Puntuale di mercoledì arriva la rubrica settimanale “Consigli In Musica” a cura di Alessandro Liccardo della Volcano Records che in queste tappe ha fatto un po’ il punto della situazione sulla scena underground italiana, rispondendo alle domande più comuni nel settore. In questo appuntamento si parla di etichette indipendenti.
– Cosa ci guadagno? (Parte 2) Tutto ciò che hai bisogno di sapere per monetizzare con la musica
– Cosa ci guadagno? (Parte 1)Definire un piano di costi e ricavi con la musica originale
– Musica indipendente: illusioni, sogni e prospettive. Tutto ciò che non vorresti mai scoprire
– La musica non basta per suonare dal vivo: se non lo sai stai sprecando il tuo tempo
– Conoscere e farsi conoscere: da dove partire per promuovere la tua musica da zero
Topic di oggi:
6. Etichette discografiche indipendenti: è tutto un “magna magna”?
Da quando non si vendono più dischi, molti si chiedono che senso abbiano le etichette discografiche. La domanda effettivamente ha una sua ragion d’essere. Se l’etichetta, per definizione, è colei che si occupa di commercializzare il tuo “prodotto disco”, nel momento in cui i dati vendite della stragrande maggioranza di artisti Italiani indipendenti sono ai minimi termini, a che serve vendere qualcosa che nessuno acquista più? Qualcuno ha azzardato che, parlando di etichette discografiche, dovremmo pensare più o meno a quello che è successo alle aziende produttrici di carri trainati da cavalli quando è arrivata l’automobile. L’evoluzione tecnologica avrebbe a quanto pare reso del tutto inutile la figura dell’etichetta discografica ai giorni nostri. A dire proprio la verità, i dischi degli artisti famosi, così come quelli di band di medio livello, ancora producono un po’ di numeri sul mercato, non certo come prima dell’avvento del digitale ovviamente, ma abbastanza per far sopravvivere un manipolo di addetti ai lavori che ne curano gli interessi. Dunque la questione riguarda prevalentemente gli emergenti e quelle etichette che dovrebbero avere l’arduo compito di elevare un gruppo musicale dal completo anonimato ad un qualche livello più o meno ampio di popolarità che ne possa mettere alla prova la resa ed eventualmente decretare il successo (o l’insuccesso). Le piccole e micro etichette, secondo questa teoria, dovrebbero essere state completamente spazzate via negli ultimi anni, cadute in un completo stato di obsolescenza ed inutilità totale. Eppure, se provi a digitare su Google la parola “etichetta indipendente”, ti troverai davanti una lista di centinaia e centinaia di label italiane che appartengono alla categoria. I conti non tornano. I più svegli e cinici di solito hanno una teoria generale molto convincente: le piccole etichette italiane servono solo a succhiarti i soldi, non fanno nessuna promozione reale, ti rivendono le copie del tuo disco che tu stesso hai prodotto a tue spese e del quale hai pagato per stampare le copie. In generale, le etichette indipendenti in Italia vengono spesso viste come un parassita del sistema. Meglio stamparsi le copie da soli, uploadare la propria musica su di un aggregatore qualsiasi che le carichi su tutti gli store digitali (dove ricaverai il 100% di royalties a fronte di un investimento minimo, sempre se riesci a vendere qualche brano e se hai letto bene anche le postille più piccole a fondo pagina…), distribuirsi autonomamente i dischi ai concerti e sperare che qualcosa succeda. Questo scenario, nonostante la latente superficialità un bel po’ semplicistica e generalizzante, ha un suo certo fondo di verità. Ci sono sicuramente alcune label che, a fronte di investimenti più o meno ingenti richiesti agli artisti, offrono servizi scadenti e decisamente inconsistenti, ma di solito hanno vita breve.
E allora, a cosa servono realmente le etichette indipendenti che da anni e anni combattono contro la crisi, che portano avanti una battaglia di trincea, esposte alle intemperie dei tempi che cambiano, pur di non chiudere e darsi ad altro? Da quella che è la mia esperienza, prima come musicista e poi come direttore di una di quelle label fatte di spericolati personaggi che affrontano il rischio del fallimento quotidiano e le lamentele di band svogliate e insoddisfatte, posso assicurare che ciò che più di tutto convince centinaia di persone ancora ad impegnarsi per defibrillare un settore che versa in uno stato di semimorte, è una sola, grande e potente motivazione: la passione. Noi tutti siamo profondamente ed irrimediabilmente innamorati della Musica e non possiamo fare a meno di condividere con gli artisti, quel sogno in grado ancora di regalarci emozioni infinite. Per questo, ogni giorno, piccole e micro etichette italiane, tirano su la loro serranda e mettono a disposizione delle loro band competenza, esperienza, una rete di contatti e relazioni basate sulla fiducia, spesso sull’amicizia e sulla stima guadagnata sul campo. Tutto questo lavoro lo trovo ancora molto romantico e quello che una piccola etichetta è in grado di offrire oggi ad una band di sbarbati diciottenni convinti di spaccare il mondo in un sol colpo, mi sembra ancora impagabile. Poi ognuno avrà il proprio modo di lavorare e la propria filosofia. Per esempio noi alla Volcano Records & Promotion siamo specializzati nel far crescere progetti da zero, affiancando le band con un sistema moderno e strapragmatico di promozione che ci permette in un paio di anni di lavoro di portare i gruppi più validi dal bar sotto casa fino ad un tour europeo, ma posso mettere la mano sul fuoco che moltissime delle label italiane sono in grado di aprire porte e supportare con i loro consigli ed il loro network, gruppi ed artisti che il più delle volte sono allo sbando totale nel mondo della musica. I venditori di sogni irrealizzabili ci sono sempre stati e sempre esisteranno, ma per una band oggi è importante trovare delle guide e soprattutto degli amici in grado di affiancarla e guidarla nell’arduo percorso di crescita. Non so ancora per quanto a lungo questa resistenza avrà la forza di non mollare, ma fino ad allora ogni band in grado di capire le dinamiche della musica moderna, attenta ai cambiamenti e motivata da sano spirito di iniziativa e sincera voglia di fare strada, troverà un valido alleato in una di queste eroiche etichette indipendenti.
– Alessandro Liccardo è direttore dell’etichetta discografica specializzata in rock e metal Volcano Records & Promotion che distribuisce e promuove musica originale in Europa, Nord e Sud America, Giappone e Australia. È inoltre presidente della Scuola di Music Business, centro studi che organizza corsi e seminari dedicati all’industria musicale e all’orientamento professionale per musicisti e band indipendenti.
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