L’emozione della prima band e delle prime esperienze live. Poi il momento di buio e solitudine, fino a quando ha ritrovato la forza per rimettersi in carreggiata. Ed a quel punto, tutto ha iniziato a girare per il verso giusto.
Davide Moras, in arte Damna, non è solo il leader degli Elvenking e degli Hell In The Club. E’ una persona carismatica, con un vissuto alle spalle costruito sulla forza di volontà e su una grande passione per la musica.
La sua carriera artistica assomiglia un po’ alle classiche storie d’amore alla happy ending. Partner in crime, il suo amico e collega Aydan, con il quale ha fatto e disfatto, per poi ritrovarsi insieme nel salotto di casa a bere birra e ad ascoltare vecchi progetti per costruire nuove cose.
L’intervista:
Ciao Damna, quali le novità in cantiere in casa Elvenking? Vi ho lasciato in fase di brainstorming… adesso?
Adesso siamo nell’ultima fase della pre-produzione perché stiamo mettendo giù le tracce dei pezzi. Abbiamo 3 o 4 canzoni da completare, ma ci siamo quasi. Stiamo iniziando a farci un’ idea di come suonerà questo disco.
Anche noi abbiamo la curiosità di capire cosa ne verrà fuori. Perché poi non è mai facile capirlo, perché sono un po’ particolari, difficili da identificare con qualcosa di già fatto.
Un po’ come abbiamo detto precedentemente, per noi il grosso quesito era quello di fare un disco che fosse all’altezza del precedente “The Pagan Manifesto” che per noi rimane il nostro lavoro più riuscito, quello del quale siamo più soddisfatti. La paura più grande è questa. Ma ci siamo quasi.
A proposito di “The Pagan Manifesto”, ricordo che raccontasti un particolare: la mia canzone preferita, “Grandier’s Funeral Pyre” era in realtà una vecchia idea che poi venne ripescata. Mi chiedo se anche per questo lavoro ci sono delle idee “rigenerate”.
Ricordo di una serata in cui io ed Aydan (il chitarrista, ndr.) ci siamo messi ad ascoltare vecchie cassette, vecchi demo. E questa cosa ci ha ispirati. Sentire queste vecchie cassette, quei lavori dei primi tempi, ci ha dato tanta carica: idee accennate che poi ci hanno ispirato tante altre idee. Come il brano che hai citato: era una vecchia idea che non avevamo sviluppato. Questa volta però non è così. C’è più roba nuova sul piatto, nonostante ci saranno sempre cose che saranno lasciate indietro perché non attualmente non riusciamo a collocare nel disco o a trovar loro la giusta risoluzione. Oggi abbiamo tanto materiale nuovo e quindi ci siamo lasciati trasportare dall’entusiasmo.
Questo, quindi, esclude l’idea di un concept?
Di un concept vero e proprio sì, ma a livello tematico i brani sono comunque legati. C’è un’idea concettuale con un obiettivo ben preciso, esplicato da quelli che saranno titolo del disco ed artwork.
Ospiti?
Ci stiamo pensando… Non he no la minima idea!
Ancora da Mularoni immagino?
Sì. Le pre-produzioni le stiamo facendo a Pordenone, poi il lavoro grosso lo faremo da Mularoni presso i Domination Studio.
Parlando di te, e andando indietro nel tempo come hai vissuto il periodo di stand by e l’allontanamento dagli Elvenking?
Eh… bella domanda…
Inizialmente l’ho vissuto male. Soprattutto a quella età, la band era tutto il mio mondo: il primo disco le prime esperienze all’estero e dover abbandonare di punto in bianco è stato un colpo. Poi mi sono rimboccato le maniche. Ed ho iniziato a prendere in mano i pezzi che mi ero portato dietro e che non erano stati utilizzati per il secondo disco degli Elvenking. Ho fondato i Leprechaun con il bassista degli Stormlord, mio grande amico e da lì ho cercato di dare la chiusura al cerchio.
Quando hai capito che dovevi rientrare? E, soprattutto, come è successo?
Da entrambe le parti è stata avvertita questa esigenza. Io ed Aydan ci siamo ritrovati in una di quelle serate che puoi immaginare e di cui ti raccontavo, dove abbiamo capito che non aveva senso stare separati e portare avanti due progetti paralleli. Abbiamo capito che era il caso di rimettere insieme il progetto Elvenking così come era stato concepito all’inizio.
Sei e siete ancora dell’idea di non suonare molto in Italia?
Direi di sì. Credo che da un lato dobbiamo fare una pausa lunga dai palchi italiani. Ci vuole un disco nuovo e dei live ponderati meglio, sia per come è la situazione in Italia ed anche per il nostro seguito. Inutile spremere un pubblico e stancarlo: disco nuovo e tour fatto bene per toccare tutte le zone. Io la vedo così. Sappiamo che l’Italia sta perdendo tante realtà medie, come noi, quindi bisogna organizzarsi un po’ meglio.
Il discorso per gli Hell In The Club invece è diverso…
Mah, sai…Neanche molto. E’ diverso perché abbiamo suonato meno, forse siamo in una dimensione in cui suonare il più possibile potrebbe essere invece un modo per promuoversi, anche se questo obiettivamente siamo al quarto disco!
Quindi, ricapitolando, nel giro di 10/12 anni ti sei ritrovato da solo con una demo a leader di due band. C’è speranza per tutti quindi. In generale proprio!
Ahahah! C’è sempre speranza! Soprattutto quando ti fai un mazzo così!
Quali sono i prossimi appuntamenti per gli Hell In The Club?
Abbiamo firmato recentemente per Frontiers e siamo subito stati messi all’opera per il disco nuovo. Abbiamo consegnato il master e sapremo a breve la data d’uscita per far partire la promozione.
Siamo super contenti di come è venuto e fremiamo per l’attesa.
Abbiamo girato anche un nuovo video.
Cosa uscirà prima?
Sicuramente il nuovo disco degli Hell In The Club perchè è già pronto. Per gli Elvenking bisognerà aspettare autunno/inverno prossimi.