Edward De Rosa è il progetto solista del chitarrista Valerio Edward De Rosa, il cui primo album “Zeitgeist” uscirà per Revalve Records il prossimo 26 ottobre. Abbiamo intervistato Valerio, approfondendo sia i vari aspetti legati alla composizione del disco che quelli relativi alla sua formazione musicale, agli strumenti utilizzati ed alla didattica.
Ciao Valerio, benvenuto sulle pagine di Metal In Italy. Iniziamo subito parlando del tuo primo album solista: com’è nata l’idea di “Zeitgeist”?
Ciao a tutti! L’idea è nata dalla necessità di sviluppare del materiale che avevo in cantiere da diverso tempo. Il computer e lo smartphone iniziavano a straripare di riff e melodie registrate appena mi coglieva l’ispirazione. Ero in quella fase di fermento creativo difficile da controllare, pertanto ho capito che era il momento giusto di lavorarci.
Hai deciso di realizzare un album che non fosse solamente dedicato agli amanti della chitarra, dal momento che non si tratta di una release strumentale. Perché hai preferito questa formula rispetto a quella da “shredder”?
Le ragioni sono diverse: in questo periodo storico dove il mondo prosegue così in fretta, bisogna fare molta attenzione a non annoiare l’ascoltatore, ma a prescindere da questo non volevo che il mio album fosse rivolto solo ad un numero limitato di persone. Volevo che accontentasse tutti gli amanti della musica e del genere rock/metal, non solo i chitarristi, quindi per ottenere questa omogeneità ho sviluppato le strutture dei pezzi come farebbe una band, ma allungando gli assoli di chitarra nel mezzo. Ho nel frattempo scoperto nuovi aspetti del mio processo creativo. Ho scoperto che mi piace scrivere testi e che i miei brani devono parlare di qualcosa di specifico, trovando molti input non solo nella musica, ma anche nel cinema e nei romanzi questo è stato molto importante.
Tra l’altro dietro al microfono c’è Giacomo Voli, una delle migliori voci del panorama nazionale ed internazionale. Com’è nata questa collaborazione?
Esatto e sono molto fiero di questa collaborazione. Ascoltai per la prima volta Giacomo nella performance di Rock’n’Roll dei Led Zeppelin al talent show The Voice Of Italy. Rimasi letteralmente folgorato dal timbro, dalla potenza e dal suo modo di interpretare i brani. Mi promisi che avrei fatto di tutto per mettermi in contatto con lui e lavorare assieme a qualcosa. Mi aspettavo che prima o poi una voce simile avrebbe militato in una band del calibro dei Rhapsody Of Fire, band che seguo costantemente da quando avevo 16 anni. Non potevo essere più felice per questo sodalizio.
Ovviamente la band non è un duo, ma ci sono anche altri musicisti. In base a quale criterio hai scelto i tuoi compagni di viaggio?
In base ad un sempre più raro rapporto di amicizia/bravura. I musicisti di cui mi sono avvalso sono davvero talentuosi e oltre a questo siamo letteralmente cresciuti insieme. Luca Basile è un violoncellista, ma si è occupato degli arrangiamenti e delle tastiere che conferiscono a Zeitgeist quelle sonorità cinematografiche, che era quello che volevo ottenere. È un geniale polistrumentista, ci conosciamo da oltre 10 anni e abbiamo sempre voluto lavorare assieme a qualcosa di simile, e in futuro sicuramente faremo molto altro. Francesco Paolo Caputo insieme a Luca milita negli Elegy Of Madness e nel mio periodo di turno nella succitata band ho subito notato le abilità di questo ragazzo dietro le pelli. Tocco, controllo dinamico, potenza e precisione. Non potevo che chiamarlo a bordo per questa avventura. Stessa cosa vale per i due special guest. Virginia Pavone che ha interpretato egregiamente la ballad Tywysoges in duetto insieme a Giacomo la conosco da molti anni, è innanzitutto una splendida amica, ma anche una bravissima docente di canto capace di adattarsi a molti stili. Salvatore Mr Jack ha dato un sound futuristico al brano Rebellion e anche lui è un amico carissimo da diversi anni. Sono onorato di far parte a mia volta come special guest nel suo album Long Road.
In che modo gli altri hanno contribuito alla stesura finale dei brani?
Io programmai delle batterie midi, testi, parti di chitarra e di basso. Ma ovviamente il mio strumento principale è la chitarra, pertanto ho chiesto a ciascuno di loro di rispettare alcune cose, ma ho dato totalmente carta bianca su altre. Giacomo ha composto le sue linee vocali e riadattato i testi in base alla linea che avrebbe cantato. Ha fatto davvero un gran lavoro, ha messo molto di suo. Con Luca ero in costante aggiornamento sugli arrangiamenti, a volte era capace di finire un brano intero in un giorno. Francesco è stato velocissimo nel registrare le batterie, capiva perfettamente dove volevo andare a parare. Un clima davvero tranquillo e familiare che ha fatto solo bene a tutto il processo creativo.
