del mercato con un Thrash dalle linee marcate e di rimando a ciò che è stata la vecchia scuola.
E’ chiaro che la vena compositiva abbia risentito fortemente dell’attitudine del leader Richard (voce e chitarra) ad accostarsi al sound dei primi anni 80, quando le chitarre impazzite facevano a gara con le linee vocali a chi era più aggressivo. In “De-Generation” tutto questo è molto evidente, ma a mio avviso l’album va innanzitutto capito.
C’è una storia dietro; una storia emersa solo a metà dall’intervista che proprio Richard ed il figlio Lukas (batteria) hanno concesso recentemente a Metal In Italy. Se oggi parliamo dei Bullet-Proof è solo grazie ad una passione per la musica tramandata da padre in figlio e rafforzata dallo stesso figlio quando il padre aveva deciso di rinunciavi.
La freschezza di un figlio adolescente divoratore di musica e la saggezza di un padre già musicista hanno fatto in modo che il progetto prendesse forma e che si amalgamasse con le competenze de resto del gruppo al quale non va tolto comunque nulla.
Nel rispetto della tradizione tanto decantata in note, “De-Generation” si apre con un brano strumentale, potente e d’impatto: una sorta di presentazione, un ricettario di quello che verrà poi cucinato più avanti.
La linea melodica difficilmente si discosta da quella che si trova da “The Cage” in poi: gli ingredienti sono innanzitutto la grinta, poi le chitarre distorte che fanno da tappeto alla voce roca e pungente di Richard. Vista la giovane età del batterista non si può fare a meno di notare il talento di questo ragazzo dietro le pelli. Lukas è la chiave dei Bullet-Proof: se la band crescerà dal punto di vista qualitativo, anche nella raffinatezza della ricerca di stile, ne guadagnerà senz’altro in futuro.
Si diceva prima della grinta: il disco ne è intriso dall’inizio alla fine, ma forse il sentimento predominante è la rabbia. Si capisce perfettamente: questo è un disco che è servito per urlare in faccia, a chi non si sa, che certe emozioni non possono essere nè contenute nè fermate.
A tale scopo, la band chiede aiuto a riff doppi e ritmi incalzanti, oltre a motivi nel refrain che risultano immediati ed orecchiabili, come accade ad esempio in “Deceive” o la successiva “Chemtrails”.
Per un gusto prettamente personale, direi che “You (Heroine)” può essere eletta come brano migliore dell’album: è una traccia completa, innanzitutto dal punto di vista strumentale, anche perchè viene aperta da un giro di basso che finalmente riesce a dire la sua nel delirio totale di voci e breakdown. Probabilmente è anche il pezzo più “commerciale” dell’album, ma non per forza deve essere inteso con accezione negativa, anzi. Questa è la dimostrazione che i Bullet-Proof, se vogliono, sanno essere efficaci anche su un terreno, quello del Thrash, calpestato più e più volte.
Segnalo anche l’assolo di “No Common Chords” (peccato sia breve) e la chitarra acustica che all’improvviso va a chiudere la titletrack, che ricorda a tratti gli arpeggi di “Stairway To Heaven”… Ed è davvero curioso che dopo tanto rumore, dopo tanta rabbia, si decida di affidare agli ultimi secondi del disco quella sensazione quasi rassicurante di un pugno di note, rendendo il tutto quasi commovente. E lì ti spunta un sorriso…