Proprio oggi ho messo su in macchina il disco dei Carnality. Un concentrato di carica esplosiva il loro ultimo lavoro “Dystopia”: non a caso Metal In Italy ha dato a questo album 4,5/5 nella sua recensione (leggi).
Non sono mica di primo pelo i ragazzi! ICarnality sono in giro dal 1999, anche se dal punto di vista prettamente produttivo ci sia stato ben poco in questi anni.
Ce lo spiegano loro in questa intervista.
Domande a cura di Stefano Mastronicola.
Benvenuti sulle pagine di Metal In Italy! Iniziamo subito con le presentazioni, i Carnality nascono nel 1999 a Rimini, cosa è successo in questi sedici anni? Quali sono le tappe fondamentali della vostra carriera?
La storia dei Carnality è lunga quanto “travagliata”: spesso ci siamo trovati ad affrontare cambi di line-up i quali, data la frequenza, hanno rallentato il processo produttivo della band. Qui trova spiegazione il fatto che in tutto questo tempo dalle fucine dei Carnality siano usciti solamente due demo e un EP prima dell’esordio con l’album omonimo nel 2011 e “Dystopia” lo scorso anno. Tra le vere tappe fondamentali della band quindi ci sentiamo di elencare appunto la release del primo full-length, la firma con Memorial Records e la pubblicazione del nuovo album lo scorso ottobre.
Parliamo del vostro ultimo lavoro “Dystopia”, il termine in sé è sostanzialmente il contrario di “utopia” e rappresenta una società, generalmente ambientata nel futuro, ed è associata con diverse forme di “decadimento sociale”. Cosa rappresenta questo termine per i Carnality?
Abbiamo scelto “Dystopia” come titolo del nostro secondo capitolo discografico perché rappresenta perfettamente quello che è il concept del disco. Tutti i brani ruotano attorno a una storia ambientata in un futuro non troppo remoto, nel quale l’attività lavorativa non è più necessaria all’interno della società e le uniche attività che fanno eccezione sono svolte da individui condannati e “spenti”, ovvero resi incapaci di provare emozioni e privati della necessità di vivere in relazione con gli altri. Tutto ciò avviene tramite modifiche nano tecnologiche e genetiche. Come protagonista di questa storia abbiamo un personaggio, il quale rimane innominato che anni prima fu parte del team di scienziati che elaborò questa tecnologia ed unico ad essere ancora in vita dopo che il resto dell’equipe rimase uccisa durante una misteriosa esplosione. Ovviamente il nostro protagonista conosce dettagli riguardo questa tecnologia e la sua reversibilità che chi sta al potere desidera rimangano di loro esclusiva, pertanto sarà costretto a lottare per la propria vita e per fermare un disastro imminente.
Il termine trova un giusto riflesso anche sotto l’aspetto prettamente musicale, dal momento che in varie occasioni emergono sensazioni di oppressione, di eventi catastrofici, emozioni comunque che rimangono nella sfera della sofferenza, come siete riusciti a rendere queste immagini dal punto di vista musicale?
Abbiamo semplicemente dato libero sfogo alla nostra visione del brutal ed evolvendo quello che era il nostro sound sul disco omonimo del 2011. Rispetto al passato troviamo in “Dystopia” una maggior “forma canzone” nei singoli brani, riff volti chiaramente al brutal death metal ma raffinati per donar loro un’immediatezza non comune all’interno del genere e giocando molto con le armonizzazioni e le melodie per dare ad ogni brano un forte impatto atmosferico. Ovviamente il merito di tutto ciò va a Marco, il nostro chitarrista e mastermind in sede compositiva, che ha lavorato molto nella scelta della nota giusta al posto giusto e delle scale da utilizzare per rendere al meglio le tematiche del concept anche a livello musicale.
“Tacciono infatti le leggi in mezzo alle armi”, ovvero “Silent enim leges inter arma”, come mai questo riferimento a Cicerone? E da dove nasce l’idea di suddividere queste tracce in tre parti? Hanno tra loro un filo conduttore?
L’idea di creare una suite divisa in tre movimenti viene da Marco ed è stata ideata ancor prima di avere il testo definitivo ed il riferimento a Cicerone è opera di William Leardini (come il resto del concept), nostro ex bassista ed attualmente in forze ai nostri concitaddini e compagni di etichetta Crawling Chaos. L’idea per il titolo della suite nasce dallo sviluppo del concept e dalla conclusione della storia descritta nel disco: un’orda di individui “spenti” e poi risvegliati in preda all’anomia forma una rivolta che devasta ogni ordine, la legge ormai non ha più nessun valore, ci sono solo roviene, armi e violenza, per cui la legge tacce, impotente, durante l’uso della violenza.
Cannibal Corpse, Hypocrisy, Nile, Aborted, Murder Corporation, sono tanti I riferimenti che vengono in mente ascoltando “Dystopia”, pensate che essere inquadrati all’interno di un genere ben definito possa essere un limite, oppure una sfida a migliorare qualcosa in cui si cimentano in molti?
