I Desecrate nascono nel 1995, ma la loro attività si interrompe dal 2001 al 2010. Recentemente hanno iniziato a scrivere nuovi brani per dare un seguito all’ ultima release “Orpheus”, album pubblicato due anni fa e, nel frattempo, il quintetto si è dedicato all’attività live, soprattutto all’estero. In attesa del nuovo album, che dovrebbe uscire entro la fine del 2018, abbiamo parlato con Paolo Serboli, batterista della band.
Ciao Paolo, benvenuto sulle pagine di Metal In Italy. I Desecrate affondano le proprie radici nella scena underground italiana degli anni ’90, poi c’è stato uno stop fino al 2010. Perché avete deciso di tornare in attività? Quali le motivazioni?
Ciao Stefano, beh più che altro è stato un caso fortuito. Dopo tanti anni di inattività della band, l’ultima cosa a cui avrei pensato era proprio di riformare i Desecrate. Il caso volle che nel 2009 incontrai Matteo Campora, pianista e tastierista, il quale mi propose un suo progetto che trovai subito molto interessante e ci mettemmo subito al lavoro. Di lì a poco mi resi conto che le affinità con i Desecrate erano moltissime, così, dietro la spinta di Matteo, ricontattai Gabriele Giorgi (voce) e Francesco Scavo (chitarra), da lì il passo è stato veloce. Ci siamo rimessi in gioco insieme a nuove leve, come Dave Piredda (basso) e Alex Reale (chitarre), che si sono poi rivelate fondamentali per il proseguimento dell’attività!
Dagli anni ’90 ad oggi è cambiato molto in ambito musicale, sia italiano che estero, come vi siete rapportati alle nuove generazioni?
A dire il vero non abbiamo mai guardato troppo fuori dai nostri confini, abbiamo sempre cercato di fare il nostro, mantenendo un’identità il più possibile originale. Abbiamo notato molti cambiamenti nella scena rispetto agli anni 90, ma ne abbiamo semplicemente preso atto e siamo andati avanti per la nostra strada, cercando di avere una nostra personale evoluzione.
La “matrice” musicale dei Desecrate è rimasta immutata o c’è stata un’evoluzione in termine di songwriting e sound?
Fin dagli esordi il songwriting è sempre uscito in maniera spontanea, senza troppa cura nel cercare di restare attaccati a certi cliché, questo ha fatto sì che ogni lavoro risultasse qualcosa di diverso ogni volta, perché abbiamo sempre scritto ciò che sentivamo in quel momento e senza mai pensare che questa o quella song fossero più o meno Desecrate.
Questa scelta ci ha portato anche delle critiche, ma, un orecchio più attento non può fare a meno di notare che certi elementi sono rimasti invariati dal primo demo “Tranquillity” ad oggi con “Orpheus”, perciò il nostro “marchio” lo abbiamo, solo che non lo ritrovi in brani fatti a fotocopia!
“Orpheus” è l’ultimo album pubblicato, risale al 2015, quali sono secondo te i principali punti di forza di questa release?
Sicuramente un album più maturo, più curato nei dettagli, nel suono, nell’arrangiamento. Abbiamo potuto lavorare con relativa calma, insieme a professionisti che ci hanno aiutato a migliorare molto, sia in fase di registrazione che nella cura maniacale di ricerca del suono. Sicuramente un’esperienza che ci ha fatto crescere molto.
In questi due anni avete avuto modo di proporla al pubblico, che tipo di responso c’è stato?
“Orpheus” è un album che piace, specie a chi ama le sonorità Melodic Death in chiave Dark Tranquillity; è sperimentale ma allo stesso tempo genuino e spontaneo, soprattutto suonato con passione e questo la gente lo percepisce, perciò i riscontri sono quasi sempre positivi. Ovvio che ai puristi del genere qualcosa non torna, ma questo lo riteniamo sinonimo di originalità e perciò positivo!
