I Fleshgod Apocalypse erano sul punto di sciogliersi.
Quando circa un anno fa è arrivata la notizia dell’abbandono del cantante, Tommaso Riccardi, la band era sul punto di decidere di interrompere il proprio cammino. Nulla sembrava potesse essere come prima per chi aveva investito anche nell’immagine oltre che nella musica. Ma se a lasciare è il frontman, ovvero l’elemento che al 90% è quanto viene dal pubblico identificato con la band stessa, lì il problema è enorme.
Lasciamo?
No, andiamo avanti.
E come?
Esattamente come abbiamo iniziato.
Francesco Paoli si è quindi caricato nuovamente sulle spalle il destino dei Fleshgod ed il tempo (immediato) gli ha dato ragione. Assieme agli altri compagni ha deciso di vestire lui il ruolo del frontman, lasciando la batteria a David Folchitto mentre a Fabio Bartoletti è stato affidato il compito di sostituire Cristiano Trionfera alla chitarra.
Per la prima volta in Italia, i “nuovi” Fleshgod Apocalypse si esibiranno dinanzi al pubblico di casa, in occasione di un grande party che si terrà il 22 settmbre all’Afterlife club di Perugia, durante il quale verrà registrato anche un DVD live.
Ma arrivare sani di mente alla data del 22, con tutte le vicissitudini che la band ha attraversato, non è stato facile!
L’intervista:
Ciao Francesco e benvenuto su Metal In italy. Partiamo dall’evento del 22. So che avrebbe dovuto tenersi a maggio, ma c’è stato un “problema” di cui dopo parleremo… Come vi state preparando allo show?
Per noi è un’occasione molto speciale. Vogliamo presentare la nuova line up, ma non volevamo che passasse troppo tempo, magari attendendo un nuovo disco. Questo show, come dicevi, era già in programma, ma non potevamo rinunciarci perché registreremo un DVD e poi perchè per la prima volta suoneremo accompagnati da un quintetto d’archi. Ora siamo nel pieno dei preparativi ed ovviamente ogni giorno ci sono magagne da risolvere! Quello che vogliamo fare è offrire uno show di altissimo livello: suoneremo brani dal primo disco a “King” e sarà speciale perché lo faremo a casa nostra.
Il fatto di suonare (e giocare) in casa vi crea maggiore ansia?
Quando siamo in casa è sempre più complicato perché all’estero, per certi versi, è come se ci fosse più distacco: parli un’altra lingua, sei in tour, confezioni il tuo show prefabrricato ed hai poco margine d’improvvisazione. In casa invece, suoni davanti a persone che ti vivono nel quotidiano, quindi è un po’ difficile lasciarsi andare e calarsi completamente nel personaggio, ma dalla nostra abbiamo la passione e l’attitudine. Quindi, dimentichiamo tutto una volta saliti sul palco! Per noi sarà una sorta di compleanno, una prima fase della carriera che si conclude e che apre le porte ad una nuova epoca per il gruppo.
Si parlava della nuova line up. In percentuale, quanto, il tuo ritorno alla voce, è dovuto alla necessità e quanto ad una voglia di ritorno alle origini per rimarcare un percorso che aveva già portato al successo?
Quello è stato davvero un momento di grande sconforto. Abbiamo dovuto prendere decisioni velocissimi, ma ogni secondo sembrava durasse giorni.
Lì per lì abbiamo pensato di scioglierci, perché un gruppo che basa il suo successo anche sull’immagine, e la nostra è forte, rischiava di perdere i fan che a quell’immagine ormai erano abituati. Cambiare il frontman, per un gruppo come i Fleshgod, poteva essere quasi mortale. Poi però abbiamo pensato a tutti i sacrifici fatti, a tutte le avversità che abbiamo superato e nessuno di noi voleva smettere. Ognuno di noi sperava che ci fosse una soluzione. Quando abbiamo realizzato che tornare alle origini avrebbe significato anche ringiovanire il gruppo, siamo ripartiti alla grande. Perché in effetti tutto era partito così e poi sono state prese altre direzioni. Abbiamo iniziato a suonare ed il feedback è stato immediatamente positivo ed inaspettato. Ci ha rincuorato ed abbiamo pensato che forse qualcosa di buono negli anni lo avevamo fatto.
Feedback positivo che avete avuto anche in occasione di un altro episodio spiacevole come il furto della vostra strumentazione in Svezia e che vi ha fatto slittare la registrazione del DVD…
Eravamo in tour ed eravamo capitati in una zona malfamata di Goteborg. Siamo stati rapinati di tutto ciò che poteva essere portato a mano. E’ stato tremendo, ci siamo sentiti violati. C’è stato un momento di panico collettivo perché oltre al valore economico – anche se si tratta di roba usata – c’era anche un valore affettivo. Non volevamo fare la solita campagna di crowdfunding così abbiamo deciso di chiedere un aiuto attraverso il nostro merchandising. Purtroppo però abbiamo dovuto annullare molte date del tour, tra cui la data di maggio prevista per la registrazione del live.
Non siete riusciti a ritrovare nulla?
Nulla. Hanno anche provato a fregarci! Ci hanno contattato dicendo che avevano trovato la strumentazione, ma avremmo dovuto pagare per riaverla. Solo che tutte le telefonate erano filtrate dalla polizia e li hanno anche presi perché non era la prima volta che tentavano di frodare una band.
Si riparte quindi dal DVD. E per il nuovo album?
Qualcosa in itinere già c’è. Ora c’è lo show del 22 settembre, ma stiamo già guardando avanti.