Qui c’è del marcio ragazzi miei! “Resurrection Denied”, ovvero il debutto dei capitolini Devangelic, emana malvagità ad ogni singola nota, è un concentrato di cattiveria in puro stile Brutal Death Metal. Semplicemente una goduria pazzesca per gli amanti del genere.
Sebbene sia per loro il primo album, uscito per Comatose Music, non stiamo parlando degli ultimi arrivati: la band conta tra le sua fila Paolo Chiti al microfono, Mario Di Giambattista alla chitarra, Damiano Bracci al basso ed Alessandro Santilli alla batteria, nomi ben noti nel panorama estremo.
“Ressurrection Denied” è un album che parla chiaro: non si fanno prigionieri, ma solo vittime orrendamente mutilate; vengono così in mente acts quali Suffocation, Disgorge, Dying Fetus e Mortician, dai quali i Devangelic prendono in prestito ritmiche che alternano parti cadenzate ad altre veloci, fatte di blast beats e riff schizofrenici di chitarra. Le nove tracce scorrono via velocemente, mantenendo un filo conduttore che le accomuna e trasforma i singoli episodi in un tessuto unico. Non si tratta di un fattore negativo, perché il songwriting dei nostri è costituito da una formula ben rodata, che non richiede sperimentazioni di alcun tipo.
Circa trenta minuti di devastazione totale, non ci sono momenti di pausa, non c’è tempo per respirare, tantomeno inutili orpelli stilistici: c’è solo tanta sofferenza e marciume elevato all’ennesima potenza. È chiaro che non siamo difronte ad un prodotto adatto alle masse, bisogna avere del fegato per addentrarsi nei meandri contorti e sanguinolenti dei Devangelic. Sicuramente hanno dalla loro parte il pregio di non ricercare strutture complesse, il fine è semplicemente quello dell’annichilimento e dell’oppressione. La voce di Paolo Chiti proviene direttamente dall’oltretomba, gutturale e priva del benché minimo accenno melodico. La chitarra di Mario è possente, dotata di una distorsione tagliente ma non pastosa, macina riff tritaossa con la estrema facilità; mentre il comparto ritmico vede basso e batteria procedere all’unisono senza sbagliare un colpo.
In conclusione “Resurrection Denied” è un album che si pone nel filone Brutal Death Metal nella sua accezione più ortodossa, ma dimostra anche quanto questi ragazzi siano stati in grado di sfornare qualcosa di assolutamente perverso e purulento. Consigliatissimo agli amanti del genere.