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Elarmir: “Human Wisdom” – Recensione

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Mettete insieme l’epicità del Symphonic, l’aggressività e le melodie sinistre del Black e le legnate del Death, con questa formula riuscirete ad avere un’idea degli Elarmir di “Human Wisdom”.

Ascoltando le tracce emerge un grande dinamismo, grazie ai feroci cambi di tempo del batterista Luca Zamberti, il quale elargisce blast beats, ma anche cavalcate, tempi dispari, una macchina da guerra. Impeccabile il lavoro delle chitarre di Alessandro Trotto, compositore della band, e Daniele Amador, i quali con precisione chirurgica alternano riff pesanti come macigni, tipici del Death, a progressioni di note che delineano passaggi ansiogeni ed oscuri decisamente progressivi.

In primo piano troviamo sicuramente la voce di Dysdemona (Eleonora Buono) che incanta per la delicatezza con la quale disegna linee melodiche sognanti, con chiari riferimenti alla formazione classica della cantante, che sembrano quasi voler tenere a bada gli strumenti scalpitanti del resto della band. Non si tratta di scelte stilistiche che cozzano tra loro ma, al contrario, creano quella tensione emotiva che permette all’ascoltatore di assaporare i diversi livelli di lettura delle tracce. Rimanendo in tema vocale, in alcuni passaggi troviamo anche un cavernoso growl maschile che contribuisce a creare quella dicotomia che genera due parti contrapposte, ma che si completano.

Tra le influenze bisogna citare i Therion, gli Opeth, ma anche la tradizione Death, melodica e non, così come la componente progressive che richiama alla mente band quali Aghora, oltre ovviamente al Black sinfonico di Cradle Of Filth et similia. Ciò che colpisce di “Human Wisdom” è la possibilità di ascoltare i brani soffermandosi sui vari strumenti, ma allo stesso tempo di ascoltare l’insieme per rendersi conto che ognuno dei musicisti contribuisce alla creazione di un stile che gode di una forte personalità.

Già dalle prime note di “Ante Thronum” emergono le doti compositive dei Nostri, con il lavoro di chitarre, batteria e basso che danno vita ad un tappeto musicale dal forte impatto, sul quale poi si staglia imperiosa la voce di Eleonora. Ma non aspettatevi composizioni lineari, perché agli Elarmir piace interrompere l’evoluzione di ogni traccia con intermezzi strumentali di chiara matrice Prog. Non si tratta di un singolo episodio, perché con la successiva “Dish Of Pain” il riffing si fa ancora più incandescente, mantenendo intatta la struttura compositiva, arricchita da passaggi quasi operistici che conferiscono al brano una notevole dose di epicità (Therion). Con “False Myth” viene rafforzata l’idea che la band capitolina ha carattere da vendere e lo dimostra già dalle prime battute della traccia, della quale è impossibile non apprezzare i cori che si intrecciano tra loro e creano intricate strutture melodiche. La titletrack è, a mio avviso, la composizione migliore, per aggressività, melodie e soluzioni epiche che mi hanno fatto pensare, in alcuni passaggi, anche ai Nile. “Inert Humanity” è uno dei brani più efferati, soprattutto nella parte in cui svolge un ruolo primario la voce maschile. I riff di chitarra sono di derivazione Meshuggah, con qualche variazione in stile Animals As Leaders.

“Perversion” è invece caratterizzata da un incedere più rallentato, pachidermico, che lascia poi il posto alla pacatezza di “Renaissance”, brano strumentale la cui struttura portante è costituita da arpeggi di chitarra acustica melodici, quasi nostalgici. Si tratta però della quiete prima della tempesta finale, ovvero “Thorns”, l’ultimo assalto sonoro che conferma l’elevata qualità di questa release.

“Human Wisdom” è un album dalla violenza inaudita, ma al contempo è una fucina di melodie disegnate dalla voce di Eleonora, elementi che creano un sound personale e riconoscibile. Album consigliatissimo.