Essendo un album solista, hai avuto carta bianca nel decidere quale direzione artistica seguire. Come definiresti il sound di Edward De Rosa?
Ciò che ho provato a fare è rendere il sound vicino alla colonna sonora di un film. Per me è molto importante che l’ascoltatore sia catapultato nello scenario del brano ancora prima che inizi ad ascoltare le parole del testo, come se iniziasse già ad immaginare tutto già solo ascoltando la musica. Spero che questo effetto sia recepibile, farò in modo che sia sempre più marcato questo approccio anche nei lavori futuri, chiaramente senza perdere quell’approccio da metal band.
Veniamo a te come musicista. Qual è stato il tuo percorso formativo e come ti sei avvicinato allo studio della chitarra?
Avevo 13 anni quando scoprii gli Iron Maiden che tuttora sono la mia band preferita in assoluto. Col tempo molti tendono ad abbandonare l’ascolto prendendo loro come una band da “ragazzini”, la band con cui si “inizia” a suonare e ascoltare metal. Invece per me il trittico Murray, Smith, Gers rappresenta tuttora il bilanciamento perfetto tra tecnica, emozioni e gusto musicale. A 15 anni grazie a mio cugino Giorgio decisi di iniziare a vedere qualche accordo. È da quel torrido pomeriggio di luglio 2005 che non riesco più a fare a meno della chitarra elettrica. Dopo passai da un docente all’altro qui nella mia città, attingendo come una spugna dal sapere di ciascuno di loro. Valerio e Adriano sono due maestri che mi hanno dato tanto. Capitarono anche quelli che mi fecero perdere solo tempo e soldi. Ma il coronamento della mia formazione l’ho avuta con Andrea Martongelli (Arthemis). Decisi che il fatto di essere al sud Italia non mi avrebbe frenato dalla mia avidità di conoscenza di questo bellissimo strumento. Così oggi sono in procinto di diplomarmi al MMI (Modern Music Institute) di Verona ed essere a mia volta docente di chitarra abilitato MMI.
Come ogni musicista professionista immagino che anche tu dedichi del tempo allo studio, perché non si finisce mai di imparare. Oltre all’ambito prettamente Metal, ce ne sono altri che ti incuriosiscono?
Assolutamente sì. Il blues è stata una componente fondamentale per dare le basi al mio playing e tuttora lo suono con piacere. Il Rock classico da cui il Metal è stato generato è una costante. Ancora oggi macino costantemente i dischi di Deep Purple, Rainbow, Led Zeppelin, Motorhead ecc. Ascolto diversi compositori classici che hanno dato un apporto fondamentale al film scoring come Beethoven, Verdi, Tchaikovsky, Paganini, fino a Debussy e Holst. Ogni settimana ascolto il meglio di Ennio Morricone, John Williams, Hans Zimmer, Danny Elfman, Vangelis. Poi la celtica, il flamenco. Mi esprimo col metal, che è la musica che amo di più ed è una cellula che può ospitare qualunque tipo di influenza musicale. Symphony X docet!
Come si svolge la tua routine quotidiana? Ci sono degli esercizi che svolgi regolarmente per migliorare sia l’uso della mano destra che la sinistra?
Dal punto di vista tecnico il grosso del lavoro lo si fa i primi anni. Ci sono un’infinità di esercizi da svolgere quotidianamente per migliorare l’alternate picking, lo sweep picking, il legato e di conseguenza il tapping. Fondamentale in qualunque esercizio l’uso del metronomo. Oggi la mia routine è basata sul programma didattico MMI che comprende molta improvvisazione e l’utilizzo di arpeggi melodici. Se capita di non poter suonare uno o due giorni ho i miei esercizi, alcuni creati da me, con cui rimettermi in sesto tecnicamente. Un ottimo input sono stati i video didattici dei grandi chitarristi. I metodi di Vinnie Moore, Frank Gambale, Yngwie Malmsteen, Michael Romeo e molti altri anno contribuito in modo significativo allo sviluppo della mia tecnica.
Tu sei endorser Schecter. Perché hai scelto proprio questo marchio? Quali sono le caratteristiche del tuo strumento?
