Un fiume in piena, sfuriate Black e sonorità agghiaccianti, Sludge e Doom, “All Things Merge Into One” (la recensione) degli Eremite è un album dalle molteplici sfumature, per approfondirne le conoscenze abbiamo parlato con Fabio Cuomo e Giulia Piras.
Salve ragazzi, un doveroso ringraziamento per averci dato la possibilità di scambiare due chiacchiere con voi. Iniziamo subito dal principio: perché Eremite? Da dove viene questo nome?
FABIO: Grazie a te per la disponibilità… Allora Eremite in origine non era che uno pseudonimo che mi ero dato per giustificare l’uscita in rete di “Of mist and fog”, un pezzo doom sludge sperimentale di 20 minuti che avevo registrato e composto da solo… me l’ero dato quasi per gioco, ma devo dire che rispecchiava molto l’anima di quel pezzo, e in generale della musica che è venuta dopo… poichè i concetti di percorso interiore e di contemplazione in senso lato sono quasi una costante di tutta la nostra musica.
La band nasce come progetto solista di Fabio, solo successivamente, dopo l’uscita del primo album, si trasforma in un trio. L’esigenza nasce esclusivamente dalla necessità di esibirsi dal vivo o riguarda anche la possibilità di ampliare gli orizzonti stilistici?
GIULIA: In principio fu per portare il progetto dal vivo, ma la sintonia tra me e Fabio, maturata in anni di amicizia e suonate assieme, ha fatto sì che io e lui cominciassimo sin da subito a comporre come duo. Verso la fine del 2013 Eremite non aveva ancora una formazione stabile che ci permettesse di esibirci live, così ci siamo rinchiusi per qualche mese in sala e abbiamo composto “All things merge into one”. Le idee erano tantissime, l’album è stato composto in un paio di mesi ed è proprio il frutto del dialogo tra me e Fabio e della nostra irrefrenabile voglia di sperimentare. Io non avevo mai suonato qualcosa di simile, ma dopo aver ascoltato “Dragonarius” ero stata investita da un’incontenibile curiosità di inoltrarmi in quei territori allora oscuri, ma in cui ritrovavo qualcosa di familiare, perchè le influenze di Eremite non sono altro che quello che io e Fabio abbiamo ascoltato per anni, solo riarrangiato in una veste “nuova”.
A proposito di stile, come definireste il sound degli Eremite? E soprattutto quali sono le influenze artistiche che hanno contribuito a forgiarlo?
FABIO: Definire il nostro genere in poche parole non è facile, anche se credo che sia banalmente quello che ci piace ascoltare, se devo proprio dare una definizione direi black/sludge sperimentale… non so quanto suoni beni però ahaha…
Le influenze sono tantissime, dalle più ordinarie quali il black metal stile Dissection- Emperor… allo sludge dei Neurosis, ma ci butterei dentro anche Chopin (venendo io da una formazione classica), il prog e la psichedelia.
Parliamo di “All Things Merge Into One”, quale significato si cela dietro questo titolo? Ha a che fare con le tematiche trattate nelle sei tracce che compongono la tracklist?
GIULIA: Il titolo deriva dalla fusione delle nostre due anime artistiche, ma è sicuramente calzante anche per quanto riguarda la miriade di influenze che abbiamo cercato di unire nel disco. Il pezzo che più riprende questa tematica è il secondo, “The past became my future”, che parla proprio di due persone che si ritrovano e che capiscono che insieme sono più forti.
Per quanto riguarda invece il resto dei testi un elemento ricorrente è quello della natura, vista come un qualcosa di prezioso e come un luogo dove perdersi per ritrovare se stessi.
L’album inizia con “Awareness”, un brano caratterizzato da un forte impatto iniziale, veloce, incalzante, ma allo stesso tempo sinistro nelle melodie, gli Eremite in quale dimensione si trovano maggiormente a loro agio? Ciò che intendo è: tra la componente Black e quella Sludge Doom, ce n’è una che prevale sull’altra?
GIULIA: Il black metal è la nostra influenza primordiale, il nostro “primo” amore, io e Fabio ci siamo proprio conosciuti, tanti anni fa, ad un concerto black.
Quindi sì, sicuramente questo è il genere in cui siamo più a nostro agio, ma la voglia di sperimentare ed imparare è sempre tanta, una cosa che ho sempre adorato di Eremite è che mi permette di portare avanti lo studio dello strumento e di non adagiarmi mai. Stessa cosa vale per Leandro, il nostro “nuovo” chitarrista (ormai è da aprile che fa parte della band), trovare una persona così entusiasta e con così tanta voglia di mettersi alla prova è stato stupendo. Ora stiamo lavorando su del materiale nuovo come trio e non potrei essere più felice.
Alcuni brani dell’album hanno una lunghezza decisamente importante, si va dai sette minuti dell’opener sino ai dieci di “The Past Became My Future”, si tratta di una precisa scelta stilistico-compositiva o hanno “naturalmente” richiesto un minutaggio elevato per essere pienamente sviluppati?
FABIO: La lunghezza di un brano è collegata al messaggio che vogliamo comunicare, all’atmosfera che cerchiamo di evocare. Per far sì che l’ascoltatore si senta veramente coinvolto e che riesca ad entrare nel pezzo credo ci voglia qualche minuto in più, bisogna trascinarlo all’interno della musica. Si tratta in ogni caso di una cosa molto naturale, non partiamo mai pensando a quanto deve essere lungo un brano.
A tal proposito, come è avvenuta la fase compositiva di “All Things Merge Into One”? Si è trattato di un processo che ha coinvolto tutta la band?
FABIO: “All things merge into one” è come dicevamo un lavoro a quattro mani, uno scambio di idee tra due menti.
Pensate di aver trovato la giusta dimensione o ritenete che il songwriting degli Eremite necessiti ancora di ulteriori “aggiustamenti”?
GIULIA: Si può sempre migliorare e in ogni caso ci piace pensare che un album sia la fotografia di quello che una persona è in un preciso momento della sua vita. Con questo disco abbiamo forse capito meglio la direzione in cui muoverci, ma se penso a quello che stiamo componendo ora, posso già dire che sarà qualcosa di diverso, tenendo ovviamente sempre presente la nostra identità.
Come state supportando l’uscita? Avete in programma date live per questo inverno?
GIULIA: Abbiamo girato già parecchio, è da settembre che ci siamo messi sotto e continueremo a farlo. Il tour di promozione dell’album sta andando piuttosto bene, abbiamo condiviso il palco con band che adoriamo, sopra tutte i Conan, che sono una delle band che stimiamo di più. Di recente abbiamo fatto tre date coi Naga, che sono secondo noi una delle realtà meglio riuscite in Italia, per quanto riguarda il doom/sludge.
Ora stiamo organizzando qualche data insieme ai The Hauting Green, band post- black che ci sentiamo di consigliare tantissimo.
Concludiamo l’intervista lasciando a voi il compito di pronunciare le ultime parole. Un saluto ai vostri fans, un invito, a chi ancora non vi conoscesse, ad ascoltare la vostra musica.
GIULIA: Ringraziamo innanzitutto te e Metal in Italy per questa opportunità e chiunque abbia avuto il piacere di leggere quest’intervista, con la speranza di incrociarvi presto di persona.
Per quanto riguarda i contatti potete seguirci su Facebook e ascoltare e scaricare la nostra musica su Bandcamp e sul nostro canale di Youtube, ricordandovi che troverete “Awareness”, primo singolo di “All Things Merge Into One”, in free download.
Saluti da Eremite
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