Essere inquadrati all’interno di un genere può essere un’arma a doppio taglio perché ci rende identificabili all’interno di un filone musicale e quindi avvicinarci agli “addetti ai lavori” ed appassionati del genere, ma dall’altro può allontanarci da potenziali ascoltatori che non seguono il brutal ma ai quali la nostra proposta sì brutal, ma atipica, potrebbe andare a genio. La sfida a migliorare quanto già fatto c’è sempre, ma non ci importa tanto fare meglio dei Cannibal Corpse, dei Nile, di altri mostri sacri del genere o di chiunque altro, quello che interessa ai Carnality è continuare a migliorare sempre a livello personale, creando la nostra identità musicale e con “Dystopia” abbiamo fatto un gran passo avanti verso questa direzione. Insomma, se dobbiamo fare meglio di qualcuno vogliamo fare meglio di quanto già fatto da noi stessi.
I Carnality sono attualmente costituiti da quattro elementi, anche se nascono come quintetto, trovate che questa formazione sia adeguata al vostro songwriting? Dal vivo vi affidate a qualche live sessionist alla chitarra?
La formula del quartetto è stata ottima fino alla release del primo full-length, in primo luogo perché la line-up all’epoca funzionava ed anche perché i brani proposti all’epoca rendevano bene anche con l’utilizzo di una sola chitarra dal vivo. La soluzione è perfetta per il nostro songwriting, perché l’intero processo di scrittura dei brani è ad opera di Marco, il che ci permette di avere una coerenza stilistica invidiabile. Con i brani che compongono “Dystopia” il gioco è cambiato e si è reso necessario tornare alla formula di quintetto. Per questo motivo abbiamo assoldato pochi mesi fa come live sessionist il nostro caro amico Ludovico Cioffi, già cantante e chitarrista della metal band pesarese Nightland (a proposito, è appena uscito il loro primo album pochi giorni fa!), che ha portato nuovo vigore alle nostre performance dal vivo. Al momento è un turnista, ma le cose in futuro potrebbero cambiare.
Rimanendo in tema live, avete avuto modo di proporre i nuovi brani onstage? In generale come è stata l’accoglienza di “Dystopia” da parte dei vostri fans?
Certamente, lo scorso ottobre abbiamo tenuto un release party del nuovo album nella nostra città, Rimini, e l’evento è andato alla grande, sia per partecipazione sia per qualità delle band on stage (eravamo in compagnia di altre due band riminesi, La Cosca e Crawling Chaos) e per la risposta del pubblico: già in molti conoscevano i brani del nuovo album grazie al full streaming che era stato messo disponibile online una settimana prima dell’uscita del disco. Abbiamo anche avuto modo di suonare fuori dai confini riminesi, con un paio di live nel milanese ed uno nel fiorentino in compagnia di Hideous Divinity ed Ade e anche in questo caso abbiamo notato che il pubblico ha gradito le sonorità che proponiamo. Molto forte anche la risposta sul web, con molte recensioni positive, parecchi acquisti dal nostro store ed un hype generale attorno ai nostri media davvero buona.
Vi sentite adeguatamente apprezzati dal pubblico italiano? Oppure mirate ad un’audience di più ampio respiro? E’ risaputo che in Italia è difficile poter emergere.
Naturalmente miriamo ad accrescere il nostro fanbase per raggiungere palchi più importanti. In Italia non è facile emergere, complice la scorrettezza di certi organizzatori o manager ed un pubblico dal potenziale immenso che spesso non mette il naso fuori di casa quando c’è un concerto. Noi italiani non siamo famosi per essere un pubblico molto caloroso, soprattutto di fronte a band non note, per cui il desiderio di raggiungere palchi esteri è forte, ma è molto piacevole vedere le eccezioni che confermano la regola.
Il 2015 è iniziato da poco, quindi è doveroso chiedervi quali sono i vostri propositi per questo nuovo anno: ci sono delle novità in cantiere?
Attualmente non abbiamo particolari annunci da fare, abbiamo in cantiere la realizzazione di un nuovo videoclip, la continua ricerca di nuove date oltre a due date previste a luglio e già annunciate con Suicide Silence e The Black Dahlia Murder a Pisa e con i Pig Destyroyer a Brescia.
Bene, l’intervista è conclusa, come nostra consuetudine lasciamo a voi il compito di terminarla con un messaggio ai nostri lettori. Grazie mille per il tempo che ci avete concesso!
Innanzitutto vorremmo ringraziarvi per lo spazio concessoci, ai lettori di Metal in Italy vogliamo solo dire di visitare i nostri media su web per dare un’ascolto al nostro materiale e, in caso fosse di loro gradimento, di seguire i nostri canali per eventuali annunci di date e venirci a vedere on stage. Cheers.