“Melodic Gothic Death Metal”, una formula che unisce diversi stili, ma comunque nelle sue componenti molto diffusa. Come riescono i Desecrate a risultare “riconoscibili”?
Beh sicuramente per le ragioni di cui ti ho parlato prima, riferendomi al nostro “marchio”, nello specifico la voce di Gabriele Giorgi, alcuni arrangiamenti sempre presenti nei nostri brani. Dal 2010, però, ciò che davvero ci identifica è l’uso costante del pianoforte (prima con Matteo Campora e poi con Andrea Grillone dal 2013) , che utilizziamo in maniera strutturale e al pari delle chitarre. Questo fa sì che il suono diventi molto particolare, perché un pianoforte è uno strumento melodico, ma suonato in un certo modo può diventare violento e pesante quanto una chitarra distorta!
Avendo vissuto la musica in un’epoca in cui non c’erano social network, piattaforme streaming ed home recording, pensate che sia stato fatto un passo in avanti o tutto ciò ha appiattito il panorama musicale?
Alcune cose sono sicuramete migliorate, altre invece hanno davvero appiattito tutto. Oggi scorre tutto molto più velocemente, anche la musica viene ascoltata in maniera fugace e poco approfondita. Una canzone, se ti piace subito dai primi secondi ok, altrimenti si cambia e se ne ascolta un’altra. Internet da un lato ha stravolto in positivo la comunicazione ed è un mezzo straordinario per farsi conoscere, ma al tempo stesso è un enorme calderone di proposte musicali nel quale è sistematico perdersi.
Purtroppo però la nota ancora più negativa viene dai live. Questi, nel corso degli anni hanno perso tantissimo, la gente non si muove quasi più se non per grandi eventi e perciò ti ritrovi a suonare davanti a 30 persone ogni volta, con tutte le conseguenze che già conosciamo da anni. Certo, in un panorama così è sempre più difficile andare avanti perché comunque, per quanta passione si possa avere, se non hai un minimo di soddisfazione almeno a suonare dal vivo, l’idea che ti viene è “ma chi me lo fa fare”.
Qual è la vostra formazione musicale? Avete seguito degli studi in particolare? Magari anche al di fuori del genere Metal.
Tutti noi suoniamo anche in ambiti diversi dal metal, sia con progetti che con collaborazioni varie, perciò direi che la formazione musicale è parecchio variegata, questo lo si può sentire anche dai nostri dischi. Ci piace spaziare e fare incursioni anche in generi che non siano prettamente legati al metal. Per quale che riguarda gli studi, c’è chi tra noi è autodidatta, chi ha fatto studi privati e chi frequenta il conservatorio, pertanto, anche qui ce n’è per tutti i gusti!
Attualmente state lavorando ad una nuova release? Potreste anticiparmi qualcosa sui progetti futuri?
Abbiamo avuto due anni di intensa attività live, sopratutto all’estero, suonando insieme a band come Dark Tranquillity, Pyogenesis, Orphaned Land, Civil War, Primordial ecc. A metà di quest’anno il nostro bassista Dave Piredda ha lasciato la band per dedicarsi alla sua famiglia. Siamo riusciti a rimpiazzare Dave a Luglio con Oscar Morchio, il quale è entrato in pianta stabile e solo da qualche settimana abbiamo cominciato a scrivere nuovo materiale. Contiamo di uscire con un nuovo lavoro entro la fine del 2018.
Grazie Paolo per il tempo che mi hai concesso, a te l’ultima parola, lascia un messaggio ai nostri lettori. A presto!
Grazie infinite a te Stefano e a Metal in Italy per questa intervista. Salutiamo tutti i nostri fan e diamo loro appuntamento ai nostri prossimi concerti, invitandoli a seguirci sui nostri canali web e sui social, Facebook, Instagram, YouTube. Grazie a tutti per il vostro supporto!
Foto di copertina: Rockshot