Sì, sono endorser Schecter da più di due anni e ho scelto questo strumento per il bilanciamento perfetto che vi è tra comodità e il sound che cercavo. Quando vidi il catalogo Schecter per scegliere il modello ero parecchio confuso perché c’erano davvero moltissimi modelli che avrebbero fatto al caso mio. Ho scelto come mio modello di punta la Schecter Hellraiser Extreme Ebony. Ha il body in mogano con top in acero quilted che le conferisce un sound davvero grosso, struttura neck-thru e manico in acero e noce multilaminato con tastiera in ebano. I pick up sono EMG 81 / 89R, quest’ultimo splittabile a single coil. Infatti durante le registrazioni di Zeitgeist il suono di base era già una bomba ancora prima del mix e del mastering. Distorti che uccidono, puliti brillanti, sustain lunghissimo. Davvero una grande chitarra.
Per quanto riguarda l’amplificazione cosa utilizzi in studio e dal vivo? Ci sono delle differenze?
In studio solitamente utilizzo dei buoni plug in perché registro tutto in D.I. in modo da dedicarmi alla scelta dell’ampli in un secondo momento quando andremo a fare il reamping. Solitamente scelgo un sound che derivi da Mesa dual o triple rectifier, EVH oppure Engl. Per quanto riguarda il mio amplificatore prediletto uso Engl da tanti anni ormai. È in assoluto il mio amplificatore preferito, possiedo una Powerball II e in passato ho suonato per tanto tempo con una Invader 100.
Che consigli ti senti di dare a chi si avvicina allo studio della chitarra, o comunque di uno strumento in generale, con l’intenzione di farne una professione?
Il mio consiglio è innanzitutto di farlo per passione, perché che sia per professione o semplice divertimento se non c’è la passione si sente. Con uno strumento musicale non puoi mentire, si sente quando stai svolgendo il compito da dattilografo e quando invece ci stai mettendo l’anima nel farlo. Ascoltate e suonate diversi generi musicali, perché molto spesso un genere diverso da quello che avete scelto amplia le vostre conoscenze dello strumento. La didattica è una cosa e lo stile è un’altra. Ponete delle basi solide prima di passare alle cose più difficili. Cosa importantissima è curare molto gli ascolti, perché prima ancora della formazione accademica si diventa degli ottimi musicisti ascoltando tanto e suonando tanto. Mantenete ovviamente il vostro genere primario in pole position perché il divertimento è alla base di tutto. Per crescere io ho provato a suonare Pop, blues, ho coverizzato rock band classiche, tutte cose che mi hanno fatto conoscere la chitarra da altre prospettive, ma ho sempre sentito l’heavy metal il mio maggior mezzo di espressione. Assecondate quello che è nelle vostre corde specializzandovi nel genere che vi piace!
Tornando a “Zeitgeist”, tramite l’etichetta Revalve Records è stata pubblicata un’anteprima e successivamente un lyric video. L’accoglienza da parte dei fan è stata davvero ottima. Quali sono stati i feedback che hai raccolto?
Sì è stata davvero buona e ne sono super felice perché non me l’aspettavo. Ho avuto apprezzamenti da ogni parte del mondo, c’è chi mi ha detto che non ha nulla a che invidiare alle produzioni dei grandi album, chi ha indovinato tutte le mie influenze musicali ascoltando quell’unico brano e ho avuto diverse condivisioni. Io non paragonerei mai la mia musica ai dischi che ascolto ogni giorno, ma è bello sentire che le sensazioni sono quelle. Poi la mia prospettiva, da compositore dell’album è diversa da chi ascolta. La Revalve Records sta facendo davvero un ottimo lavoro, ho perso il conto delle interviste che sto facendo e vedo che c’è molto fermento per l’uscita del disco. Non so come andrà il futuro, ma sono davvero soddisfatto per tutto.
Come sarà supportata l’uscita dell’album? Ci saranno anche delle date live?
Supportare l’album dal vivo sarà difficile, principalmente perché dovremmo fare i conti con gli impegni di tutti. Giacomo milita nei Rhapsody Of Fire che sono impegnati nelle registrazioni del nuovo album e nella line up del disco alcuni di noi lavorano saltuariamente anche all’estero. Si parlava di fare poche date ma mirate, è ancora presto per dirlo, ma un release party probabilmente lo si farà con la line up che appare sull’album.
Valerio ti ringrazio per la disponibilità, lascio a te le ultime parole, un messaggio per i nostri lettori. A presto!
Grazie a tutti voi, staff e lettori di Metal In Italy! Spero possiate apprezzare Zeitgeist che manifesta il mio amore per il metal a 360 gradi, dedico questa mia ultima fatica a tutti voi followers storici e nuovi se ve ne saranno. Continuate a supportare questa grandissima webzine, ci vediamo prossimamente su questa pagine e in giro per l’Italia. Stay Metal!